Il Deep Web e media: voci contro, dubbi e conferme

Le informazioni che circolano in pagine non indicizzate nei motori di ricerca ci forniscono chiavi di lettura diverse dei conflitti in corso

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Il Deep Web è quella parte di Internet non è indicizzata dai motori di ricerca tradizionali; ciò significa che i suoi contenuti non possono essere trovati effettuando una semplice ricerca su Google o altro browser. Il deep è un mondo enorme, infinito, viene valutato almeno 400-500 volte più vasto dell’internet che frequentiamo ogni giorno (detto Surface Web), e comprende i contenuti più vari, alcuni perfettamente legali, altri meno: ci si trovano database scientifici, archivi governativi e museali, intranet, piattaforme riservate, community professionali, gruppi di discussione e approfondimento… Io bazzico uno di questi ultimi che ha come focus notizie e valutazioni sulle crisi politiche in atto e recentemente si argomenta su quale possa essere il prosieguo di quel gran pateracchio che è l’Operazione Special in base anche ad informazioni riservate in possesso di giornalisti russi.

Il gruppo è frequentato per lo più da giornalisti europei e russi e ci si trovano valutazioni esplicite su dati e fatti che vengono divulgati anche dai media generalisti, ma sempre edulcorati. La cosa suggestiva è che queste valutazioni del deep web analizzano gli avvenimenti mettendoli spesso in nesso con notizie e fatti con i quali sembrerebbero scollegate, collocandoli così in un quadro strategico generale che appare così più chiaro e logico, nonostante la diversa provenienza dei dati.

Muoiono più militari russi di una certa età… perché?

Per esempio, a giugno ’24 vari TG hanno dato la notizia che Putin stava facendo incetta di mercenari in Africa tra i disperati delle aree più povere del Congo, Mali e Sudan: in sé e per sé non era neanche una notizia nuova… a metà agosto dal deep web si apprende però che questa attività non è iniziata a giugno bensì a fine 2023 ed è accompagnata – per ogni mercenario- da un compenso mensile di 1000 dollari che, per quei Paesi dove la gente sopravvive con 50-100 dollari al mese, risulta un’offerta clamorosa: ma perché tanta “generosità”?

Un russo del gruppo deep ha messo in parallelo questa notizia a un’altra, e cioè a una statistica pubblicata sempre nel deep web che rivela che “la media dell’età dei soldati russi morti si alza sempre di più”… le cose messe così cominciano a chiarirsi e vanno interpretate nell’insieme: se agli inizi del 2022 la media dell’età dei soldati morti era intorno ai 30 anni e nel mese di luglio ’24, è arrivata a quasi 38 anni, lo scenario demografico russo appare cupo e forse spiega il perché della forsennata ricerca, a suon di dollari, di mercenari in Congo, Mali, Sudan, Cecenia, Georgia, Serbia, Siria, Libia, Kazakhistan e chissà dove altro ancora. È un sintomo della difficoltà nel reclutamento di forze fresche in patria?… il perché può sembrare oscuro, ma di certo sia i social che il deep web -nonostante tutto- arrivano anche in Russia ed avranno svelato ai giovani smanettoni che l’Operazione Speciale è un cul de sac senza via d’uscita; per questo forse tra i giovani russi si è diffusa la convinzione dell’inutilità di sacrificarsi per una causa di cui non si vede fine.

Le educate esternazioni su Topwar.ru

Ma se per Putin il malcontento nel Deep è solo falsità diffusa da traditori, vediamo che anche su Topwar.ru -un sito russo in chiaro di appassionati del mondo militare, noto già prima dell’inizio della guerra in Ucraina e che dal Febbraio ’22 era divenuto la voce della propaganda russa sulla potenza militare moscovita- i suoi lettori oggi esprimono dubbi e inquietudine con esternazioni misurate ora sull’uso in prima linea di un nuovo Tank anziché metterlo a difesa degli aeroporti, ora sull’efficienza di una macchina da guerra inficiata dalle ruberie (😳), ora sull’opportunità di schierare giovani di prima leva nel Donbass… Insomma critiche in chiaro e garbate quanto si voglia, ma non da poco.

