L’odierna fase di transizione caratterizzata da una restaurazione con deriva privatocratica dell’intero campo sanitario, nell’impatto inevitabile prodotto anche nell’ambito psichiatrico, realizza la dimensione reale di una tendenza che se da un lato esprime una precisa direzione politico-economica, dall’altra riassume, in tal modo, le peculiari risorse ideologiche con cui l’assetto neoliberista riproduce se stesso. Con l’assimilazione di tale ordine storico-politico da parte dell’odierna sinistra tradizionale, si ottiene l’ultima indicazione del livello di inerzia politica che aggrava la natura e l’entità dei problemi sul tappeto.
Cercasi nuova
bussola teorica
Si procede in una sola direzione, che mal si concilia con le stratificazioni problematiche a cui si ricollegano i gravi scompensi socio-assistenziali e sanitari che, relativamente al campo della salute mentale, hanno ormai assunto una gravità che non ha precedenti. Si vuole invece provare a creare un corto circuito su tale stato di cose, provando a imprimere un deciso cambio di rotta che, necessitando comunque di una “nuova bussola teorica”, non butti via l’acqua sporca col bambino dentro. Si intende portare nell’attualità gli aspetti e le istanze condensate nella “legge 180”, della quale se ne chiede, in prima battuta, l’attuazione su tutto il territorio nazionale. Ma a tale scopo occorre preliminarmente fare a meno di miopie, residui ideologici e fruste apologie, insomma di pregiudizi e teoreticismi che hanno caratterizzato gli ultimi 20 anni della cosiddetta “questione psichiatrica”. “Cangiante fino alla intollerabile monocromia odierna”.
L’occasione buona, sollecitata dalla grave evidenza dei fatti e da un ottuso silenzio istituzionale e accademico, nella quale confluisce tutto “l’irrisolto”, è data dal centenario della nascita di Franco Basaglia.
Di tale “evento” non si darà seguito con un intento “commemorativo” né “agiografico”, per evitare l’insidia che nel momento in cui ci si trova a “commemorare” delle nascite, delle morti o altri anniversari che risalgono a molto tempo fa, l’oggetto del ricordo, il più delle volte, si è già trasformato in un pezzo da museo finito tra i reperti di un passato ormai morto che non suscita più la minima emozione.
È in casi di questo tipo che le pagine culturali dei quotidiani, i dignitari della cultura e i curatori fallimentari della storia possono “celebrare il loro evento” stando comodamente appoggiati agli scaffali sui quali sono esposti i ricordi che un tempo avevano fatto battere assai più velocemente i loro cuori.
“Che cos’è la psichiatria”, redatto da un giovane e brillante psichiatra già piuttosto noto all’epoca, ha conservato per molto tempo una sua freschezza e attualità sorprendenti.
Testi rivoluzionari
messaggi non ingialliti
Un testo che, anche dopo quasi cinquant’anni, continua a suscitare forti tensioni e contrapposizioni da essere messo all’indice, come altri suoi scritti ignorati dall’accademia e lasciati cadere nell’ indifferenza dell’arroganza. Testi che contenevano tanta dinamite intellettuale quanta ne poteva bastare per un’epoca intera. In quel punto degli anni ’80, con la svolta ” DSM-ATEORETICO-PROBABILISTICA”, questo testo ( come altri…) rimasto scottante per così tanto tempo, improvvisamente è diventato freddo, come se il suo messaggio si fosse come ingiallito, e oggi, anche se in pochi lo studiano ancora, lo si fa ormai “senza né odio né passione”, come se fosse solo la testimonianza di una storia finita. Una storia che, invece, ha una lunga storia e che non significa affatto che ” la teoria di Basaglia” si sia “esaurita” e sia arrivata alla conclusione della sua parabola: potrà morire e passare alla storia solo insieme a “una certa psichiatria, ovvero a questa pseudo-scienza farcita di suggestioni”.
Né significa che si possa ritenere inaccettabile il contenuto di quei testi a partire dal fatto che sarebbero basati fin dall’inizio su “errori”.
