Dopo oltre tre anni della pandemia da COVID-19, l’11 maggio 2023 è finita l’emergenza salute in USA e pertanto possiamo vedere i limiti, i regressi e gli insuccessi per non dire il collasso della risposta pubblica e privata sul tema salute.
La responsabilità di migliorare la nostra risposta a future crisi della sanità si basa nel correggere il collasso di quanto è avvenuto.
Secondo un docente della scuola di salute pubblica T. H. Chan, il dottor K.S. Corbett, ricercatore dell’NIH (National Institutes of Health), innanzitutto bisogna prevenire anziché reagire alle epidemie virali. Dal momento che vi sono ben 23 famiglie di questi virus associati con le infezioni umane, queste sono diversamente conosciute nell’ambito della loro variabilità. La SARS 1 e la MERS avevano già fatto vedere la potenzialità epidemica della famiglia dei coronavirus.
Nonostante ci siano voluti 66 giorni per completare la fase uno di prove cliniche di un vaccino ad epidemia già iniziata, bisognava essere in grado di approfondire prima le entità virali delle famiglie conosciute, che potrebbero avere bisogno di 10 volte tanto del tempo trascorso nell’attuale epidemia.
Ovviamente questo risultato si potrebbe ottenere se l’NIH fosse in grado di impiegare in anticipo le spese di approfondimento che hanno già avuto un costo oltremodo spropositato di una enorme perdita di vite umane sacrificate ed inoltre hanno pesato sull’economia americana con una spesa di circa mille miliardi di dollari.
In seconda istanza la velocità della ricerca deve essere equiparata ad una capacità di essere comunicata al pubblico. Questo risultato ha il suo impatto fondamentale nell’ottenere quella simbiosi di comunicazione della capacità di ricerca scientifica e di sentimento umanitario che superi un ambiente politico polarizzato. Bisognerebbe che sempre ci fosse questa simbiosi di eventi tra i centri di controllo e prevenzione delle malattie (CDC) ed i politici implicati (in USA direttamente gli incaricati dal Presidente americano).
Infine i responsabili della salute pubblica non possono risolvere queste crisi sanitarie dall’alto, ma debbono lavorare in collaborazione con il popolo o meglio la parte che rappresenta, per valore anche etici, la maggioranza silenziosa.
Bisogna essere in grado di insegnare il pensiero critico già a scuola e nei posti di lavoro così che la gente sia in grado di svolgere una propria ricerca per raggiungere le conclusioni ragionevolmente.
Questo problema è divenuto maggiormente sentito di recente con l’eccesso d’informazione dei “social media”.
Queste conoscenze spesso rappresentano una cattiva informazione se non maliziosa ed addirittura falsa. Abbiamo bisogno di aiutare la gente a saper distinguere la verità dal falso e quindi a distinguere quanto dice il normale venditore che cerca solo confusione e dice spesso bugie.
In conclusione abbiamo vissuto oltre tre anni di pandemia con perdita di tempo, con costi eccessivi, non solo in denaro, e con politici e professionisti sanitari corrotti, con esempi classici come “tachipirina e vigile attesa”, e come lo sconsigliare le autopsie, affermazione contraria a qualsiasi giuramento d’Ippocrate ed anche ad un sano ed informato ragionamento.