I “colori” di Cecilia Sanchietti

L'apprezzata drummer italiana pubblica il disco "Colours": ogni brano è un colore, un intimo riflesso del proprio vissuto che non necessita di parole.L'album rappresenta un’occasione ed uno specchio per ogni ascoltatore, un’opportunità immaginifica e identificativa.

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Cecilia Sanchietti, apprezzata drummer italiana divisa tra la tranquilla Svezia e la sua Italia, dopo gli album ‘Dark Blue’ (realizzato con Alberto Pinton al sax tenore, Adam Forkelid al piano e con Par-Ola Landin al contrabbasso), ‘La terza via – The third side of the coin’ (insieme a Pierpaolo Principato al Piano, Marco Siniscalco al basso elettrico ed a Nicolas Kummert al sax tenore) ‘Postcard from Gamla Stan’ (con la vocalist Anna Lundqvist, Linus Lindblom al Sax Tenore ed al clarinetto, Simon Westman al Piano e con Josef Kallerdahl al contrabbasso), ‘Live at Fasching’ (realizzato con la stessa formazione di ‘Postcard from Gamla Stan’), ‘Argento’ (messo su con la stessa band di ‘Dark Blue’), ‘Pink’ (insieme a Lutte Berg alla chitarra elettrica, Alberto Pinton al clarinetto basso, Adam Forkelid al pianoforte e con Par-Ola Landin contrabbasso) ecco arrivare, sul mercato, per la drummer Cecilia Sanchietti insieme allo ‘New Swedish Quintet’ il quinto album. Il titolo del disco è ‘Colours’ prodotto dall’etichetta ‘Parco della Musica Record’ in collaborazione con l’Istituto Italiano di cultura a Stoccolma e l’Ambasciata di Svezia a Roma. In questo ultimo disco della ‘New Swedish Quintet’, oltre alla batterista e compositrice italiana, nonché band leader, hanno fatto parte Alberto Pinton (Sax Tenore, Clarinetto, Clarinetto basso e flauto), Lutte Berg (chitarra elettrica), Adam Forkelid (piano) ed al contrabbasso due artisti di livello come Pär-Ola Landin e Mauritz Agnas.

L’album

Colours’, dunque, è il nuovo album della drummer capitolina del ‘Cecilia Sanchietti New Swedish Quintet’. Nei mesi scorsi sono stati lanciati i tre singoli dell’album: ‘Dark Blue’, ‘Argento’ e ‘Pink’. Al ‘Roma Jazz Festival’, invece, alla fine del 2023, è stato presentato ufficialmente il tour di anteprima. Il lavoro ‘Colours’ nasce dalla precedente fatica discografica ‘Postcard from Gamla Stan’, album dedicato alla gentilezza, realizzato con la stessa band, che si proponeva di continuare il percorso precedentemente costruito: creare, ovvero, una miscela composta da musica scandinava e italiana, dagli umori del jazz moderno, contemporaneo, pop-jazz e con sprazzi di sonorità world music. Dal secondo album di Cecilia Sanchietti, ‘La terza via – The third side of the coin’, dedicato al coraggio, il nuovo disco disegna e immagina emozioni e stati d’animo. Ogni brano è un colore, un intimo riflesso del proprio vissuto che non necessita di parole, anzi ne è privo e per questo più vero. Il disco rappresenta un’occasione ed uno specchio per ogni ascoltatore, un’opportunità immaginifica e identificativa.

Molto stimata nel mondo del jazz e delle note colte, la Sanchietti è una batterista-compositrice,  insegnante e art director. La drummer e leader del suo quintetto svedese è una performer versatile e di grande esperienza. Riceve diversi premi e riconoscimenti nel corso della sua carriera, tra cui il ‘New Italian Jazz Talent 2019’ ed il ‘Suona all’Estero 22’. Alla carriera musicale, Cecilia, affianca anche l’attività di mentore e di insegnamento. È infatti fondatrice del brillante ‘Jazz Mine Network’, un’organizzazione che si occupa di promuovere le pari opportunità nel mondo delle arti. Il suo ultimo impegno discografico, ‘Colours, alla guida della ‘New Swedish 5tet’. Band che vede la partecipazione di Cecilia Sanchietti (leader, batteria e composizioni), Alberto Pinton (sax tenore, clarinetto, clarinetto basso e flauto), Lutte Berg (chitarra elettrica), Adam Forkelid (piano) e Par- Ola Landin/Mauritz Agnas (contrabbasso).Il risultato di questo lavoro è un suono elettrico, jazz/world music, vicino alle atmosfere lounge rock, un cambiamento notevole rispetto allo stile precedente dell’artista.

