Racconto di un’amicizia “improbabile” tra il topolino e la tartaruga

Con "Il lungo inverno di Ugo Singer", Elisa Ruotolo torna alla forma breve (dopo i romanzi Quel luogo a me proibito e Ovunque, proteggici, tutt’e due usciti per Feltrinelli) e di nuovo al racconto illustrato (dopo Una grazia di cui disfarsi, biografia ‘disegnata’ della poetessa Antonia Pozzi, edita da RueBallu con illustrazioni di Pia Valentinis)

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Elisa Ruotolo, Il lungo inverno di Ugo Singer, Milano, Bompiani, 2023, pp. 96. 

È piena di topi la favola antica: alzi la mano chi, almeno una volta, non ha letto le storie di Esopo, di Fedro o la celebre satira di Orazio, dove s’incontrano il topo campagnolo e quello cittadino. Dalla favola alla fiaba il passo è breve: una lunga fila di piccoli roditori segue, incantata, il suono che incanta di un pifferaio nel racconto scritto dai fratelli Grimm. E che dire dei due topi più famosi della narrativa illustrata per ragazzi? In forma di fumetto se si pensa all’americano Mickey Mouse (naturalizzato nelle strisce italiane col nome di Topolino) oppure nei libri, con le tavole disegnate, di Geronimo Stilton. Ancora topi e fumetti – ma per parlare, questa volta, di Shoah e di campi di concentramento – in Maus di Art Spiegelman, oggi contato tra i primissimi esempi in letteratura di graphic novel. Nel nuovo millennio, un altro topo s’aggira tra le pagine di un romanzo ambientato in una libreria di Boston: Firmino – che è il nome dell’animaletto protagonista – di Sam Savage. Ha i personaggi di una favola antica, la magia di una fiaba moderna e i colori delicati che traducono in immagini le parole l’ultimo libro di Elisa Ruotolo, Il lungo inverno di Ugo Singer, pubblicato da Bompiani nella bella edizione illustrata da Chiara Palillo. Ugo Singer però non è un topo ma una tartaruga (e anche qui il pensiero subito corre al mondo classico antico e al più celebre dei paradossi del filosofo Zenone, quello della corsa tra Achille e la tartaruga); la sua storia, tuttavia, si lega inscindibilmente all’incontro fortuito con Sam, il “topo bambino” che vive con la famiglia in un’umida cantina dove Ester, la madre di Ugo, aveva trovato un riparo sicuro per poter depositare l’uovo di quel suo unico figlio. “Ester lo chiamò Ugo quasi senza pensarci, perché guardandolo in volto sembrava che non potesse esserci altro nome. Siccome poi era nato in una vecchia macchina Singer, di quelle usate per cucire, divenne per tutti Ugo Singer. I topi, anche se accorrevano per curiosità, ebbero cura di portargli croste di pane ammorbidite nel latte e pezzi di albicocche mature poggiati su foglie di lattuga appena rubate. Avanti a tutti c’era il topo bambino che si avvicinava quasi con timore, veniva a controllare che il gioco di quella volta non avesse recato danno. Appena gli parve che ogni cosa fosse in ordine, s’accostò ancora di più e con un’aria da fratello maggiore disse di chiamarsi Sam. Ugo gli sorrise immaginando le mille cose che si potevano fare e che avrebbe fatto avendo un amico”. E da qui comincia il racconto di un’amicizia improbabile – possibile soltanto nel misurato equilibrio di magia fiabesca e d’ambientazione favolistica – tra il topolino e la piccola tartaruga. Un legame che supera la lentezza del tempo nella vita di uno e l’inesorabile passare degli anni per l’altro; che sancisce la solidarietà di due ‘bambini’ che insieme scoprono il mondo; che è scandito dal cambiamento delle stagioni che trasforma, nella sua ripetizione ciclica, i due protagonisti ormai diventati adulti fino a separarli definitivamente. Ma il finale – come in ogni fiaba che si rispetti – sarà a sorpresa. Una sorpresa, forse, malinconica che però – sempre come in ogni favola che si rispetti – saprà lasciare qualcosa al lettore. “Mi hai insegnato molto, amico mio, specialmente ad accogliere ciò che è difficile, e che ci appartiene senza averlo scelto (la mia vecchiaia, il tuo guscio). E poi a desiderare nonostante tutto”. Con Il lungo inverno di Ugo Singer Elisa Ruotolo torna alla forma breve (dopo i romanzi Quel luogo a me proibito e Ovunque, proteggici, tutt’e due usciti per Feltrinelli) e di nuovo al racconto illustrato (dopo Una grazia di cui disfarsi, biografia ‘disegnata’ della poetessa Antonia Pozzi edita da RueBallu con illustrazioni di Pia Valentinis). Va pure ricordato che l’editore Crocetti ha da pochi mesi mandato in libreria l’ultimo libro di poesie della Ruotolo, Alveare (che segue la raccolta d’esordio Corpo di pane). Versatilità e qualità di scrittura in prosa e in versi che ulteriormente – e meritatamente, se ancora occorresse ribadirlo – confermano il posto di assoluto rilievo occupato da Elisa Ruotolo nella letteratura italiana contemporanea.

 

 

 

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