La vivibilità si complica se il marketing turistico va fuori scala

Occorre strategia e affermazione delle tradizioni, altrimenti il “Fenomeno Venezia” non rimarrà isolato: prezzi degli immobili assurdi, scomparsa delle botteghe a favore di catene internazionali e alterazione del tessuto sociale

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Dalla pandemia in poi, il turismo in Italia ha conosciuto una rinascita sorprendente, con una crescita significativa delle presenze, soprattutto nelle regioni meridionali. Quest’anno al Sud è in atto un ulteriore boom con un afflusso di turisti provenienti sia dal Nord Italia che dall’estero, specialmente dagli USA e dalla GB; a metà giugno vi raccontavamo come la Serie “Ripley” di Netflix (benché flemmatica e stuccosa, lontana dal grande film da cui deriva) ha dato i suoi frutti; sulla costa amalfitana già a inizio luglio c’erano segni di saturazione nonostante l’aumento dei prezzi.

Questa situazione solleva molte questioni sociologiche riguardo l’impatto ambientale e sociale del turismo nella nostra regione. Dal punto di vista economico, l’aumento del turismo ha portato numerosi benefici. Gli introiti generati dal turismo contribuiscono in modo significativo al PIL campano. Settori come l’ospitalità, la ristorazione, i saldi d’abbigliamento e i trasporti hanno visto un notevole incremento dei ricavi, come pure è stata stimolata l’occupazione creando nuovi posti di lavoro, tant’è vero che saranno 40 anni e più che non vedevo in giro tanti cartelli “Cercasi personale” nelle vetrine.

Tuttavia… Questo successo di turismo non è privo di risvolti: ha provocato un aumento dei prezzi dei beni di consumo e dei servizi e -di conseguenza- la vita dei residenti delle coste campane più costosa. Già da anni l’afflusso di capitali dall’esterno ha portato a un aumento dei costi abitativi, rendendo difficile per la popolazione locale trovare alloggi a prezzi accessibili, per una vita normale.

L’afflusso sempre più grande di turisti -che in alcune località costiere porta a 6-8 volte la densità abitativa locale- esercita una forte pressione antropologica sulle risorse naturali. Le coste e le spiagge, già a metà giugno quest’anno, mostravano segni di una forte presenza, con conseguente impatto sull’ecosistema marino e costiero. L’inquinamento, l’erosione delle spiagge e il sovrasfruttamento delle risorse idriche sono solo alcuni dei problemi ambientali: è essenziale adottare politiche ambientali più efficaci, anche perché i cambiamenti climatici hanno stretchato la stagione turistica che da qualche anno, specie per il turismo nordico, comincia a maggio e si allunga fino alla metà di ottobre ed oltre…

Se è vero che tedeschi e popoli del Nord considerano il nostro Sud la California d’Europa, occorre mettere mano a un turismo responsabile: la gestione dei rifiuti ormai presenti ovunque, la depurazione degli sversamenti e la conservazione delle risorse naturali sono cruciali per minimizzare l’impatto ambientale e preservare la bellezza naturale della Campania anche per i nostri nipoti.

Il rischio “Venezia”: la gentrificazione culturale

Dal punto di vista sociologico il turismo ha sicuramente effetti positivi con risvolti non desiderabili però: l’aumento dei redditi e delle opportunità di lavoro migliora la qualità della vita degli abitanti ma l’incremento dei prezzi e la pressione sul mercato immobiliare creano disuguaglianze economiche e sociali influenzando anche l’identità culturale della regione, da un lato favorisce la valorizzazione e la preservazione del patrimonio culturale ma dall’altro lato, porta a fenomeni di “Gentrificazione culturale”, dove le tradizioni e le eccellenze locali vengono alterate per soddisfare le aspettative dei turisti.

Per esempio: la moda Positano resiste con il made in Italy, ma è il segreto di Pulcinella che da tempo è affiancata da prodotti cinesi, indiani, turchi per soddisfare le tasche più carenti e proprio per mano di chi dovrebbe alzare un muro; è lapalissiano che non basterebbero tutti i limoni IGP sfusati delle costiere Amalfitana e Sorrentina messi insieme per produrre il limoncello che circola in Italia e all’estero… e poi il pesce consumato nelle due Costiere nei mesi clou, molto apprezzato come pesce locale pescato “…questa notte dalla barca di amici pescatori che lo danno solo a me”, e che invece è un ottimo pesce tunisino ed egiziano.
In dieci anni presenze quasi triplicate, nonostante il Covid.

In sintesi, l’ascesa del turismo in Campania post-pandemia è una grande opportunità per la regione, ma anche una sfida significativa. È cruciale bilanciare i benefici economici con la necessità di proteggere l’ambiente e garantire il benessere delle comunità locali. Solo attraverso un approccio sostenibile e inclusivo il turismo potrà continuare a essere una risorsa preziosa per la Campania, preservando al contempo le sue ricchezze naturali e culturali per le future generazioni.
Per meglio comprendere l’andamento delle presenze turistiche sulle coste della Campania dal 2015 in poi, vi mostriamo i dati disponibili, divisi per periodi:

  • Crescita Pre-Pandemia (2015-2019):
    Durante questo periodo, c’è stata una crescita costante del numero di turisti, sia italiani che stranieri. Le presenze italiane sono aumentate da 1,5 a 2,1 milioni, mentre quelle straniere sono cresciute da 1,0 a 1,4 milioni.
  • Impatto della Pandemia (2020):
    Il 2020 ha visto un drastico calo delle presenze turistiche a causa delle restrizioni di viaggio globali. Le presenze sono crollate a 0,6 milioni per gli italiani e 0,4 milioni per gli stranieri.
  • Ripresa Post-Pandemia (2021-2023):
    Con la ripresa dei viaggi e la revoca delle restrizioni, il turismo ha cominciato a riprendersi nel 2021. Il 2022 ha mostrato una forte ripresa con 2,5 milioni di italiani e 1,5 milioni di stranieri.
    Per il 2023, i dati hanno rivelato una crescita con un totale di 5,6 milioni di turisti.
  • Previsione per il 2024:
    La previsione per il 2024 suggerisce una crescita continua, con 3,8 milioni di italiani e 2,2 milioni di stranieri, per un totale di 6,0 milioni.

E dall’anno prossimo in poi?

Per il 2025 le previsioni turistiche sono addirittura eccessive… Da qualche anno musica, cultura, bellezze naturali, cucina etc.., di Napoli e del Sud sono ritornate ad essere oro in termini mediatici e di riscoperta del vero Italian sound; ma occorre strategia e affermazione delle tradizioni , altrimenti il “Fenomeno Venezia” non rimarrà isolato: prezzi degli immobili assurdi, scomparsa delle botteghe a favore di catene internazionali, alterazione del tessuto sociale, eventi come il Carnevale del quale neanche ci si ricorda più il significato originale e… che Dio ce ne liberi, cucina internazionale!

 

 

 

Carlo De Sio

Laureato in Scienze Politiche ed Economiche, con Master in Psicologia sociale e P.R, ha lavorato nella Comunicazione d’impresa e nelle Relazioni Pubbliche per oltre 40 anni. Ha fatto parte dei direttivi di Organismi nazionali quali ACPI-Milano, FERPI-Milano e Confindustria. E’ iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1999.
Fa parte di un gruppo di specialisti per la revisione di testi generati dall’I.A. e partecipa nel Deep Web a un gruppo di approfondimento che ha come focus notizie e valutazioni sulle crisi politiche in atto.

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