Torna diverso. Una galleria di musei è il nuovo volume di Stefania Zuliani, docente di Teoria della Critica d’Arte e Teoria delle esposizioni in età contemporanea presso il Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell’Università degli Studi di Salerno, edito dalla casa editrice Gli Ori, anno di pubblicazione 2022.
Il volume raccoglie sette saggi, sei dei quali frutto della rielaborazione ed integrazione di scritti già pubblicati, con l’aggiunta di un saggio inedito relativo al Freud Museum di Vienna.
L’insieme dei saggi si configura come un vero e proprio “viaggio” che racconta le esposizioni e le collezioni di cui Stefania Zuliani si è occupata negli ultimi anni: infatti, come suggeriva la stessa autrice durante la presentazione del libro, tenutasi lo scorso 25 maggio presso la Pinacoteca Provinciale di Salerno, il lettore può scegliere liberamente l’ordine di lettura dei vari capitoli, in quanto ogni saggio risulta indipendente dall’altro.
Seguendo l’ordine dei capitoli, si parte dalle Atmosphere Room di Alexander Dorner, percorso immersivo e formativo in grado di stimolare il visitatore, per poi arrivare all’Atelier Breton, dove ogni oggetto diviene “catalizzatore di pensiero”.
Del Louvre, si delineano le linee di ricerca museologica, critica, culturale che hanno alimentato il suo rapporto con le inquietudini della contemporaneità, prendendo in considerazione i punti di vista dello scrittore J.M.G. Le Clézio e del poeta e critico d’arte Yves Bonnefoy.
Il saggio inedito sul Freud Museum, ci parla della collezione di antichità del padre della psicoanalisi, posta accanto al lettino dove analizzava i suoi pazienti, il cui vuoto diviene fondamentale all’interno dell’esposizione per rievocare la pratica lavorativa che ha reso celebre Sigmund Freud.
Si passa, poi, al Museo dell’Innocenza di Orhan Pamuk, il quale cerca di dare parola e collocazione agli oggetti, prendendo una posizione museologica ben precisa, ponendo al centro l’esperienza del pubblico e l’importanza del contenuto rispetto al contenitore.
Infine, si mette in evidenza il rapporto tra parole e museo, attraverso i Salons di Giorgio Manganelli, il quale cerca di trovare infinite alternative alla staticità delle esposizioni, Antonella Nedda e il suo scambio nella relazione con la singola opera nelle Geografie.
Ultimo saggio è dedicato al Virtual Feminist Museum di Griselda Pollock, dove il museo viene inteso come luogo di sperimentazione, uno spazio di studio da praticare e non da ammirare.
Ogni saggio racchiude una storia, un mondo, l’universo interiore del protagonista che ha creato la collezione. Il museo si intreccia alla storia, alla fruizione del pubblico e si stabilisce un legame profondo con il territorio che lo ospita.
A dimostrazione della nuova definizione di “museo” dell’ICOM, promossa a Praga nell’agosto dello scorso anno, questo volume conferma che l’istituzione museale si pone nuovi obiettivi chiave accanto a quelli ormai consolidati: il museo apre le proprie porte al pubblico ampio garantendo inclusività e accessibilità, abbatte le proprie barriere fisiche e cognitive, sente le urgenze del presente, aprendosi al contesto territoriale, divenendo produttore di informazioni, amplificando e accelerando una serie di temi e processi di consapevolezza.
La lettura di questo volume ci aiuta a comprendere quanto una collezione non sia semplicemente una raccolta sistematica di oggetti ma come ognuna di essa racchiuda una storia, una precisa volontà, il gusto e gli interessi di una persona che ha compreso la potenza espressiva degli oggetti e vuole dimostrare come una collezione viva e continui a trasformarsi, nel tempo, con la fruizione del pubblico.