Dopo le elezioni in Sardegna e in Abruzzo c’è stata da parte della sinistra un affanno a indicare i motivi del successo e/o quelli del decesso: qui dando il merito alla tracotanza della Meloni, lì alle divisioni interne… poche le valutazioni politiche. I martedì seguenti alle elezioni, un galantuomo di nome Pierluigi Bersani a Di Martedì di Floris, mi ha ricordato i tempi in cui uno di sinistra parlava, commentava e si capiva persino cosa diceva: mi ha ricordato i tempi in cui Berlinguer, Almirante, De Mita e altri (non che li rimpianga troppo quei tempi!), facevano analisi politiche aggiungendo all’eloquio pause, tempi, sorrisi, battute intelligenti… ma rimanendo sempre in argomento senza bisogno alcuno né del trivio né di canzonare l’avversario. Ecco cosa hanno perso per strada i nuovi politici: l’eleganza, la cortesia, l’umorismo, e ciò mi fa riconsiderare quel grande intelletto, soporifero però, di Prodi e finanche il cospiratore per eccellenza (prima che lo soppiantasse Renzi!) D’Alema… e “ho detto tutto”, diceva Peppino!
Oggi tutti sono “contro”, parlano ma non spiegano, in una perenne campagna elettorale. Alla massa dei disagiati, con lavori precari se va bene, fanno capire poco; da anni la Gauche è incapace di entrare in empatia con quella massa che una volta erano “necessariamente” di sinistra; oggi parla essenzialmente ai radical chic ai quali -essendo tutti intelligenti– piace parlare, ragionare, riflettere, arguire, dedurre per poi non confluire su nulla: è proprio questo l’inciampo della sinistra, si rivolge ad un pubblico colto, informato, aggiornato, ma limitato nel numero, nel quale ognuno ha la sua opinione.
Non che la destra sia maestra di comunicazione, anzi è monocorde, ma ha un compito più facile: si rivolge ad un elettorato a cui parla di cose che, per convinzioni personali e bagaglio culturale, già ama sentirsele dire; è per questo che hanno tanto successo i geniali motti “Dio, Patria e Famiglia”, “Se stiamo male è colpa dell’Europa”, “Sostituzione etnica”, “Prima gli Italiani” e altre amenità sfuse e confuse … anche se resta sempre oscuro comprendere cosa ci fa Tajani, con il suo passato da socialista, tra i motti da destra estrema: “Potentia non Olet”, evidentemente il potere puzza meno che non averlo!
Ma perché la sinistra ha così difficoltà a comunicare? Gli aspetti fondamentali su cui basa lo studio della psicologia della comunicazione sono tanti: l’attenzione, processo cognitivo noto, durante una conversazione selezioniamo inconsciamente quali informazioni mettere a fuoco e quali ignorare, la percezione, la memoria, le convinzioni personali, fenomeno noto come ricerca della conferma delle convinzioni personali… In sintesi, la psicologia della comunicazione offre fondamenti preziosi dei quali la Gauche potrebbe giovarsi per entrare in contatto con l’elettorato: ma… se manca l’empatia, tutto quanto sopra detto è solo accademia di sapere.
L’assenza dell’empatia nella comunicazione della sinistra
È evidente che la sinistra non riesce ad entrare in empatia per unire le varie anime di quell’elettorato che in teoria dovrebbe sostenerla a prescindere; eppure il Laburismo dovrebbe attirare chi crede nella giustizia sociale e libertà di pensiero, nel lavoro, nella democrazia e tiene in odio il pensiero unico…: le difficoltà affondano le radici in una serie di fattori sociologici interconnessi che si sono rivelati ed sviluppati con la Globalizzazione:
- La trasformazione del tessuto sociale; la globalizzazione ha creato le multinazionali-Stato: produrre in Asia a costi da fame e vendere in Occidente a caro prezzo le ha ingigantite impoverendo nei fatti l’Europa manifatturiera perché trasferendo immensi flussi di finanza altrove ne ha depresso il potere d’acquisto. La tradizionale novecentesca base elettorale della sinistra ha subito un drastico ridimensionamento a causa della deindustrializzazione e dell’avvento del terziario che, avendo un’istruzione superiore, ha frammentato il bacino di voti e reso più difficile la creazione di un messaggio univoco e coeso.
- La precarietà diffusa; la gran fascia di popolazione vive una condizione di incertezza lavorativa: la sinistra fatica a intercettare questo segmento che viene attratto da messaggi populisti che promettono soluzioni immediate.
- L’invecchiamento della popolazione e la bassa natalità influenzano poi la composizione dell’elettorato. La sinistra, storicamente più vicina alle fasce più giovani e progressiste, perde terreno se non riesce ad attrarre nuovi segmenti di popolazione.
- I cambiamenti culturali; l’individualismo dilagante e la disillusione verso le istituzioni tradizionali indeboliscono la capacità della Sinistra di mobilitare l’elettorato attorno a ideali sociali: il bene collettivo ha perso appeal e fa fatica ad opporsi all’egemonia culturale conservatrice.
- Ed infine la diàtriba interna, la sinistra italiana fatica a trovare una figura capace di unire e ispirare l’elettorato. Le diverse anime della sinistra spesso si perdono in inutili diverbi interni, offrendo un’immagine di scarsa concretezza e disunione, il che ha un profondo risvolto comunicazionale: non si riesce ad unificare un linguaggio e quindi una comunicazione strategica adatta a fare informazione. Se poi con gli inutili personalismi ognuno parla per sé, pensando di dire cose più intelligenti di altri …l’elettorato finisce come l’asino in mezzo ai suoni e corre dietro a chi promette, in un ipotetico futuro, il fieno più gustoso: magari non avverrà, ma nel dubbio meglio una promessa fake facile da capire che un coro di voci disgiunte e scomposte.