Napule è mille culure, cantava Pino Daniele nell’album “Terra mia” del ’77, e a ragion veduta. Napoli è davvero “mille colori”, tra contraddizioni e tanta bellezza, tra stereotipi e originalità, tra folclore e nuove tracce di modernità. La vittoria dello scudetto è solo il punto di partenza per una Napoli in ripresa non solo per il turismo ma anche per gli abitanti. In questo giubilo irrefrenabile si inserisce l’antologia “Napolis. Quarantadue poeti cantano la città di Partenope”, curata dal professore Vincenzo Salerno e presentata al Salerno letteratura festival 2023 dai giornalisti Enzo Ragone e Giovanna Di Giorgio.
Edito Marlin, il volumetto è stato accolto nella collana “La Ginestra” curata dai professori italianisti Rosa Giulio e Alberto Granese ed è stato dedicato alle professoresse Maria Teresa Giaveri e Rosa Maria Grillo. Di recente pubblicazione, è un viaggio che inizia in Via dei Tribunali dove la stratificazione di Napoli e il suo reinventarsi recuperando il passato si mostra in ogni capitello, in ogni chiesa o casa privata. L’intento della raccolta è quello di riprodurre nero su bianco l’essenza della città partenopea cercando di non restituire al lettore una Napoli oleografica con «il rischio di ripetere il già detto», ma di rappresentarla nelle sue mille sfaccettature perché, come scrive Domenico Rea nel saggio “Le due Napoli”, vi è una differenza tra la Napoli vera e quella cantata, «la medesima differenza che corre tra un oggetto fotografato e l’oggetto in sé». Proprio per questo motivo, Napoli è raccontata da diverse prospettive geografiche senza seguire la lunga tradizione che l’ha sempre coinvolta sia in letteratura sia in musica. Si può dire che il volumetto nasce in pieno stile napoletano, tra amici: Vincenzo Salerno ha chiesto ad alcuni dei suoi più cari amici e colleghi, in particolare poeti traduttori, di far parte del progetto con una poesia su Napoli. Dopo un passaparola coinvolgente, si è costruita una rete solidale che ha donato alla raccolta ben quarantadue voci differenti per temi, lingua e prospettive.
Alcuni poeti hanno partecipato con più poesie, altri hanno contribuito con poesie già edite, altri ancora si sono lasciati ispirare dalla richiesta per arricchire con testi inediti la raccolta. E proprio come se si passeggiasse per le strade di Napoli, seguiamo un flusso di coscienza leggendo le poesie inserite in ordine alfabetico sdoganando i compartimenti stagni delle aree tematiche che poco piacciono alla napoletanità. Anche la lingua usata comunica il caos dei vicoli della città, difatti interagisce quella “confusione degli stili” illustrata da Pasolini che sapientemente amalgama il trilinguismo di queste pagine: non troviamo solo poesie in italiano, ma anche in napoletano, mentre alcune in napoletano hanno anche una traduzione libera a fronte fatta dai loro stessi creatori. La raccolta inizia con la poesia “In memoria di Maradona” di Franco Arminio e non sarà nemmeno l’ultima dedicata al calciatore argentino ormai divenuto un vero e proprio culto per i napoletani; basti pensare al film “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino uscito nel 2021 per renderci conto che, anche se per un caso fortuito, iniziare con Maradona significa parlare di Napoli a tutto tondo. E nella carrellata figurano i nomi di Emilio Isgrò, Giorgio Sica, Gabriele Frasca, Eleonora Rimolo, Rino Mele con il ricordo di Luigi Compagnone (altra figura importante di Napoli), Valerio Magrelli, Franco Buffoni, Mariano Bàino, Federico Sanguineti, Elisa Ruotolo, Enza Silvestrini, Silvio Perrella (che ha donato il nome alla raccolta oltre a tre testi poetici inediti) e molti altri che hanno reso questa raccolta un’esperienza unica e ricca grazie alla loro cifra stilistica (come il trittico di haiku finali di Luigi Trucillo o le celebri cancellature di Isgrò) e al loro punto di vista su questa meravigliosa città. Di Napoli si è detto tanto e la narrazione di questa «città interrotta» continua a essere prolifica. Ma, con questa raccolta di poesie, Vincenzo Salerno è riuscito a restituire un ritratto polifonico di Napoli e, grazie alla collaborazione di chi ha preso parte al progetto, ha restituito al lettore i “mille colori” partenopei.