Psichiatria odierna
e inutili latrati
Quando “l’odierna psichiatria” fa simili affermazioni, ciò è dovuto solo al fatto che sta ancora latrando contro ciò che era il vecchio oggetto della sua rabbia, il quale, tra l’altro, non può più rappresentare alcuna critica all’assetto dell’odierna psichiatria. Per poter capire perché testi come “Che cos’è la psichiatria” sia riuscito ad esprimere una verità per così tanto tempo, e solo alla fine del XX secolo sia diventato in qualche modo meno pregnante, occorre riconoscere il carattere contraddittorio della “rivoluzione basagliana”, che è sempre stata ritenuta e trattata come se fosseun “unicum monolitico”.
In tal senso , esiste, per così dire, quasi un “doppio Basaglia”: dentro un solo cranio ci sono due teorici che seguono delle linee argomentative completamente diverse.
Il “Basaglia 1” e il Basaglia “essoterico”, il discendente e il dissidente della psichiatria “borghese” dei primi del ‘900, ” il politico rivoluzionario” e mentore della prima linea avanzata di una “psichiatria emancipatoria” che rivendica “diritti e cittadinanza ” e una prospettiva di cura per “gli esclusi e reclusi nei manicomi”. Questo Basaglia è tutto interno alla filosofia illuminista, adottando il punto di vista ontologico di una “restituzione di soggettività ” alla sola “condizione manicomiale”, con la “presa in carico del soggetto psichiatrico da parte della società.” A partire da questo punto, l’obiettivo diventa” semplicemente” quello della “inclusione sociale”, sorta di rovesciamento dei “rapporti di potere” che prima caratterizzavano la condizione asilare. Qui “cura” non designa più “quella relazione sociale”, bensì apre alla autodeterminazione soggettiva( che oggi confluisce nel paradigma della cosiddetta “recovery”), un sottrarsi dal “potere psichiatrico istituito”.
Si recuperi la forma
sociale della cura
Ma c’è anche un Basaglia del tutto diverso: questo “Basaglia 2” è il “Basaglia esoterico” e negativo, ancora oggi poco letto e misconosciuto. È il Basaglia esistenzialista e fenomenologo, amico di Sartre, critico dell”alienazione capitalistica e iniziatore della politica di “deistituzionalizzazione”. Il Basaglia esoterico non concentra la sua analisi critica sugli interessi sociali immanenti al sistema, ma piuttosto sul carattere storico del sistema stesso (eloquenti sono in tal senso molte delle pagine delle sue “Conferenze brasiliane”).
Il problema non è più quello della “manicomialità “, ovvero del potere di autodeterminazione del soggetto, bensì quello della “forma sociale” della cura stessa: non ancora approvata la legge 180, Basaglia fu buon profeta nell’avvertire che “… guardate che i problemi sono ben altri…”.
Qui “la psichiatria” non è una “cosa” che sarebbe semplicemente possibile modificare e rinnovare, ma essa è vettore di “relazioni sociali totalizzanti”, che in quanto sottendono “una visione” torna sempre su sé stessa come in un circuito chiuso, tale che, facendo leva su un paradigma che la attraversa dai suoi esordi, si è resa indipendente anche dall’utopia basagliana, attraverso proprio quel movimento fantasmatico che le consente di funzionare come una sorta di “soggetto automatico”.
Pertanto, non si può superare questa “relazione assurda” e mettere fine al suo carattere “feticistico” per mezzo di un semplice tentativo messo in atto dai vari “associazionismi”, dai “manifesti” e dalle ” giornate mondiali e nazionali”…
È invece necessaria, in ultima analisi, una “rottura cosciente” con quella che è la “struttura dissociata di fondo” di questa “pseudo disciplina medica”, in modo da passare dal “valore autoplastico e forsennato” di quel paradigma( “le malattie mentali sono malattie del cervello”- Griesinger; cui si aggiunge che “della lingua del paziente non ci importa granché “- Kraepelin ), a una reale pratica di cura, emancipatrice e comunitaria, usando in maniera consapevole le forze intellettuali e politiche, secondo criteri di “ragione sensibile”, anziché abbandonarsi al deja ‘ vu o al “lamento istituzionale” , o peggio ancora alla cieca processualita’ di una “macchina istituzionale feticisticamente programmata”.