Tournée e collaborazioni

I suoi tour (internazionali) con concerti in Italia, Svezia, Germania, Polonia, Croazia, nei Paesi dello United Kingdom, Norvegia, Turchia, Belgio le hanno fatto ricevere ottime recensioni da ‘Downbeat’, ‘All About Jazz’ e ‘OS Magazine’ ‘Jazz Times Book’ (per gli States). ‘Musica Jazz’, ‘Il Manifesto’ (Italia). ‘Dagens Nyheter’, ‘Lira Magazine’, ‘Orkestra Journalen’ (Svezia) e molto altro. La drummer romana ha collaborato e diviso il palco con Nicolas Kummert, Alex Woods, Lela Kaplowitz, Monika Herzig. Gina Schwartz, Peter Lehel, Igor Gehenot, Bill Hart, Nicole Johanngten, David e Anders Back, Christian Spering, Susanne Risberg, Anna Lundqvist, Linus Lindblom, Simon Westman, Josef Kallerdahl, Adam Forkelid, Lutte Berg, Alberto Pinton Marco Siniscalco, Pierpaolo Principato, David Boato, Stefano Scatozza, Marco Guidolotti, Pierpaolo Ranieri, Luca Pirozzi, Paolo Innarella, Alessandro Gwis, Susanna Stivali, Enrico Bracco, Javier Girotto, Rita Marcotulli, Giovanna Marini, Nada, Lucilla Galeazzi, Cristina Comencini, Lunetta Savino, Gabriella Aiello, Andrea Satta, Raffaella Misiti.

Ciao Cecilia, parlaci brevemente di te.

Semplicemente sono Cecilia Sanchietti e sono una batterista professionista, musicista e didatta. Il mio è stato un percorso di crescita musicale e personale. Ho suonato la batteria dall’adolescenza e il pianoforte per qualche anno. Ho studiato e suonato molti generi: rock, cantautorato, funk/dance, teatro. A 30 anni ho incontrato l’ethno jazz, noto anche come world music … e la mia vita ha preso la piega decisiva. Ho lasciato il mio lavoro precedente e le collaborazioni sono cresciute. A 35 anni è emersa in me un’altra forte esigenza: la composizione. Ho realizzato dischi a mio nome ottenendo recensioni e due vittorie: la ‘Top Jazz 2018’ (miglior nuovo talento) e precedentemente il Contest per batteriste da tutto il mondo ‘Hit like a girl contest’ 2017.

Oggi in giro si notano sempre più batteriste, mi spieghi perché oggi accade quello che una volta era raro?

Sicuramente la situazione è migliorata rispetto a quando ho iniziato io, ed è un elemento molto positivo, ma c’è ancora molto da lavorare, l’argomento è molto complesso. In generale comunque siamo andati avanti (per fortuna), per molti fattori. Innanzitutto, i modelli, ci sono batteriste della mia età molto valide che hanno fatto da apripista, dimostrando e diventando esempio per le più giovani. Creare modelli positivi è molto importante, mostrare che sia possibile è, secondo me, la prima cosa da fare per migliorare questa situazione è ‘Se qualcuno ce la fa, allora è possibile. In secondo luogo, perché, lentamente, il pensiero delle nuove generazioni sta cambiando e si orienta verso una minore discriminazione e meno pregiudizi, rispetto alla possibilità, anche per le donne, di cimentarsi in altri strumenti purtroppo considerati maschili. In ultimo, è in corso, da moltissimi anni, una lotta sociale da parte delle donne musiciste e di molte organizzazioni (devo dire più all’esterno che in Italia) su questo fronte e si iniziano a vedere i risultati. L’Italia si sta adeguando, almeno nell’attenzione al fenomeno, anche perché ormai l’attenzione è viva e molto diffusa, per cui restare fermi sarebbe molto evidente.

