Nel 2019, in memoria dell’intellettuale Francesco Durante, furono organizzate due giornate di studio focalizzate sulla traduttologia. In una silloge continuativa, è stato organizzato il convegno Portare all’altra riva. Tradurre la letteratura svoltosi il 9 e il 10 novembre presso l’Università degli Studi di Salerno grazie all’impegno dei professori Vincenzo Salerno e Giorgio Sica. Il convegno è stato patrocinato dalla Società italiana di traduttologia, dal corso di dottorato Studi letterari, linguistici e storici del Dipartimento di Studi Umanistici, dal Centro interdipartimentale di Ricerca Alfonso Gatto e dal Centro Bibliotecario Ateneo.
La prima giornata di studi si è incentrata sulla traduzione dei classici e sugli errori di traduzione, mentre la seconda ha affrontato la traduzione nella letteratura moderna e contemporanea. L’esercizio della traduzione è l’unico ponte che permette di accedere a qualsiasi lettura, si rinnova nel tempo e cerca di restituire lo stesso smalto dell’opera originale nella lingua d’arrivo. Grazie ai laboratori di traduzione, l’Università di Salerno è attenta a offrire ai propri studenti e studentesse l’opportunità di cimentarsi in questo arduo compito e di potersi confrontare con altri studiosi della materia. Infatti, due studenti neolaureati hanno partecipato al convegno portando la loro esperienza di tesi e conversando con i loro relatori, Danilo Pio d’Auria con la professoressa Giovanna Pace e Felice Pio Maione con il professor Stefano Amendola. Sono intervenuti anche i professori: Enrico Ariemma proponendo una traduzione “ecosostenibile” dei testi antichi, Gianpaolo Urso esaminando le interpretazioni e i fraintendimenti delle traduzioni degli storici antichi e Mario D’Ambrosi con la traduzione interlinguistica e intralinguistica a Bisanzio. Il professor Rosario Pellegrino si è occupato dei récits de voyage, nello specifico del caso di Charles de Brosses, mentre il professor Michele Bevilacqua ha evidenziato la complessità del tradurre L’Opoponax della scrittrice francese Monique Wittig in quanto l’opera si distingue per l’uso del pronome “on” al posto dell’uso comune di “elle” o “il” incanalandosi nel discorso della sperimentazione linguistica e della questione di genere cara all’autrice femminista materialista. La professoressa Valentina Ripa, invece, chiude la prima giornata di studi di traduttologia con uno studio sulla traduzione e la militanza cileno-argentina negli anni ’70 in Italia evidenziando l’importanza di usare la terminologia corretta per non incorrere in banalizzazioni e per dare, al contrario, il giusto peso alla memoria dei desaparecidos.
La seconda giornata si è avvalsa della possibilità di avere studiosi e studiose collegati a distanza rendendo il convegno un momento di condivisione e di dialogo a livello nazionale. In apertura, il professor Edoardo Zuccato (IULM Milano) ha discusso sulla schiettezza goliardica di Robert Burns e sul suo poetare politicamente scorretto, dunque sulla difficoltà di tradurlo con la nuova sensibilità contemporanea. L’italianista Alberto Granese ha esaminato le traduzioni della tragedia greca da parte di Pasolini, Quasimodo e Sanguineti sottolineando le differenze e le somiglianze riscontrate, mentre la professoressa Alviti (Università degli Studi di Cassino e del Lazio meridionale) si è occupata della traduzione in spagnolo di Clemente Rebora per opera di Gerardo Diego, in particolare della poesia La poesia è il miel. La professoressa Ornella Tajani (UnistraSi) si è occupata della traduzione come espace portagé concentrandosi su André Du Bouchet. Con la professoressa Giulia Scuro (Università di Napoli L’Orientale) si ritorna a parlare della questione di genere e di sessualità ma da un punto di vista puramente medico attraverso il caso di Carchot-Magnan e il sens génital.
Infine, l’intervento della professoressa Carmen Gallo (Università di Roma “La Sapienza”) ha esposto i problemi del poeta traduttore poiché essi hanno una particolarissima percezione del mondo ed è quella che poi restituiscono anche nelle loro traduzioni. Inoltre, ha sottolineato come le traduzioni non invecchino, sono gli stili di traduzioni a cambiare anche per avere una maggior ricezione. Si è poi raccontata nella sua esperienza di traduttrice delle opere di T. S. Eliot (La terra devastata) e di Shakespeare (Romeo e Giulietta), condivisione importante che si inserisce nella necessità di parlare di traduttologia e di traduzione, unico modo per avere una lettura accessibile e consapevole alle opere straniere.