L’Otlichnaya Podderzhka dell’amica Cina

Ufficialmente le sanzioni internazionali non hanno intaccato la vita in Russia! Ma fonti dal deep web attestano che la profonda crisi demografica è indotta anche da esse che deprimono sin dal 2014 l’economia: la Russia è carente di tutto ciò che è tecnologico e digitale, è un’economia che si regge sempre e solo su gas, petrolio e poco altro; sempre dal deep si sa che la “Otlichnaya Podderzhka” (il Grande Supporto) della Cina si risolve da una parte mandando copie di tecnologia occidentale e dall’altra comprando gas e petrolio a prezzi stracciati, molto meno di quanto la Russia aveva dalla UE nel 2021.

Il Grande Supporto sta contribuendo a sostenere l’economia, ma il Rublo si è svalutato in maniera impressionante e l’inflazione è schizzata: dal deep si apprende che il Centro Studi Russo ROMIR la valuta intorno al 70%, mentre le stime ufficiali del governo che si basano sul RosStat, affermano che non si va oltre al 6,7%… ma la FMCG -altra azienda ufficiale del governo- arriva al 21%: neanche le aziende di ricerca di mercato riescono a poter dare un dato certo sull’inflazione.

Emirati arabi: Refugium Oligarcorum…

E allora, pur non volendo considerare vero tutto ciò che proviene dal Deep Web, la risultante di quanto vi ci leggiamo la vediamo però nei fatti: dal febbraio ’22 tutti i rampolli degli oligarchi russi che studiavano all’estero sono rimasti lì dove erano; un numero sempre crescente di russi, le famiglie dei ceti medi e alti e gli oligarchi stessi stanno lasciando il Paese per sfuggire alle difficoltà economiche, alla coscrizione obbligatoria, alla repressione politica e alla iattura che persegue gli ex amici di Putin.

La meta preferita dei russi transfughi sono gli Emirati arabi; a Dubai c’è una zona, compresa tra i quartieri Jumeirah, Palm Jumeirah e alcune parti di Dubai Marina, chiamata Malorossjìa (Piccola Russia) dove risiedono le famiglie russe in compagnia delle banche zeppe di miliardi di dollari (mica di rubli!) sottratti al popolo russo, frutto di ruberie e disinvestimenti produttivi in patria, portati all’estero da tempo e spostati a Dubai dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Dubai è emersa come la destinazione ideale per i fondi russi, grazie alla sua politica di neutralità rispetto alle sanzioni occidentali, al sistema bancario blindato, alla possibilità di investire in beni immobili di lusso senza restrizioni e spiegazioni, alle tasse quasi a zero e ad una politica di non estradizione… insomma un paradiso per chi ha deciso di tagliarsi i ponti alle spalle.

Ma tutto ciò che abbiamo raccontato, anche la realtà più evidente, viene sconfessato da Maria Zakharova del Ministero degli Esteri russo, lei dice che nel Deep Web ci sono solo traditori e bugie ad uso della disinformazione occidentale: e se lo dice lei che è maestra di sistematica disinformazione…

 

 

Carlo De Sio

Laureato in Scienze Politiche ed Economiche, con Master in Psicologia sociale e P.R, ha lavorato nella Comunicazione d’impresa e nelle Relazioni Pubbliche per oltre 40 anni. Ha fatto parte dei direttivi di Organismi nazionali quali ACPI-Milano, FERPI-Milano e Confindustria. E’ iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1999.
Fa parte di un gruppo di specialisti per la revisione di testi generati dall’I.A. e partecipa nel Deep Web a un gruppo di approfondimento che ha come focus notizie e valutazioni sulle crisi politiche in atto.

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