Cosa vuol dire davvero tradurre? Si domandava a suo tempo il linguista francese Georges Mounin, arrivando a definire la questione della traduzione letteraria come “l’annoso problema della fedeltà opposta alla bellezza”. Una questione tanto più complessa quando si tratta di opere in versi, che esigono dal traduttore la “fedeltà alla poesia”; e, per molti intellettuali – tra questi, Benedetto Croce, che decretò l’intraducibilità dell’opera d’arte – tale fedeltà non è mai completamente raggiungibile. Eppure, non c’è altra strada percorribile per favorire un dialogo linguistico e culturale tra artisti e lettori di diversa provenienza. Tradurre, nell’era dell’intelligenza artificiale, è ancora un gesto rivoluzionario.
Piccola finestra sul panorama poetico della Spagna contemporanea è la raccolta Poemas para la rosa blanca (Poesie per la rosa bianca), frutto della collaborazione tra il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Salerno e la Fondazione Culturale Alfonso Gatto. È su loro invito che il vincitore del Premio Internazionale di Poesia intitolato al poeta salernitano prepara una selezione di poeti del proprio Paese di origine. È Alejandro Duque Amusco, insignito del Premio Alfonso Gatto nel 2017, ad aver curato la raccolta insieme alla professoressa Rosa Maria Grillo. Guidati dai docenti del dipartimento, gli studenti dei corsi di Lingua Spagnola sono stati coinvolti in questo progetto, che ha potuto arricchire le loro competenze in materia di traduzione e di riflessione sulla lingua: un’esperienza didattica significativa che ha dato vita a un interessante lavoro, ponte tra due culture differenti.
Già in passato le tradizioni poetiche spagnola e italiana hanno guardato l’una all’altra grazie soprattutto all’interesse e all’attività di artisti e intellettuali che hanno intravisto la possibilità di dare spazio e nuove contaminazioni. E lo stesso Duque Amusco, poeta e traduttore, si è occupato di rendere in lingua spagnola alcune opere di Leopardi, Scotellaro e Gatto.
Introdotta dalla testimonianza di chi ha preso parte ai lavori di traduzione, l’antologia è stata presentata presso l’Università di Salerno. Il titolo riprende i celebri Versos Sencillos (1891) del poeta cubano José Martì, un inno ai valori dell’amicizia e della tolleranza. All’interno della raccolta, lavori editi e inediti di Amalia Bautista, tradotta in diverse lingue e autrice anche di un libro di poesia infantile; di Antonio Colinas, autore di oltre cento libri, traduttore di Leopardi e Quasimodo, insignito di prestigiosi premi internazionali; di Juan Lamillar, biografo e autore di antologie poetiche e approfondimenti sulla poesia spagnola contemporanea; di Ana Merino, autrice poliedrica che si occupa di poesia, narrativa (anche per l’infanzia) e di teatro; di Ada Salas, pluripremiata autrice di poesie e saggi, dedita anche a lavori teatrali; di Eloy Sánchez Rosuillo, professore di Letteratura Spagnola, autore di poesie premiate dalla critica spagnola e tradotte in numerose lingue; e infine di Alejandro Duque Amusco.
Dopo essersi soffermato sulla sua esperienza di poeta traduttore, evidenziando il problema della ricezione del testo poetico, nel corso della presentazione Duque Amusco ha condiviso con il pubblico il suo componimento Exvoto, ispirato alla tomba del tuffatore di Paestum, e i versi di Este cuarto (Un único corazón, 2022), che celebrano lo spazio creativo del poeta, patria e rifugio “senza bandiera”. Tra i testi presenti nella raccolta, toccante è poi Ultimo canto per il soldato Rudi Sureck, composto in seguito alla visita dell’autore presso il cimitero tedesco di Cuacos de Yuste, a Càceres. Nel rivolgersi alla memoria del giovane soldato, vittima di un “inutile sacrificio” e derubato della vita da una “follia”, Duque Amusco dà voce a un’accorata condanna della violenza della guerra; versi che l’autore stesso inserisce nella tradizione antibellicista della poesia spagnola contemporanea. Insieme all’amore, è proprio alla morte che fanno capo i sentimenti che secondo Duque Amusco muovono la creazione poetica: essi sono l’anima di un’espressione artistica che, al contempo, vede principalmente nelle parole – e dunque nelle loro potenziali combinazioni – la sua essenza.