Eletto Trump, l’Europa ha un dovere: diventare adulta

Pur in un quadro economico difficile, con la grave crisi dell’apparato industriale della locomotiva tedesca, l’UE ha a disposizione un’ultima chiamata per avviare un’improcrastinabile autonomia strategica. La Nato rischia di indebolirsi con Trump a Washington e questo può indurre i governanti europei ad avviare un piano epocale per lo sviluppo di una difesa comune europea, che possa accompagnare una politica estera condivisa

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Il presidente Usa Trump con Putin

Le elezioni del nuovo presidente americano Donald Trump, pongono il percorso dell’Unione europea davanti ad un bivio decisivo per le sorti nel vecchio continente.La sponda atlantica rischia di venir meno con le nuove politiche protezionistiche annunciate dalla nuova amministrazione repubblicana e , con il quadro geopolitico che si sta delineando ad est del mondo, l’Europa ha davanti a sé un unico orizzonte possibile: la costruzione di una solida autonomia strategica. Non sembrano esserci alternative, può essere questa l’occasione per lasciare alle spalle le divisioni del recente passato e cogliere la frammentazione dello scacchiere mondiale per edificare una nuova politica di sicurezza comune in grado di fornire una tutela dei propri interessi.

La continua ricerca di una sponda atlantica non sembra poter garantire un orizzonte a lungo termine, in un panorama che vede le maggiori potenze del mondo inseguire logiche di chiusura e arroccamento a strenua difesa di interessi geopolitici di pura convenienza. Tutte le agenzie internazionali non riescono ad operare un’efficace opera di persuasione nei confronti delle leadership dei paesi coinvolti nelle attuali crisi internazionali, il metodo intergovernativo è ancora quello largamente prevalente nei rapporti tra stati e finisce inevitabilmente per privilegiare i rapporti di forza.

Pur in un quadro economico difficile, con la grave crisi dell’apparato industriale della locomotiva tedesca, l’Europa ha a disposizione un’ultima chiamata per avviare un’improcrastinabile autonomia strategica. La Nato rischia di indebolirsi con Trump a Washington e questo può indurre i governanti dell’UE ad avviare un piano epocale per lo sviluppo di una difesa comune europea, che possa accompagnare una politica estera condivisa. La competizione su scala globale non offre altre alternative al vecchio continente, un progetto straordinario ed irreversibile come l’integrazione europea deve necessariamente costituire uno dei cardini della nuova costellazione del multilateralismo.

Sulla scena delle relazioni internazionali manca un soggetto forte che agisca secondo ideali e princìpi differenti dal pragmatismo statunitense, dalle logiche nazionaliste nostalgiche della Russia di Putin e dalla politica aggressiva di espansione della sfera d’influenza della Cina; l’Unione Europea deve supportare la sua visione illuminata con un adeguato sistema politico-diplomatico integrato, in grado di muoversi autonomamente per poter contribuire in modo decisivo alla risoluzione dei conflitti che stanno lacerando l’Est europeo e il Medio Oriente. L’UE è nata per garantire il benessere dei propri cittadini e per diventare uno degli attori più importanti della scena globale, tenendo ben alto il vessillo della difesa del diritto internazionale.

Le difficoltà di molti settori dell’industria sono probabilmente il primo scoglio da superare per realizzare un’autosufficienza in campo tecnologico che consenta l’emancipazione dalla dipendenza dai produttori di Usa e Cina; allo stesso modo, un altro fattore fondamentale per una piena autonomia strategica è rappresentato dall’indipendenza energetica che l’Europa, dopo il venir meno del flusso di materie prime dalla Russia, sta cercando faticosamente di realizzare. Gli ostacoli da rimuovere sono in primis culturali, uno status di soggezione psicologica che dal secondo dopoguerra  ha sempre attraversato le cancellerie europee, dalla guerra fredda in poi il Vecchio Continente non ha ancora smesso di essere il terreno di contesa delle mire di influenza geopolitica altrui. Ora, in uno scenario internazionale così frastagliato, non avrebbe alcuna voce in capitolo un’Europa debole e disomogenea in politica estera, rassegnata ad un ruolo da comprimario nei nuovi assetti mondiali.

Le scelte future dovranno essere nette, anche di rottura se necessario, ma indispensabili per garantire all’Ue uno sviluppo complessivo ed uno status di soggetto politico dotato di una compiuta autodeterminazione.

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