La recente pubblicazione del saggio “Fenomenologia alzo zero: il corpo a corpo tra la follia e la cura”, ed. Quodlibet, porta la prestigiosa firma di Gilberto di Petta (psichiatra fenomenologo), la cui attività si svolge sui territori flegrei attraversati dalle trasfigurazioni che oscillano dai tratti dionisiaci fino alle forme dei volti apollinei delle donne recluse nel carcere di Pozzuoli, per incontrare infine le sembianze di quelle forme di esistenze mancate che affollano il Sert cui fa da contraltare la variegata popolazione afferente al poco distante SPDC: sono le “figure” che attraversano e definiscono “il campo psichiatrico” odierno colto nel suo momento di profonda involuzione, ovvero di deriva restauratrice cui fa da contraltare questo volume di 300 densissime pagine che costituiscono uno dei rari momenti fecondi sostenuti da una tenacia e da una lucidità che si riconosce in una scuola di pensiero i cui antecedenti si chiamano Binswanger, Minkowski, Blankebourg, Von Gebbsattel, Callieri, Ballerini, Basaglia… Insomma, la scuola fenomenologica.
Rare e preziose pagine che testimoniano l’esistenza di una capacità di sottrarsi dal demone postmoderno che vorrebbe affogare qualsiasi tentativo di pensiero critico nel “puro eclettismo di scuola” o, tutt’al più, in una esibizione di pura erudizione.
Un testo che rilancial’opera di Sergio Piro
L’intreccio disciplinaree la caratura scientifica
Scientificità, ricercae tanti luoghi comuni
Rischi delle modulazioniburocratiche del pensiero
Evitare la trappolaautoreferenziale
Scissione identitariatra teoria e prassi