Non nasce come cantante o cantautore, ma come attore. Proprio così. Classe 1928. Dopo essere scappato di casa a 19 anni per tentare la sorte a Torino ed essere finito a fare il gommista, qualche tempo dopo evade una seconda volta da Polignano a Mare (Bari), sua città natale. Un paesino dalle lunghe estati e dalle case bianche che guardano il mare. Si reca a Roma, dove entra al Centro Sperimentale di Cinematografia e vince come migliore allievo una borsa di studio che gli consente di muovere i primi passi nella capitale. È Domenico Modugno, un giovane pronto, vivace, estroverso. Di giorno studia recitazione, e la sera si esibisce come cantante al Circolo degli Artisti in Via Margutta. È già sua la nomea di fimminaru (sciupafemmine). Al Centro conosce Riccardo Pazzaglia, anche lui allievo ma della sezione regia, di cui diventa amico. Insieme scriveranno canzoni indimenticabili come ‘Meraviglioso’, ‘O ccafè’, ‘Io, mammeta e tu’. In realtà Mimmo sin da ragazzo ha composto e suonato chitarra e fisarmonica, ispirato e guidato dal padre. Nel ’49 si fa crescere i baffi, che rimangono particolare caratterizzante del suo volto, e inizia le serate suonando e cantando canzoni in salentino, napoletano, italiano. Prima però fa svariati film (in tutto reciterà in 50 pellicole), spettacoli teatrali e trasmissioni radiofoniche, di cui è autore (insieme alla moglie Franca Pandolfi), conduttore e regista. Si impone anche come rumorista.
La sua vera vena artista, ricca di sfaccettature, è quella musicale. Di canzoni ne scrive 230, specialmente in dialetto. È uso frequentare i dialetti, assorbirli e rilasciarli in maniera straordinariamente naturale. Si cimenta in quello siculo, pugliese, napoletano. E proprio le lingue sicula e napoletana, sono quelle che lo fanno campare. Il pugliese non è adatto ai gusti dell’epoca e comunque in generale ha meno ‘presa’. I fan credono che Mimmo sia siciliano, e lui glielo lascia credere.
Da ‘U pisci spada’ (storia di due sfortunati pesci che per amore finiscono in una tonnara), di cui scrive testo e musica:
Ddà è, ddà è
Lu vitti, lu vitti, lu vitti
Piglia la fiocina
Uccidilu, uccidilu, ahhh!
E pigliaru la fimminedda, drittu drittu ‘ntra lu cori
E chiangia di duluri
Ahi ahi, ahi ahi ahi
Anni dopo, nel corso di un concerto di ’riappacificazione’ con la sua città natale, chiede scusa di questo suo atteggiamento ambiguo, svelando: ‘A quei tempi le scelte erano dettate dalla necessità. Per fame avrei detto di essere giapponese!’ La verità è, secondo qualcuno, che Polignano non era abbastanza affettuosa con lui, e Mimmo ne soffriva… Quando scoprono le sue origini, prendono a chiamarlo ‘il siciliano del Salento’. Nel 1957 con Lazzarella, cantata da Aurelio Fierro, su testo di Pazzaglia e musica di Modugno, vince il II premio al Festival della canzone napoletana.
Ah lazzarella ventata e primmavera
quanno passe tutt’e mmatine
gia’ te spiecchie rint’e ‘vvetrine
Ma lazzarella comm si’…
È solo l’inizio di una strepitosa carriera da musicista cantante interprete. Lo stesso anno vince anche Sanremo, insieme a Jhonny Dorelli. È la prima volta che un cantautore approda al festival della canzone italiana. In effetti Modugno è da considerarsi il capostipite del nostro cantautorato. La canzone è ‘Nel blu dipinto di blu’, dall’irresistibile refrain, ma passerà alla storia semplicemente come ‘Volare’.
Penso che un sogno così non ritorni mai più
Mi dipingevo le mani e la faccia di blu
Poi d’improvviso venivo dal vento rapito
E incominciavo a volare nel cielo infinito
Volare oh, oh
Cantare oh, oh, oh, oh
Nel blu dipinto di blu
Felice di stare lassù
In realtà non vince, stravince. Mister ‘Volare’, così lo chiamano, la canta ad occhi chiusi e braccia aperte. E la canterà il mondo intero. Si aggiudica tre Grammy: Disco dell’anno, Canzone dell’anno, Migliore interprete dell’anno. Anche il Cash Box Bilboard gli conferisce l’Oscar per la migliore canzone dell’anno. Per 4 mesi Volare spadroneggia nelle radio di Broadway e di tutte le stazioni d’America. Anche nel 1958, con la canzone Piove, vince Sanremo, entrando nell’olimpo dei leggendari.
