Per la prima volta da decenni abbiamo assistito a una orgiastica serie di competizioni elettorali, in tanti paesi e di tutti i tipi. Con uno sguardo all’Italia abbiamo quasi perso il conto: regionali, comunali, europee. In altri paesi, quasi in contemporanea vi sono state le politiche in Regno Unito e in Francia. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, commentatori più o meno interessati e comuni cittadini. L’aspetto che mi ha colpito di più è la differente tipologia dei sistemi elettorali, una terribile confusione. Sistemi che vanno dall’uninominale secco del mondo anglosassone, al proporzionale con sbarramento per le europee, al doppio turno in Francia. Chiaramente i risultati dipendono anche dal tipo di sistema elettorale adottato, nel senso che esso non è neutrale. Difficile capirci qualcosa se non si è esperti della materia. Andiamo a votare di continuo ma ogni volta usiamo un sistema di voto diverso. Complicato in una assemblea condominiale e figuriamoci in elezioni di carattere generale. Quale sia il sistema migliore, tuttavia è difficile dirlo. Ciascuno ha i propri vantaggi e le inevitabili distorsioni.
Ulteriore complicazione è la formazione delle circoscrizioni elettorali, come sono formate e disegnate. Facciamo un esempio con il primo turno delle politiche in Francia avvalendoci della interessante mappa resa pubblica da Le Monde del primo luglio. Una marea di voti colorati in nero che rappresenta l’onda apparentemente inarrestabile di RN al primo turno. Ma Parigi è colorata in modo diversa. Perchè ? Li le circoscrizioni sono disegnate con molta attenzione per separare le banlieu dal centro ( stessa cosa capita ad esempio anche a Roma). Se in quelle del centro fossero incluse anche quelle periferiche la storia sarebbe ben diversa. Lo stesso accade anche in UK ove l’unimoninale secco al primo turno sarebbe insopportabile se le circoscrizioni non fossero organizzate in dimensioni ridotte si da favorire una più larga rappresentatività.
Non sono dunque dettagli i sistemi elettorali e le circoscrizioni elettorali. La scarsa conoscenza di questi fondamentali meccanismi di partecipazione al voto della popolazione non agevola la comprensione dei nostri sistemi democratici. Siamo più affascinati da questioni che vengono dopo tipo la riforma del premierato e l’autonomia differenziata. Come orientarsi è compito delle istituzioni e soprattutto della scuola per formare i futuri cittadini. Si fa tanto parlare di educazione finanziaria nelle scuole ma c’è qualcosa che viene prima dei soldi: il valore della democrazia che oggi passa, a differenza del passato, per i sistemi elettorali che cambiano di continuo e in modo frenetico nel tempo e nello spazio. Forse è il caso di ripensare a cosa insegnare ai giovani e cosa comunicare agli adulti per formare cittadini responsabili e attenti.