“Attivisti imbrattano un Monet al Museo Nazionale di Stoccolma.”
“Torta in faccia per la Gioconda di Leonardo al Louvre.”
“La Ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer sotto l’assalto di due attivisti.”
Queste e tante altre le notizie che sono emerse negli ultimi tempi attraverso notiziari, quotidiani, telegiornali: gli attivisti hanno dato vita ad una forma di protesta che prevede l’attacco alle opere d’arte più iconiche, al fine di combattere l’incuranza dell’uomo per i cambiamenti climatici e i disastri ambientali.
La domanda che viene da porsi è “Perché gli attivisti, per denunciare i disastri climatici, decidono di attaccare il patrimonio culturale?” “Qual è il nesso che lega le denunce per i cambiamenti naturali alla distruzione del patrimonio?” “Perché questi attacchi provocano alla popolazione un senso di indignazione così forte?”
Ragionando sulla forma di protesta adottata, ci si rende conto che l’obiettivo degli attivisti non è la distruzione del patrimonio culturale, in quanto ogni opera d’arte presa di mira presenta dei dispositivi di protezione che la preservano e la custodiscono in totale sicurezza: l’opera d’arte, infatti, diviene uno strumento per attirare attenzione e sensibilizzare il pubblico ampio ad un grave problema.
D’altronde è risaputo che, da sempre, il patrimonio culturale ha un forte potere simbolico per l’essere umano: un esempio su tutti, i grandi Mecenati che, a partire dal Rinascimento, utilizzano l’arte come strumento per costruire e promuovere la propria immagine ed il proprio potere.
In questa prospettiva, le azioni di protesta iniziano ad avere un senso, poiché sottolineano l’importanza che il patrimonio culturale riveste per il singolo individuo, in quanto esso crea identità e senso di appartenenza, incarna i valori di una comunità e costruisce un legame con il passato.
A dimostrazione di quanto sia ritenuto importante il patrimonio culturale nel 2005 è stata adottata dal consiglio d’Europa la Convenzione di Faro, entrata poi in vigora nel 2011. Si tratta di un documento che intende fissare il valore del Patrimonio culturale per la società, promuovendone una comprensione più ampia, in relazione alla comunità e alla società, sottolineandone l’aspetto sociale. Il suo valore non si limita alla singola opera, ma esso è parte integrante dell’identità delle persone. Inoltre, promuove l’educazione e la formazione nel campo culturale, al fine di promuovere una maggiore consapevolezza.
Allo stesso modo, l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, adottata dalle Nazioni Unite nel 2015, riconosce l’importanza del patrimonio culturale come parte integrante dello sviluppo sostenibile. Per di più, mette in evidenza il ruolo del patrimonio culturale in questo contesto, sottolineando l’importanza di proteggere e conservare il patrimonio, promuovere la partecipazione delle comunità locali e degli attori interessati nella conservazione e nella valorizzazione del patrimonio. Tutto ciò incoraggia un approccio inclusivo che rispetta e valorizza la diversità culturale.
Per questo motivo, possiamo definire la denuncia degli attivisti come un atto simbolico e provocatorio, che utilizza il patrimonio culturale come uno strumento per attirare l’attenzione su problemi ambientali molto gravi.
Nonostante quanto detto, in tutti gli stati europei si discute per attuare sanzioni più dure verso chi commette questi atti vandalici.