Deistituzionalizzazione
Come intenderla oggi
E dunque, qual’e’ la relazione tra il “Basaglia essoterico” e il “Basaglia esoterico” ?…
Il duplice Basaglia non può essere suddiviso in un “giovane Basaglia” e in un “Basaglia maturo”, dal momento che il problema si estende come una contraddizione che attraversa tutta la teoria di Basaglia. Si possono trovare elementi di una critica al feticismo del paradigma vetero psichiatrico, così come, anche nelle “Conferenze brasiliane”, emergono elementi che fanno parte del modo di pensare sociologicamente ridotto. Il problema reale sta nel fatto che Basaglia, ai suoi tempi, pur avendo intraviste certe tendenze, non poteva riconoscere le contraddizioni esistenti all’interno della sua disciplina e quindi della sua teoria nella misura in cui questa contraddizione non si trovava solo nella teoria ma anche nella realtà stessa. Basaglia è stato tra i pochi, forse l’unico, ad avere scoperto quella che era la forma comune inedita, ma questa sua scoperta non potè esercitare alcuna efficacia pratica, poiché il sistema istituzionale e il suo fondo ideologico aveva ancora da percorrere una traiettoria di sviluppo che è giunta fino alla forma involuta dei nostri giorni.
Pertanto, per tutto il movimento “antistituzionale”, il ” Basaglia 2″ era insignificante, dal momento che gli era possibile percepire solo la “variante” contenuta in ‘Cos’è la psichiatria’ .
In questo senso, la “deistituzionalizzazione” può essere intesa in una maniera del tutto diversa dal solito: lungi dall’aver contribuito allo smantellamento della logica asilare, essa ha costituito piuttosto il motore interno dello sviluppo del sistema stesso.
Il movimento della “deistituzionalizzazione”, limitato alla forma emancipatoria, ha ripetutamente rappresentato, per così dire, il progresso del modo di riproduzione neoliberista, contro il conservatorismo sconsiderato degli ambienti accademici più retrivi. Ha imposto il riconoscimento dei diritti e della cittadinanza, ha generato un movimento associativo, favorito l’istituzione di “servizi territoriali” , l’intervento dello Stato in materia sanitaria, come condizioni necessarie allo sviluppo e alla espansione del sistema capitalista nella sua fase “liberale”.
Non più manifesti
ma RI-significazione
E “Che cos’è la psichiatria” è stata la fiaccola che ha illuminato questo movimento storico all’interno del suo involucro feticista la cui “avanguardia” è costituita dalla cosiddetta ” psichiatria mainstream”.
Se al giorno d’oggi questo movimento si trova paralizzato, è perché anche lo stesso sistema neoliberista non ha più davanti a sé alcun orizzonte di sviluppo. La “deistituzionalizzazione” e il suo correlato emancipatorio sembrano arrivati al capolinea, e di conseguenza “Che cos’è la psichiatria” e le stesse “Conferenze brasiliane” hanno perso ogni forza. Il loro linguaggio stimolante si è pietrificato in “documenti storici”. Quei testi sono diventati irreali perché hanno svolto il loro compito.
Ma proprio per questo, è suonata l’ora del “Basaglia esoterico”: il sistema di riferimenti comuni a ciò che sembra funzionare come “soggetto automatico”, che all’epoca storica degli inizi del movimento antistituzionale non veniva percepito come un fenomeno distinto, ed era rimasto in qualche modo “invisibile”, ora è diventato un problema bruciante e la sua crisi “globale” marca l’odierna prassi psichiatrica, della quale va ormai colta e ri-messa in luce la sua intrinseca e fondamentale “scissione teorico-identitaria” fino a renderla, nel suo essere, una ” neo-frenologia” che attende una nuova versione di “Che cos’è la psichiatria”.
Non nuovi “manifesti”, ma un nuovo linguaggio che provi a “RI-significare” la psichiatria orientandosi effettivamente in “salute mentale”.