Le “piccole cose” di Gaeta e Melena

Little things in many things è il disco del duo abruzzese che si rivela una grande esplosione di sonorità jazz

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Una band davvero completa, omogenea e finalizzata a un certo tipo di jazz che offre molto spazio a quella che è l’estrema libertà di ogni musicista. Brani che si susseguono in una track list pregevolissima e scorrevole. Dobbiamo dire che sino a oggi abbiamo parlato di moltissimi ed eccellenti pianisti, ma in questo lavoro (Little Things in Many Things) del duo abruzzese formato da Walter Gaeta, pianista/compositore e Dante Melena, apprezzatissimo batterista, c’è davvero tanta roba. Ho ascoltato – e con attenzione – l’album. Il lavoro discografico, presente anche sulle varie piattaforme (Spotify, Deezer, Itunes, Youtube music, Amazon music ed altre) è stato registrato allo ‘Skunk Studio’ (provincia di Teramo) per la label ‘Dodicilune’ ed è distribuito ‘IRD’. Un disco che si rivela una grande esplosione di sonorità jazz. Il pianista (Gaeta), che qui usa anche il piano elettrico, è definito energico, originale e nello stesso tempo capace di esprimersi in un pianismo melodico e ritmico. Dante Melena, invece, si caratterizza per uno straripante groove, ottima tecnica e timing. La sua bravura e le capacità si sentono in ogni brano. I due co-autori, nella tracklist, uniscono colori e linguaggi diversi,  creando spazi inesplorati e in continua evoluzione. Imprevedibile e coraggiosa è la loro ricerca musicale.

‘Little Things in Many Things’ è un disco che propone otto brani originali nei quali, l’ottima vena compositiva dei due leader, si sposa con l’eccellente statura artistica dei loro compagni di viaggio. Nel settimo brano del disco, c’è una sentita rilettura del brano ‘Ada’, dedicato al compositore e amico fraterno Alfredo Impullitti, prematuramente scomparso. Il progetto scritto a quattro mani rivela un sound nuovo e accattivante con influenze che vanno dal jazz al funky. Ma la ricetta vincente del duo Gaeta-Melena è rappresentato anche dalla scelta, per la sezione ritmica, di uno dei più incisivi bassisti in circolazione. Qui faccio riferimento, senza alcun dubbio, al poliedrico e versatile Maurizio Rolli che in ‘Little Things in Many Things’ è presente nei brani 1,2,5,6 e 9: ‘Travel Days’, ‘Golden Storm’, ‘A Volte Capita’, ‘Obsession’ ed ‘M.M.’. La band, poi, è composta da musicisti di enorme qualità: Gianluca Caporale (sassofono tenore e soprano), Alex Sipiagin (tromba), Diana Torto (voce), Mauro De Federicis (chitarra elettrica), Jorge Gabriel Ro’ (tromba e flicorno), Emanuele Di Teodoro (altro ottimo bassista) e Marco Salvatore (sax alto). Rolli, che ha inciso circa 60 dischi, tra i quali: ‘Rolli’s tones 2 – Homework Angels’, feat. Otmaro Ruiz, Ciro Manna, Flavio Boltro, Antonio Onorato, ‘7 in latino’, feat. Otmaro Ruiz, Alex Acuña, Israel Varela, Javier Girotto, Manuel Trabucco, Gianluca Esposito e ‘Rolli’s tones’, feat. Peter Erskine, Mike Stern, Hiram Bullock, Ben Shepard, Bob Franceschini, si rivela una garanzia anche perché, eclettico com’è, suona indistintamente e con gli occhi letteralmente chiusi, contrabbasso, basso elettrico a 4 o 5 corde ed il fretless dove esprime il meglio di sé. Rolli, anche contrabbassista, si fa notare per il suo essere virtuoso. Il resto della band messa in piedi dal duo Gaeta-Melena, oltre che essere alto livello mi ha regalato forti sensazioni anche per una eccellente sezione fiati che creano particolari atmosfere. Oltre a questo è stupenda la voce di Diana Torto che si esprime con un’enfasi particolarmente bella … da sentirla praticamente dentro! Il quotato Dante Melena è davvero un eccellente drummer, ha suonato nell’album d’esordio: ‘Past Inside The Present’ di uno stupendo Gianfranco Continenza, chitarrista pesarese jazz-fusion, ed in questo lavoro vi trovò anche questo Maurizio Rolli, Angelo Trabucco, Scott Kinsey e Bill Evans. Si trattò di un lavoro che raggiunse il primo posto in classifica e piazzato tra i primi 100 album della categoria jazz-fusion, rivelandosi il secondo disco più venduto dalla ESC Records nel 2008.

