L’atto del comunicare tra due persone può avvenire in molti modi. Si pensi ad una delle forme di comunicazione orale più semplice, una conversazione, che solitamente inizia con una domanda, ad esempio, “come va? o “come stai?”. Non solo si cerca una risposta da parte della persona interrogata, ma nella stessa domanda c’è l’intenzione di comunicare qualcosa, di iniziare un dialogo. Il volume Comunicare. Persone, relazioni, media di Giovanni Boccia Artieri, Fausto Colombo e Guido Gili (Edizioni Laterza 2022) parte proprio con una domanda: «da dove cominciare a parlare di comunicazione?». Le intenzioni poste alla base di questo interrogativo sono sicuramente quelle di porre al lettore gli studi e le teorie sulla comunicazione e analizzarne la situazione attuale. Tuttavia, c’è anche l’intenzione di iniziare un atto del comunicare con il lettore. Un dialogo che si sviluppa e prende forma lungo tutta la lettura del volume che è altrettanto costellato da altre domande. Il tutto si potrebbe descrivere come una “comunicazione interpersonale in divenire”.
Comunicare. Persone, relazioni, media, fornisce gli strumenti e le conoscenze per poter avere una visione completa della comunicazione e lo fa anche attraverso continui rimandi all’immaginario letterario, cinematografico, seriale, fumettistico e musicale, nonché l’utilizzo della poesia, che aiutano in veste di esempi concreti nella comprensione dei vari concetti e teorie.
Persone, relazioni, media, sono le parole che seguono la parola comunicare nel titolo del volume e ogni parola ha la sua esplosione concettuale in determinati punti sull’analisi della comunicazione. Una rispettiva esplosione di ogni parola chiave che però attraversa tutti i capitoli, divenendo un’esplosione necessaria e complementare.
Persone è la parola che allaccia il primo e il secondo capitolo. Ciò che viene dato per scontato ad un certo punto, dopo tanti anni di studi sulla comunicazione, sono i soggetti della comunicazione e i loro scopi. Infatti, ecco un’altra domanda che apre il primo capitolo e ne è il titolo: «perché comunichiamo?». La risposta potrebbe risultare, appunto, scontata ed evidente, portando a tralasciare quanto invece sia fondamentale partire dalle basi, capire i meccanismi sociologici che si intrecciano necessariamente con quelli antropologici, psicologici nella comunicazione e all’interno di una comunicazione. Ciò che va sottolineato in questa domanda è l’uso del noi, infatti, è bene sottolineare come nella scelta delle tre parole chiave non sia stato utilizzato il termine “soggetti” bensì “persone. Sono il noi che hanno bisogno di «capirsi un po’» come afferma il titolo del terzo capitolo del volume, incentrato appunto, sulla comprensione e interpretazione della comunicazione, nonché sull’importanza dei contesti della comunicazione che sono cambiati.
Relazioni. L’agire comunicativo fra le persone crea relazioni, in quanto la comunicazione è rel-azione. Comunicare è dire, l’agire è il fare, dunque, l’atto comunicativo è fare, ma «a cosa serve comunicare?». La domanda contenuta nel titolo del quarto capitolo del volume a primo impatto potrebbe avere – anche in questo caso – delle risposte scontate, eppure, è da tener ben presente la potenza performativa della comunicazione. I modi di dire sulle parole, come ad esempio “le parole fanno male” o “le parole possono ferire” nascondo alla base quell’atto comunicativo di rel-azione. Se nei capitoli precedenti gli autori hanno parlato della comprensione che avviene nel cooperare, nel quarto capitolo è importante il focus sul ruolo della socievolezza. Ovviamente è impossibile non far riferimento a come le relazioni sociali siano cambiate per certi aspetti, per altri ci sia stata un’accelerazione di alcuni processi già in atto, durante la pandemia e in particolare il primo lockdown.
Media. Si è già fatto accenno a come il testo abbia sempre bene presente lo studio e analisi della comunicazione attuale attraverso la scelta delle tre tipologie di conversazioni poste nel capitolo introduttivo. Questo concetto si esplica nel concreto nel quinto capitolo che in qualche modo pone il lettore in un viaggio che va non dall’antico al contemporaneo come ci si potrebbe aspettare, ma viceversa. Quando si tratta l’argomento media, infatti, è abitudine di solito parlare dei primi mezzi di comunicazione a livello storico. Nel titolo del capitolo invece si legge già l’intento degli autori di partire dai dispositivi e dalla tecnologia attuale. Infatti, il titolo è Dall’Intelligenza Artificiale al papiro (e ritorno) e inizia con una citazione al romanzo Altered Carbon di Richard Morgan proprio sull’intelligenza artificiale.
Responsabilità è la keyword finale del volume nell’ultimo capitolo, non presente fra i tre termini del titolo del volume ma ne è, tuttavia, parola necessariamente consequenziale. Le persone, le relazioni e media hanno delle responsabilità, così come le ha il lettore, ma non nel senso gravoso del termine, bensì costruttivo e proattivo. Nella lingua italiana il sostantivo “responsabilità” deriva dal latino respònsus, participio passato del verbo respòndere, che indica l’impegnarsi a rispondere, a qualcuno o a sé stessi, delle proprie azioni e delle conseguenze che ne derivano. Nel titolo del sesto capitolo, Chi ben comunica… in quanto ciò che viene messo in enfasi in quest’ultima parte del volume sono le competenze del voler e del saper comunicare bene. Peculiare è la presenza dei tre puntini sospensivi che sono un invito al lettore a continuare la frase, a rispondere, appunto, alla fine della lettura e quindi di un’analisi esaustiva sul comunicare.
Come detto all’inizio di questo percorso esplorativo di Comunicare. Persone, relazioni, media, il volume prende il via ponendo una domanda sul dove cominciare per poter parlare di comunicazione che implica il voler iniziare un dialogo con il lettore, quindi, anche una risposta. In questo caso, non si avrà una risposta secca, nel senso di B come risposta alla domanda A, ma una risposta che è una riflessione, come dicono gli autori del volume, un rispondere nel senso del verbo latino. Lo studente o la studentessa, lo studioso o la studiosa alla fine può dare come risposta la sua riflessione critica al mondo della comunicazione grazie agli strumenti, conoscenze e consapevolezza acquisiti del volume Comunicare e porre, a sua volta, delle domande. Un continuo comunicare, sempre in divenire.