Come nasce l’album ‘Colours’? Parlaci del tuo splendido disco…

Il mio disco esce dalla mia esperienza, ormai consolidata, in Svezia e dal mio amore verso questa terra e una cera idea di jazz, in parte legata all’uso delle melodie e delle atmosfere. I colori rappresentano le diverse emozioni, le mie, ma ognuno può vederci i propri ricordi, proiezioni, è una sorta di viaggio all’interno del quale le emozioni ci trasformano. Il video clip di lancio, il cartone di animazione di Camilla Giunta, lo illustra bene, i protagonisti “fenicotteri” cambiando colore e finiscono il loro viaggio in acqua, psicologicamente il simbolo primo delle emozioni e del nostro inconscio. Nei brani ho cercato di giocare soprattutto con il suono, le diverse atmosfere, i timbri dei vari strumenti e l’arrangiamento degli stessi, all’interno di composizioni che sono dei viaggi, si sa dove si parte, ma non dove si arriva. Eccellenti i miei musicisti sono riusciti ad interpretare quello che avevo in mente.» Spesso ami cambiare formazione della band.

Come scegli i tuoi musicisti ed i base a quale criterio? È forse dovuto al tuo tipo di progetto?

Si, cambio spesso formazione, questo credo sia dovuto alla mia voglia di ricerca e trasformazione continua, anche su me stessa. Per me è fondamentale con chi suono, perché condiziona tantissimo anche il mio modo di suonare, io sono una batterista di feeling ed interplay. Per questo, il rischio di suonare con le stesse formazioni, mi spaventa un po’, se da una parte ci si conosce al meglio, dall’altro (almeno nel mio modo di essere), rischia di limitarmi e non ispirarmi. Scelgo i nuovi musicisti soprattutto per il suono, non per le capacità tecniche e i virtuosismi, ma per la capacità di creare dinamiche, atmosfere e situazioni differenti. Non mi interessa avere musicisti famosi o bravissimi, ma che siano aperti mentalmente e attenti ad ascoltare, non autoreferenziali, ma desiderosi di far riuscire bene l’insieme e non solo la personale prestazione. Mi piacciono musicisti capaci di suonare in modo melodico, ma non scontato e … attenti al ‘cosa’ si trasmette al pubblico. Proiettati verso un’energia positiva dell’insieme e non solo verso una ‘corretta” esecuzione’. Anzi, preferisco a volte musicisti che sbagliano sul palco, ma che suonano in modo vero e seguono il flow di ciò che accade.

Il mondo è piccolo ed ho ascoltato il tuo bassista in ‘La terza via’. Parlo di Marco Siniscalco che ricordo ai tempi del ‘Quartetto Nazionale Senza Filtro’. Come nasce questa collaborazione?

Conosco Marco da moltissimi anni, personalmente e per quel musicista straordinario qual è. Ci siamo conosciuti nell’ambiente nel 2015, suonando alcuni concerti insieme e non ho avuto dubbi nell’inserirlo nel mio disco nel 2018. Marco è stato un importante scalino per me, mi ha fatto maturare musicalmente, con Marco riesci ad interagire e sentirlo e sentirti solido allo stesso tempo, lavora con interplay e groove e credo mi abbia aiutato davvero molto nello sviluppare il mio modo di essere sulla batteria. Mi ha dato fiducia, sia nel suonare che nella confidenza in me stessa. Credo davvero di dovergli molto e ogni volta che lo incontro, non smetto di ricordarglielo.

Il tuo futuro dove ti porta?

Se devo essere onesta, è un momento un po’ confuso sul mio futuro, ma la mia frase è ‘la confusione genera creatività’, quindi non mi spaventa, sono abituata a vista. Ho moltissime idee in testa, ma deve esserci l’opportunità di realizzarle. In questi casi, come sul palco, seguo il flusso e (se mi conosco bene), a un certo punto verrà fuori la strada vincente. Quello di cui sono sicura, è il voler continuare sulla strada Europea, in parte in Svezia, ma anche verso la Germania, l’Austria e la Svizzera, dove ho diversi contatti. Voglio inoltre creare una formazione più piccola, il mio trio, o addirittura un progetto da solista con batteria e musica elettronica. Per ora ho a giugno la collaborazione in Italia con una pianista tedesca e in ottobre si riparte con Colours dallo ‘Stockholm Jazz Festival’. Vedremo. Non ho paura dei momenti di ridefinizione.

Antonino Ianniello

Nasce con una spiccata passione per la musica. Si laurea in lettere moderne indirizzando la scrittura verso il giornalismo, percorre in maniera sempre più approfonditamente e competente le strade della critica musicale, pubblicando numerosi articoli su jazzisti contemporanei e prediligendo, spesso, giovani talenti emergenti. Ama seguire il jazz, blues e fusion e contaminazioni.

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