Walter Gaeta e la formazione

Presso il Conservatorio ‘Luisa D’Annunzio’ di Pescara si diploma in Pianoforte. Di seguito, sotto la guida di Paolo Damiani, si diploma in Musica Jazz presso il Conservatorio aquilano ‘Alfredo Casella’. Ottiene il diploma accademico di II livello in Discipline Musicali ‘ad indirizzo jazz’ presso il Conservatorio ‘Santa Cecilia’ di Roma e con il massimo dei voti oltre la lode. A seguito di altri titoli, segue i seminari di Chick Corea, Harold Battiste, Ray Santisi, Walter Bishop jr., Enrico Pieranunzi, Michel Camilo, George Cables, Paolo Birro, Franco D’Andrea, Stefano Battaglia e molti altri. Gaeta segue anche corsi di orchestrazione, composizione e arrangiamento con Alfredo Impullitti, Mike Abene e Fabio Jegher. Insomma, segue un po’ di tutto ed entra nei vari settori dell’arte, anche in quella cinematografica. Nel duemiladieci compone e registra le musiche per il cortometraggio ‘Vite Invisibili’ per la regia di Davide Pompeo. Un pianista/compositore davvero a tutto tondo dalle mille sfaccettature. Un nome che farà rumore! Nelle vesti di musicista ha collaborato e suonato con Massimo Moriconi, Fabrizio Bosso, Max Ionata, Paolo Damiani, Tom Sheret, Rachel Gould, Pablo Mena Peraza, Sherrita Duran, Cheryl Nickerson, Marco Tamburini, Cheryl Arena, Geoff Warren, Kelly Joyce, Serena Molinari, Giò Di Tonno, Gianluca Esposito, Saba Anglana, Siamak Guran, Antonella Ruggiero e proprio Maurizio Rolli.

Walter, qual è stata la dinamica che, insieme a Dante Melena, ti ha spinto a realizzare questo ‘Little Things in Many Things’?

Da circa vent’anni condivido il palco per alcuni miei progetti musicali con Dante Melena, oltre all’amicizia è germogliata una vera consapevolezza delle nostre caratteristiche musicale, una presa di coscienza dei nostri punti forti e quelli deboli ed è stato facile produrre musica che ci rappresentasse in modo chiara e diretto.» Il lavoro dell’intera band che ti accompagna nel disco è eccellente ci racconti qual è il criterio che ti spinge a scegliere con cura i tuoi musicisti? «Il criterio è forse dovuto alla mia predilezione per la composizione e l’arrangiamento, quando scrivo musica è naturale per me immaginare anche un suono preciso e di conseguenza un certo tipo di musicista. Scrivere musica avendo in mente anche l’esecutore non è certo cosa nuova … Duke Ellington docet. Poi in realtà i musicisti coinvolti sono tutti amici in comune tra me e Dante, grandi musicisti che stimiamo e apprezziamo per la loro poetica musicale. Alex Sipiagin un vero mito internazionale e musicista straordinario, l’ho conosciuto all’interno di un festival e tra un aperitivo e un concerto è stato facile portarlo in sala d’incisione.

Mi sembra molto azzeccata la partecipazione del grande Maurizio Rolli; ma perché Rolli, un altro bassista?

Beh con Maurizio ci conosciamo dal 1999 credo, da quando eravamo studenti al corso di jazz, all’epoca chiamato sperimentale, tenuto dal maestro Paolo Damiani presso il conservatorio ‘A. Casella’ dell’Aquila. Poi ai corsi di composizione e arrangiamento con Mike Abene, Roberto Spadoni e soprattutto con l’amico e grande maestro Alfredo Impullitti presso l’‘Accademia Musicale Pescarese’. Ci siamo sempre visti con rispetti e trovati bene suonando insieme. Se aggiungi che anche Dante Melena ha un’amicizia lunghissima e ha condiviso tour e dischi con Maurizio la scelta non poteva che essere questa.

Non ti nascondo che il disco appare scorrevole, ascoltabilissimo ben studiato nella sequenza dei brani. Me lo racconti secondo te?

Antonino, raccontare la musica è sempre difficile, soprattutto la propria, il poeta Heinrich Heine sosteneva la tesi che ‘dove le parole finiscono, inizia la musica’. La tua percezione è esatta e l’idea era di fare un disco dove le difficoltà tecniche venissero ‘nascoste’ prediligendo la musica alla mera muscolarità, allo sfoggio di tecnicismi fini e se stessi. Molti brani sono nati da un groove, da un ‘voicing’ particolare, da improvvisazioni pianoforte e batteria. Abbiamo miscelato il tutto con arrangiamenti sobri ma estremante funzionali e questo è il risultato. L’unico brano non originale è ‘Ada’ di Alfredo Impullitti, dove ho provveduto a fare un arrangiamento poetico e pieno di deferenza nei riguardi del nostro maestro scomparso prematuramente.

Antonino Ianniello

Nasce con una spiccata passione per la musica. Si laurea in lettere moderne indirizzando la scrittura verso il giornalismo, percorre in maniera sempre più approfonditamente e competente le strade della critica musicale, pubblicando numerosi articoli su jazzisti contemporanei e prediligendo, spesso, giovani talenti emergenti. Ama seguire il jazz, blues e fusion e contaminazioni.

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