Il 71,8% degli italiani esprime un giudizio negativo sul giornalismo. L’insoddisfazione dei fruitori dell’informazione è certificata dai dati del Censis nel 57° Rapporto sulla situazione sociale del Paese. Secondo i dati diramati dall’istituto di ricerca, il 20,3% degli italiani giudica confusa l’informazione televisiva sulla guerra in Ucraina, caratterizzata da fini propagandistici (14,7%), che genera ansia (14,6%), ricerca spettacolarizzazione (13,3%), del tutto falsa (8,9%).
Ma non finisce qui: la maggioranza degli italiani intervistata si è dichiarata favorevole al ricorso a qualche legittima forma di censura (60,1%) che, però, secondo il 29,4% va limitata alle notizie evidentemente false, come le fake news accertate.
Il Rapporto Censis certifica anche, dati alla mano, l’atavica crisi che riguarda soprattutto il mondo della carta stampata: il numero di lettori dei giornali è letteralmente crollato negli ultimi quindici anni (-41,6%) mentre tiene ancora l’informazione sul web tramite testate generaliste. Secondo i dati Censis, gli italiani continuano a informarsi sempre principalmente attraverso i telegiornali che sono passati da una utenza del 60,1% al 51,2%. In tema di informazione – con tutti i dubbi annessi e connessi – Facebook recupera terreno, passando dal 30,1% al 35,2%; stabili i motori di ricerca (23,4%).
Il media più affidabile, secondo gli italiani, resta la radio, seguita dalla televisione e poi dalla carta stampata. Le buone notizie, però, non mancano: radio, tv e giornali restano comunque più credibili per gli italiani rispetto a web e social network.
La dieta mediatica. Il 2022 fa registrare comunque una contrazione del numero di spettatori della televisione tradizionale (-3,9%), una lieve crescita dell’utenza della tv satellitare (+1,4%) e una massiccia crescita dell’utenza della tv via internet: sommati, gli utenti della web tv e delle smart tv arrivano al 52,8%, con una crescita del + 10,9% rispetto allo scorso anno. Più di un terzo degli italiani, invece, fa ricorso alla mobile tv. La radio resta all’avanguardia nei processi di ibridazione del sistema dei media. Numeri diversi per i social network: gli utenti lievitano oltre l’ottanta per cento (82,4%), con un aumento del +5,8% rispetto allo scorso anno.
Numeri drammatici per i quotidiani cartacei: nel 2007 erano letti dal 67% degli italiani mentre oggi si attestano sul 25,4% con una flessione del 41,6% in quindici anni (3,7% in un solo anno). Aumentano, invece, i lettori dei quotidiani on line (33,0%, il +4,7% rispetto allo scorso anno). Ma si tratta comunque di numeri ridotti rispetto a quelli che dichiarano di consultare i siti web di informazione generalista (58,1%, e cioè +4,3% rispetto all’anno precedente).
Gli italiani che leggono libri cartacei sono il 42,7% del totale, i lettori di e-book sono il 13,4%. Tra i giovani (14-29 anni), il 93,4% utilizza WhatsApp, l’83,3% YouTube, l’80,9% Instagram. Si osserva un forte incremento dei giovani utenti di TikTok (54,5%), Amazon (54,3%), Spotify (51,8%) e Telegram (37,2%). In flessione invece Facebook (51,4%) e Twitter/X (20,1%).
La crisi della stampa in Italia. I dati Censis fotografano una situazione evidente, più volte denunciata dagli stessi operatori dell’informazione. Ma si sta andando davvero verso la fine della carta stampata, più volte profetizzata? Se Philip Meyer, studioso dell’editoria americana, sostiene che l’ultima copia su carta del New York Times sarà acquistata tra venti anni esatti, nel 2043, dobbiamo dire che le soluzioni editoriali alla crisi non mancano. Qualche mese fa, l’edizione 2023 del Digital news report pubblicata dal Reuters Institute for the Study of Journalism aveva fornito interessanti spunti di riflessione. Il report conferma che i giornali storici hanno grosse difficoltà per quanto riguarda la carta stampata, ma individua anche probabili vie d’uscita: i progetti digital oriented, infatti, mostrano più seguito e maggiore vitalità.
L’indagine, citata dall’Università di Padova, prende a esempio Chora Media, società fondata nel 2020 e attualmente guidata dall’ex direttore di Repubblica Mario Calabresi. Chora Media ha acquistato Will Media: entrambi basano il loro successo su piattaforme esterne già esistenti e conosciute dal pubblico, come Spotify per i podcast e Instagram per i contenuti di Will. Una soluzione che ha consentito a Chora di avvicinare soprattutto il pubblico più giovane, di fatto quello restio alla lettura dei quotidiani cartacei. Allo stesso modo, la ricerca evidenzia come i siti più visitati siano quelli delle principali emittenti tv commerciali, della Rai, dell’Ansa e dei principali quotidiani italiani. In cima alla lista delle preferenze ci sono anche Fanpage, che da anni mantiene la sua posizione tra le principali testate giornalistiche italiane, e Il Post, altro esempio positivo nel mare magnum dell’informazione on line.
Le distanze dalla politica. Tornando al Rapporto Censis, ciò che risulta particolarmente evidente è che gli italiani hanno preso le distanze dalla politica (appena il 32,4% degli intervistati si è dichiarato interessato alle notizie sul tema) e, complice la fine del periodo pandemico, cala anche l’attenzione per l’informazione medico-scientifica (le persone interessate sono il 25,5% degli intervistati). Sul podio delle notizie più lette c’è lo sport, seguito dalla cronaca nera. Fanalino di cosa la politica estera che, comunque, visti gli scenari di guerra, cresce rispetto allo scorso anno.