Hannah Arendt, la trappola della volpe Heidegger

Nell’agosto/settembre 1953 la filosofa scrive sul suo quaderno di appunti - il suo Denkentagebuch - una nota riferita a Martin Heidegger, il suo vecchio maestro e amante degli anni di Marburgo: quelli che vanno dal semestre estivo del 1924 alla stesura di “Essere e tempo”. La passione erotica - e intellettuale – si scontra con le vicende degli anni Trenta: Hannah, ebrea, è costretta a lasciare la Germania nazista per rifugiarsi in America, Martin pronuncia nel ’33 il suo sciagurato discorso su L'autoaffermazione dell'università tedesca, assume il Rettorato, aderisce al nazismo e pone le premesse per una controversia politico-filosofica che non smette di agitare il pensiero dell’Occidente. I due si incontreranno ancora dopo la guerra, negli anni Cinquanta, in Germania. La passione è svanita: troppa storia si è frapposta tra le loro vite. Resta una tenerezza affettuosa, che attutisce i giudizi e i conflitti. Come emerge da questo “apologo”, in cui la “volpe”, il furbo Heidegger, appare prigioniero della stessa trappola che aveva creato per irretire uomini, eventi e storia. Il testo che proponiamo è quello pubblicato da Massimo Bonola in appendice a Hannah Arendt - Martin Heidegger, Lettere 1925-1975 e altre testimonianze (Edizioni di Comunità, Torino 2001)

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Anna Harendt e Martin Heidegger

Heidegger dice, fierissimo: “La gente dice che Heidegger è una volpe”. Questa è la vera storia della volpe Heidegger. C’era una volta una volpe, ma così priva di scaltrezza che non solo cadeva continuamente nelle trappole, ma non era in grado di percepire la differenza tra una trappola e ciò che non lo è. Questa volpe aveva un altro difetto, qualcosa non andava nella sua pelliccia cosicché era del tutto sprovvista della naturale protezione contro gli inconvenienti della vita da volpe. Questa volpe, dopo aver girovagato per tutta la giovinezza nelle trappole di altra gente e non essendole rimasto sano per così dire neanche un pelo della sua pelliccia, prese la decisione di ritirarsi del tutto dal mondo delle volpi e si diede alla costruzione di una tana da volpe. Nella sua raccapricciante ignoranza su cos’è una trappola e cosa non lo è, e con la sua incredibile perizia in trappole, pervenne a un’idea nuovissima, e tra le volpi, inaudita: si costruì come tana una trappola, vi prese dimora, la diede ad intendere come una normale tana (non per scaltrezza, bensì perché da sempre aveva preso le trappole altrui per le loro tane), ma decise di diventare, a suo modo, scaltra e di trasformare la sua trappola, che si era costruita da sé e che andava bene solo per lei, in trappola per le altre volpi. Il che attesta di nuovo una grande ignoranza in materia di trappole: nella sua trappola nessuno poteva entrare davvero perché ci stava già dentro lei. Questo la irritava; alla fin fine è pur cosa nota che tutte le volpi, nonostante la loro furbizia, cadono di tanto in tanto nelle trappole. Perché mai una trappola da volpi, per giunta costruita dalla più esperta in trappole di tutte le volpi, non avrebbe potuto competere con le trappole degli uomini e dei cacciatori? Era certo perché la trappola non era riconoscibile come tale con sufficiente chiarezza. Quindi la nostra volpe incappò nella bella trovata di addobbare la sua trappola nel più elegante dei modi e di munirla ovunque di chiari segni che inequivocabilmente dicessero: venite tutti qui, qui c’è una trappola, la più bella trappola del mondo. Da quel momento in poi fu chiarissimo che in questa trappola mai nessuna volpe avrebbe potuto introdursi per errore senza volerlo. E tuttavia ne vennero molte. Perché questa trappola alla nostra volpe serviva da tana. E se si voleva farle visita nella tana dove abitava si doveva di necessità entrare nella sua trappola. Da cui certo chiunque poteva uscire e andarsene, tranne lei stessa. La trappola le era stata letteralmente costruita addosso. La volpe che abitava la trappola però diceva, tutta fiera; entrano in così tanti nella mia trappola, sono diventata la volpe migliore di tutte. E anche in questo c’era qualcosa di vero: nessuno conosce le trappole meglio di chi passa tutta la vita in una trappola.

[Hannah Arendt, La vera storia della volpe Heidegger]

 

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