Nell’italian contemporary jazz, un 41enne musicista è vanto della ‘musica nobile’ nostrana. Si tratta di un bravissimo e virtuoso contrabbassista aretino che risponde al nome di Francesco Ponticelli. Il musicista, compositore, e promotore di alcuni progetti di musica contemporanea e di improvvisazione radicale, classe 1983, iniziò lo studio della chitarra a sei anni. Nel 1999 entrò a far parte, al basso elettrico, di una ‘blues band’. Momenti di gioia e di primi confronti con la musica vera. A Siena Jazz si perfeziona con Paolino dalla Porta, Franco Fabbrini, Furio di Castri, Piero Leveratto. Agli inizi degli anni duemila passò al contrabbasso, collaborando con Stefano Cocco Cantini, Mirko Guerrini, Piero Borri.
Nel 2005 la grande soddisfazione: Enrico Rava, gigante del jazz nazionale ed internazionale gli chiese di formare una nuova band: l’‘Enrico Rava New Generation’, con cui si esibì in importanti venue italiane, e con cui registrò un primo album. Il disco, distribuito con successo dal gruppo ‘L’Espresso’ e con quarantamila copie vendute. Nell’estate 2006 fu ‘Artist in Residence’ (strumento importante che serve per dar forma a questa nuovissima ‘cooperazione culturale internazionale’. ‘Artist in Residence’ è una rete globale di centri di residenza per artisti e curatori che si pubblicizzano a vicenda e si mantengono in costante contatto fra loro. I centri dei progetti ‘Artist in Residence’ rappresentano condizioni di lavoro stimolanti per la creatività) ad ‘Umbria Jazz’ con il ‘Giovanni Guidi Trio’ e con il quale registrò due album: ‘Tomorrow Never Knows’ (Venus) e Indian Summer (CamJazz). Intanto Francesco Ponticelli era molto seguito ed apprezzato sia da Enrico Rava che dal grandioso Paolo Fresu. Sempre in quegli anni, collaborò con l’‘Enrico Rava Quintet’ (con Roberto Gatto, Gianluca Petrella, ed Andrea Pozza … sostituendo Rosario Bonaccorso) in importanti festival in Italia e all’estero. Collaborazioni con la ‘Cosmic Band’ di Gianluca Petrella, nella quale entrò per esserne punto stabile con cui registrò un album live alla ‘Casa della Musica’ di Roma, prodotto e distribuito ancora dal gruppo ‘L’Espresso’. Con la band di Petrelle si esibì all’ ‘Auditorium Parco della Musica’ (Roma) e ad ‘Umbria Jazz Winter’ e ‘Bergamo Jazz’. Contrabbassista jazz tra i più rinomati in Italia, Francesco Ponticelli condivide la scena musicale con artisti tra i più influenti del panorama nazionale e internazionale. Collabora tuttora, oltre che con Rava, Fresu e Petrella, Karima, Rita Marcotulli e molti altri facendosi sempre notare per il grande interplay e il continuo apporto immaginativo. Fonda e dirige il ‘Cicaleto Recording Studio’ e collabora, come ingegnere del suono, con Joe Sanders, Seamus Blake, Jim Black, pur continuando (contemporaneamente) l’attività artistica.
L’interesse per la scrittura lo spinge a dar vita a formazioni a suo nome e con cui ha registrato due dischi, ‘Ellipses’ e ‘Kon-Tiki’ (editi da Tuk Music … etichetta di Paolo Fresu), album che lo hanno messo in luce come uno dei compositori più interessanti e innovativi nel panorama jazz italiano. È in grado di costruire architetture musicali con un perfetto equilibrio tra gli schemi della musica scritta sul pentagramma e la libertà creativa delle proprie interpretazioni. Il suo ultimo album, ‘Megapascal’, uscito lo scorso novembre, sempre per ‘Tuk Music’ di Fresu, ne conferma il talento. ‘Megapascal’ (un album che affascina e sorprende per avere un diverso tipo di progetto, disuguale dai suoi precedenti, in cui si diluiscono per la prima volta, voce, parole e musica) Ponticelli entra tra i compositori più interessanti e innovativi nel panorama jazz italiano. Ponticelli si impone … questa volta ed in via definitiva, sul mercato discografico. L’intera struttura musicale, crea uno spazio dove trova espressione un gusto melodico apparentemente semplice, morbido, che si muove in sintonia con il senso delle parole, le quali puntano ad evocare immagini e ad esprimere qualcosa che va oltre il loro significato letterale. Il fruitore ultimo del prodotto è invitato a seguire il ‘filo di percezioni’ più che di ricerca di significati. La composizione musicale resta sospesa tra molte caratteristiche diverse: dalla garbata e soave sonorità acustica di quartetto d’archi e arpa all’intenso e irruente suono della parte elettronica.
Per i live è stata scelta una formazione più ‘intima’ in quartetto, che vede accanto a Ponticelli musicisti come, Samuele Cyma, creatore di una musica introspettiva e sospesa al confine tra l’elettronica astratta e il songwriting sperimentale, Giovanni Iacovella, batterista e improvvisatore legato ai mondi dell’improvvisazione, Enrico Zanisi, eclettico e fenomenale artista musicale con una straordinaria abilità nel generare idee innovative. Il contrabbassista aretino: «In questo disco ho lasciato che venissero fuori le cose senza giudizio e senza una particolare intenzione predeterminata: saprei, quindi, raccontare non tanto il perché delle scelte fatte quanto i pensieri che mi hanno accompagnato per tutto il periodo di lavorazione. In un’epoca in cui l’uomo è alle prese con temi profondi e difficili è una sfida riuscire a concentrarsi sull’arte in ogni sua forma, trovare un senso a quello che si fa. La ricerca scientifica studia il mondo e tenta di salvarlo ma l’arte può essere sua fedele alleata in un binomio inscindibile: penso che l’essere umano (io ne sento una radicata necessità) debba ricercare sempre quella dimensione di fantasia e socialità che lo contraddistingue come specie. La creazione artistica tiene sospesa l’umanità e il mondo come in un sogno; nell’intimo della propria immaginazione personale si può trovare l’universale. In questo concetto trovo quel quid che, in tempi in cui si fronteggiano orrori come la guerra e temi profondi e complessi come la sostenibilità ambientale, si oppone con forza e tenacia all’annichilimento, alla perdita della speranza».
Il ‘Megapascal’ del contrabbassista di Arezzo, da ascoltare con attenzione fino ad entrarvici dentro, nasce come reazione a questo status e volendo rappresentare un tentativo di canalizzare le energie verso una nuova identità artistica, protesa verso una ancora possibile salvezza e rinascita. Per esprimere questi sentimenti Ponticelli ha composto sette brani dove per la prima volta fonde (come detto) voce, parole e musica, scegliendo un organico del tutto inedito: Samuele Cyma (voce, chitarra e elettronica), Stefania Scapin (arpa), Giovanni Iacovella (batteria ed elettronica), vi è – in più – un bellissimo quartetto d’archi composto da Ida di Vita e Massimiliano Canneto (violino), Riccardo Savinelli (viola) e Gianluca Pirisi (violoncello.) I temi dei testi sono intimi ma non privati, e stimolano ognuno a ricercare un proprio immaginario sull’universale abbandonando il bisogno di capire per lasciarsi andare al sentire.