Ciao ciao bambina, un bacio ancora
E poi per sempre ti perderò…
Vorrei trovare parole nuove
Ma piove piove sul nostro amor
Dopo il fermo di un anno per una frattura alla gamba, debutta con una commedia teatrale musicale, dal titolo ‘Rinaldo in campo’, di cui compone tutte le musiche. Un successo straordinario mai realizzatosi prima. L’anno dopo fa il secondo posto a Sanremo con Addio…Addio. Nel ’64 vince il Festival di Napoli con ‘Tu sì ‘na cosa grande’. Nel ’66 di nuovo primo posto a Sanremo con ‘Dio come ti amo’. Invece nel ’68 scartano il suo capolavoro ‘Meraviglioso’, che riscuoterà un incredibile successo. Motivo dell’esclusione? Parla di un tentato suicidio, e questa cosa viene giudicata dalla giuria inopportuna, giacché l’anno prima al festival si è suicidato Luigi Tenco. Tra coloro che la eliminano, il musicista Renzo Arbore, che tempo dopo riconosce il suo errore di valutazione: ‘Purtroppo allora non la capii. Oggi è uno dei miei brani preferiti.’
Ma quello del suicidio è un argomento che Mimmo conosce bene, visto che proprio per suicidio nel ’60 è morto suo padre, dopo due anni di sofferenze dovute al senso di soffocamento che gli dava la sua malattia cardiorespiratoria. Mimmo allora ha 32 anni.
Successivamente scrive le musiche per poesie di Quasimodo e Pasolini. Nel ’74 vince la prima edizione del Premio Tenco. A teatro recita Brecht (Opera da tre soldi, regia di Strelher) Pirandello, Eduardo De Filippo. Nell’84 viene colpito da un ictus. Il suo abuso di sigarette gli ha danneggiato il sistema vascolare. Resta emiplegico. Impiega anni per cercare un recupero che non arriva. Si interessa di politica e ambiente, suo antico amore.
Tira tira l’acqua a ‘u puzzu
bagna bagna ‘sta cucuzza
no’vagnare’sta cicuera
ninna oh, ninna oh.
Scriveva testi così già ai suoi esordi. ‘Avevo un cantastorie dentro di me’. Testi che esaltano oltre che l’originalità, l’amore per i prodotti della terra e la vita semplice. Questo suo primo brano, che pochi conoscono, descrive una famiglia intenta a mangiare la cicoria. Nel 1987 entra al Senato col Partito Radicale (ma il suo civismo è attivo da sempre), mentre il suo collega Gino Paoli è nella Sinistra indipendente. Sono gli anni in cui la politica in difficoltà chiede aiuto alla musica. Per gli esiti del suo ictus, si sposta sulla sedia a rotelle, ma la malattia non ha intaccato la sua grinta, anzi. Tra le sue lotte, quella contro la malasanità e pro la chiusura dei manicomi. Dopo aver visitato quello di Agrigento, è rimasto sconvolto. Sostiene: ’Io me la cavo perché sono Domenico Modugno, ma gli altri?’
Nel 1994, a tre anni dallo storico concerto a Caracalla, dove si regge sul bastone, ma a un certo punto butta via anche quello e ipnotizza una platea estasiata, dieci anni dopo l’ictus, muore per un infarto nella sua casa di Lampedusa. Ha 66 anni. Poco prima di morire, aveva nuotato e visto le tartarughe marine depositare le uova sulla spiaggia dei Conigli. Penso che gli sarebbe piaciuto di più morire su un palco, cantando. Il desiderio di ogni artista, morire sul palco. Ma per un uomo del Sud che ha sempre rivendicato il Meridione, non è male nemmeno morire dopo aver preso il sole e fatto una nuotata.
Un anno prima di morire, incide insieme al figlio Massimo, suo erede naturale per ciò che concerne la musica, la sua ultima canzone. Lascia la moglie Franca Pandolfi e altri due figli maschi. Il quarto figlio, anch’egli maschio, si chiama Fabio Camilli, fa l’attore ed è figlio della coreografa Maurizia Calì. Ha intentato contro la vedova Franca e i suoi figli un’azione legale per rientrare nel patrimonio di famiglia, azione che ha vinto dopo 18 anni di battaglie.