Prattico, un oriundo che porta con sè il Sud

Il drummer italiano, nato a Roma ma residente a Parigi da 25 anni, può essere definito anche apolide, ed è celebrato dalla stampa come musicista eccezionale e di rarissima versatilità, con una vera e propria vocazione internazionale

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Simone Prattico lancia il suo ultimo album che ha un nome molto particolare per un ‘drummer leader’ che viene dal sud (Roma). Il disco di cui stiamo parlando, ‘Oriundo’, prodotto per la ‘Zamora Label’ è un avvincente racconto dove Simone incarna la sensibilità di un oriundo che starebbe a significare anche ‘nativo’ riferendosi si discendenti di immigrati (il più delle volte dal Sud Italia) che in generale diventano estranei al loro paese stesso d’origine. Non è importante dove operi ma Prattico porta insieme sé l’eredità del Sud dell’Italia. Il drummer italiano, nato a Roma ma residente a Parigi da 25 anni e che può essere definito anche apolide, viene celebrato dalla stampa come musicista eccezionale e di rarissima versatilità e con una vera e propria vocazione internazionale. Parliamo di un batterista e compositore. Il suo tratto distintivo è quello stile d’esecuzione letteralmente unico e che riflette la simbiosi tra la cultura mediterranea e l’impronta di quella musica afroamericana, uno dei pilastri su cui si basa un certo jazz. Il biglietto da visita di questo acclamato e ricercato batterista, session man e maestro di un groove ibrido e che riesce a ‘combinare’ una gamma vastissima di stilemi, stili e linguaggi ritmici. Il batterista giramondo cresce ascoltando Art Blakey, Max Roach, Weather Report e gli artisti della ‘Motown’. Inizia a suonare la batteria all’età di quattro anni e presto si avvicina alle lezioni di batteria jazz con Roberto Spizzichino. Negli anni ’90 è a Parigi, come detto, e lì studia con i maestri di rullante Guy Lefevre ed Emmanuel Bourseault. Nel Novantadue consegue il “Certificat d’Aptitude au Professorat” (Diploma di insegnamento) dalla Scuola Superiore di Batteria ‘Emmanuel Bourseault’. Pochi anni dopo è già riconosciuto ‘musicista di scena e artista discografico’. Approfondisce i suoi studi tecnici a Nizza al Conservatorio Nazionale di Musica, con Jean-Paul Ceccarelli.

Il disco

Oriundo’ (Registrato da Michael Brorby presso l’Acoustic Recording, Brooklyn, New York e missato da Francesco de Nigris all’ NGR di Roma) è un lavoro semplicemente magico, pluriatmosferico ed è la sintesi perfetta del sound e dell’anima dei musicisti di livello che hanno preso parte al progetto. La line up vede Simone Prattico (batteria e percussioni), Klaus Mueller (piano e Rhodes), Essiet Okon Essiet tra i principali contrabbassisti di New York. Tra gli ospiti, inoltre, troviamo altri prestigiosi musicisti: Edward Perez (contrabbasso) e nominato ai Grammy Awards 2019, Gregor Huebner (violino), Carrie Frey (viola) e Rubin Khodeli (cello). Gli archi sono presenti solo nella seconda e terza traccia. Una fatica talmente intensa e sentita da trasportare l’ascoltatore attraverso un viaggio che definirei incantato. L’ascolto dei virtuosismi di Prattico è fondamentale e lascia a bocca aperta, sorpresa da una tecnica innovativa.
Un lavoro che si apre con l’affascinante ‘Quartieri Spagnoli’; brano davvero accattivante ed arabeggiante con di Essiet Okon Essiet al contrabbasso che tiene perfettamente il ritmo. Drumming dal groove impressionante che trasporta l’ascoltatore in un’immagine ispano-napoletana. Il pianoforte di Klaus Mueller conduce per mano tra le Ramblas di Barcellona e passeggiando tra queste strade si è fortemente attratti da tutto ciò che offrono: statue viventi, suonatori ambulanti, mimi, caricaturisti, giocatori ferratissimi nello ‘stregare’ il turista, cartomanti. Si prosegue con ‘Bay Ridge’: qui il pianoforte di Mueller offre un tema romantico con gli archi di Huebner, Frey e Khodeli che si prestano come uno spettacolare sottofondo. ‘Push and Pull’: in questo brano (anche qui si registrano gli archi di Huebner, Frey e Khodeli) si sente Prattico divertirsi nel far volare le bacchette sulla batteria, in levare, guidando il tema insieme a Mueller, il cui piano veste un mood decisamente americano con tratti che ricordano le sonorità del grandioso Keith Jarret. ‘Helene’: è un’armonia molto dolce ed avvolgente, qui i tasti del piano sembrano piangere dialogando con un contrabbasso … questa volta nelle mani di un eccellente Edward Perez. ‘Tanger’: particolarmente bella l’atmosfera creata da Klaus Mueller, questa seduto dietro ad un Rhodes Piano (suono spettacolare). Grande ritmica scandita dalla batteria e il contrabbasso di Essiet Okon Essiet. Risultano enormi, in questo quinto brano, la versatilità ed i virtuosismi di Simone Prattico che detta, insindacabilmente, la musica determinandone il percorso. ‘Village Debate’: il sesto brano della track list è ad appannaggio intero del batterista. Prattico si esprime per l’intero pezzo, che dura cinque minuti e dieci secondi, mettendo fuori tutto ciò che sente dentro. Il nativo di Roma gioca sullo strumento con ritmo che si avvicina molto all’afro jazz. Sintesi: performance unica ed eccellente. Simone con le bacchette fa di tutto. ‘Promise Me You’ll Remember’: dolce pianoforte, nel brano numero sette, che si rivela protagonista per i 2.52, sembrando molto vicino al grande Bill Evans. Il piano viene marcato, nella parte introduttiva, da eleganti ricami dello stupendo contrabbasso di Essiet Okon Essiet. Il disco si chiude con ‘That’s it’: brano che affascina ancora per il drumming di Prattico che ‘incolla’ l’ascoltatore alle bacchette sulle pelli, offrendo per tutti i 3 minuiti e 7 secondi, un ritmo che si avvicinano moltissimo a quello che si ascolta nelle foreste africane.

