Lei si limitava per lo più a non deludere il marito e a non farlo soffrire. Per questo motivo, bisognava nascondergli la verità. A prescindere dalle prove inconfutabili di cui lui avrebbe potuto disporre, lei non avrebbe mai confessato. La confessione e la ricerca del perdono sono per i mariti di cinquant’anni. Dopo quell’età si è vecchi. Ed è penoso recare turbamento a un vecchio, a uno che, anche volendo ricominciare daccapo, non ha più tanta vita davanti a sé. Anche per il suo bene era preferibile negare l’evidenza. Così la pensava Isako. Stavano insieme da sei anni. Matsumoto Seichō, L’attesa, Adelphi, pag. 299. Sulla copertina, e credo sia doveroso rimarcarlo, una splendida opera del grande fotografo giapponese Shōji Ueda.
Dopo l’avvenente e spregiudicata Onizuka Kumako de Il dubbio, pubblicato sempre da Adelphi, la genialità di Matsumoto Seichō, – un autore ormai confidenziale – ci propone una nuova seducente e giovane signora nella figura di Isako, moglie di un anziano ingegnere ottico, Nobuhiro, che ha trent’anni più di lei e che ha fatto le proprie fortune proponendo le sue invenzioni a un’azienda di cui lui è diventato un alto dirigente. Isako ha un piano audace e meticolosamente preciso, lento, quasi sillabato: sbarazzarsi del marito nel giro di tre anni e impadronirsi di tutto ciò che possiede. Può contare sul fatto che lo scopre affetto da fragilità coronarica, ha avuto due infarti, quindi lo obbligherà a un ricovero in ospedale. Ma prima che possa morire, deve estorcergli un testamento che escluda le figlie che Nobuhiro ha avuto dal suo precedente matrimonio. Sesso e denaro. E avvenire. Che cosa succederà a Isako dopo la morte del marito se lei non provvederà al proprio futuro? Sarebbe una donna sola? Potrebbe di nuovo risposarsi? O sarebbe ormai vecchia e per giunta non più nelle possibilità di avere figli? Intanto, questa donna, in un certo senso, devota al marito, non esita ad avere altri uomini. Non riesce a stare da sola. E specialmente di notte il desiderio la assale. Si desume una donna irresistibile. Non solo perché è giovane e la sua pelle è liscia come la seta ma anche per la sua folgorante grazia, eleganza, armonia. Sembra che certe fattezze non possono che arrecare certe morbosità. Indubitabili aneli come propositi o ambizioni. Forse, certe donne, nonostante la loro volontà, ne sono sopraffatte. In ogni caso, Isako ne sembra consapevole. Soprattutto, teme il tempo. Così, non esita a manipolare gli uomini. Dal marito che ama con una devozione preservatrice, quasi adolescenziale, al giovane fascinoso, più giovane di lei, che si porta letto come se il gioco dell’amore fosse avulso dall’affezione, dal sentimento: puro sesso e nient’altro. Desiderio naturale e carne. Fino all’ex amante Shiotsuki – nipote di un alto papavero del Partito conservatore – di cui sfrutta le influenti relazioni. Il tutto senza nessuna tensione psicologica o emotiva se si escludono quelle che trascinano o comportano il calcolo. Puro metodo aritmetico, insomma. Razionalità o logica numerica. Eppure, si sa, la vita non sempre si riesce a tenerla nelle maglie di un quadrato o di un cubo, benché perfettamente ben costruito o predisposto. Così una volta capito l’intento dell’affascinante protagonista, si rimane avviluppati al libro. Il meccanismo è avviato. L’attesa non riguarda più soltanto il tempo che Isako deve aspettare per pervenire alla sua meta, quanto, da parte del lettore, essa diventa un irresistibile innesco alla curiosità di capire dove la maestria della scrittura dell’autore fa inceppare gli eventi. Dove, in pratica, avverrà lo schianto con la realtà. O in quale tempo avverrà il disastro, il crollo, la caduta vertiginosa, o abissale di quell’impalcatura che è la nostra costruzione di tangibilità. O di verità. Predire il futuro è difficile ma ancora di più è predire l’accaduto, il passato. È in questo vortice che Matsumoto Seichō ci porta con la sua ipnotica e semplice narrazione di fatti che inesorabilmente accadono. Tuttavia, essi possono anche accadere in maniera difforme alle nostre attese. Sembra quasi banale, tutto ciò. Eppure non lo è. Non capita anche per il passato, forse? Quando pensiamo alle cose trascorse, esse sono sempre le stesse se le pensiamo a distanza di qualche mese o di qualche anno? Da qui i paradossi, le incongruenze della realtà, o le inutili e gelide macchinazioni che ostinatamente l’uomo crea e che qualcos’altro o qualcun altro smonta. E lo vedremo alla fine cosa! Quando, com’è nell’essenza del romanzo giallo, tutto troverà un suo ordine. E ogni cosa centrerà quell’anello da sempre posto sulla superficie dell’acqua. O sull’estensione di una fragilità. Di un’insicurezza, ma anche di una determinazione ferrea. Per la giovane moglie con un marito anziano tutto è sacrificabile in funzione del fine da raggiungere, figuriamoci gli amanti, nient’altro che strumenti per i propri obiettivi. Così Isako, quando il giovane amante Kanji è accusato di aver picchiato a morte la donna con la quale viveva, pur di non essere coinvolta non esita a chiedere all’avvocato difensore – che lei stessa ha ingaggiato con l’aiuto dell’ex-amante – di andare contro le regole morali della professione forense e farlo condannare. Anche l’avvocato, si capisce da subito, sarà avvinto. La bellezza di Isako è vorticosa. Così come, all’opposto, il linguaggio di Matsumoto Seichō è semplice, terribilmente semplice, ma si resta comunque catturati e intricati dalla sua spirale, dal suo controllo e cinismo. Si può dedurre che lo scrittore giapponese conosca magnificamente quella perfida materia che è la scrittura, non meno di quella perversa, infedele e perniciosa, mi si permetta un termine d’altri tempi, disposizione dell’animo umano. L’attesa, come tutte le opere di Matsumoto Seichō, è anche il ritratto di un mondo asservito ai profitti e affetto da una sempre più temibile astenia etica. E, sebbene, non sia compito della letteratura proporre moralità, entrare nei suoi sistemi subdoli quanto pervicaci non può che renderci consapevoli di una scrittura che emergendo dall’inatteso della sua linearità e purezza ci esalta con l’acume e l’intelligenza della sua levità e delle sue ideazioni, fantasie, esasperazioni. Matsumoto si rivela pertanto un grande e inossidabile maestro del noir. O del romanzo in genere. La sua voce è di sempre. Bassa e calma. E di un imprescindibile sapore.
[Matsumoto Seichō, L’attesa, Adelphi, pag. 299]
Di Matsumoto Seichō (1909-1992), Adelphi ha pubblicato Tokio Express (2018), La ragazza del Kyūshū (2019), Un posto tranquillo (2020), Il dubbio (2022) e Il passaggio di Amagi (2022). L’attesa è apparso per la prima volta a puntate sul mensile Bungei shunjū nel 1970