Un prodotto discografico essenzialmente romantico e che conduce (specialmente per quello che riguarda il brano d’apertura) per i vicoli di Napoli. La traccia iniziale, ‘Oriundo’, molto accattivante, conserva sonorità quasi mediorientali tipiche del sound partenopeo. Lo stesso Prattico è molto legato a quei quartieri di Napoli e questo lo si sente in quasi tutto il lavoro discografico. Le melodie sofisticate, atmosfere cinematografiche all’italiana e ritmi decisi, talvolta tribali rappresentano il repertorio del batterista e percussionista italiano. Simone Prattico si rivela, musicista eccezionale con una carriera eclettica e collaborazioni prestigiose è arricchito da sfumature afro-funk, propone un jazz attuale, fatto di incontri e di mescolanza, ma sempre entro i confini della tradizione. Tra la modernità e le radici dello swing, tra musica complessa e melodie popolari, Simone Prattico offre un’idea affascinante tra il mediterraneo e la musica afro-americana. ‘Oriundo’ è anche il frutto di un profondo rapporto musicale formatosi, nell’ultimo decennio, con l’eccellente pianista Klaus Mueller, grande amico del batterista italiano e figura di spicco della nuova scena jazzistica brasiliana. L’energia e il suono che emana questo trio luminoso, vivace e melodico testimoniano una vera band … un trio brillante ed ‘Oriundo’ riflette il mondo ‘musicale itinerante’ di Prattico.

Le sue collaborazioni

Le partecipazioni hanno portato Simone sui palchi dei più famosi festival jazz, rock e world music, oltre che nei club più conosciuti in Europa, Giappone, Stati Uniti e Canada. Numerosi impegni e collaborazioni internazionali con gli artisti Piers Faccini, Hindi Zahra, Raul Mascarenhas, Catia Werneck, Fredrika Stahl, Rick Margitza, Cliff Korman, El Tanbura, Tom Mc Clung, Pierre Boussaguet, Marcello Ferreira, Marcia Maria, Philippe Baden Powell e Makoto Kuriya. Simone ha poi dimostrato di essere un musicista molto polivalente, lavorando in progetti pop, funk, soul e rock, oltre a jazz e progetti brasiliani. Lo si vede nelle sue numerose collaborazioni, tra cui con artisti pop italiani Daniele Silvestri, Marina Rei, Gianni Morandi e Mike Francis, e, nello stesso periodo, con artisti jazz/world: Stefano Sabatini, Andrea Beneventano e Dario Deidda, come così come la cantante nata a Salvador da Bahia Claudia Marss.

 

Nato a Roma nel 1970, Simone Prattico inizia sin da giovane a partecipare a tournée e a registrazioni di albums di diversi artisti pop italiani, oltre a suonare regolarmente con importanti musicisti della scena jazz romana. Nello stesso periodo, scopre e si appassiona alla ricchezza della cultura musicale afro-brasiliana. A Parigi conseguirà il CA (certificato di attitudine all’insegnamento) presso l’École supérieure de batterie Emmanuel Bourseault. Comincia infatti a suonare nei clubs di jazz ed in diversi teatri della capitale. Negli anni 90 è chiamato a suonare con i principali artisti pop del momento (Daniele Silvestri, Gianni Morandi, Marina Rei, Max Gazzè, Mike Francis, e molti altri). Grazie a numerose collaborazioni, suona nei principali clubs, teatri e festivals in Europa, Giappone e Stati Uniti. A New York nel 2011, Simone forma il trio con Klaus Mueller (piano) e con Brandi Disterheft (contrabbasso). Da questo incontro nasce il suo primo progetto come leader, concretizzatosi, nell’album “Brooklyn Sessions”. L’impronta delle sonorità mediterranee , del groove e dello swing della musica afro- americana è l’elemento fondante del suo modo di suonare e di “sentire” la musica.
Dal momento in cui ha iniziato a suonare professionalmente, Simone si è trasferito a Parigi nel 2005, dove è diventato presto il “batterista house” dei Blue Note per le loro jam session brasiliane/jazz. In questo periodo forma il trio afro/jazz/brasiliano Paris@Brasil.it con Ricardo Feijao (basso) e Laurent de Oliveira (piano); il trio si è esibito ampiamente in numerosi importanti festival musicali francesi e italiani. Ha anche viaggiato a New York City nel 2005, iniziando un periodo di collaborazione con molti rispettati musicisti locali e di formazione con insegnanti come Kenny Washington, John Riley, Portinho e Adam Cruz.

Antonino Ianniello

Nasce con una spiccata passione per la musica. Si laurea in lettere moderne indirizzando la scrittura verso il giornalismo, percorre in maniera sempre più approfonditamente e competente le strade della critica musicale, pubblicando numerosi articoli su jazzisti contemporanei e prediligendo, spesso, giovani talenti emergenti. Ama seguire il jazz, blues e fusion e contaminazioni.

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