Educazione civica, ecco perché il ministro Valditara è stato “censurato”

Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) ha espresso un parere negativo sullo schema di decreto ministeriale di adozione delle Linee guida per questo insegnamento: manca, tra l'altro, un forte riconoscimento degli aspetti pedagogici della didattica dell’inclusione che, con i suoi strumenti metodologici, ha avviato uno straordinario cambiamento nei processi di apprendimento attuati dai nostri docenti negli ultimi anni

Tempo di lettura 2 minuti
Il ministro dell'Istruzione Valditara, "censurato" dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione

Nel presentare le nuove Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica, il ministro dell’Istruzione Valditara ha rivendicato l’importanza della valorizzazione di concetti quali il patriottismo, il rispetto della persona e la cultura d’impresa e dell’iniziativa privata, esponendo il testo alle possibili censure di una rilettura politica dei nuclei didattici dell’educazione e dei valori del diritto e del civismo.

Questo, infatti, è uno dei rilievi che mossi dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI), che ha espresso un parere negativo sullo schema di decreto ministeriale di adozione delle Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica che sostituiscono, a partire  dall’attuale anno scolastico, quelle emanate nel 2020.

In particolare il Cspi, organo consultivo del Ministero di viale Trastevere, ha evidenziato come le indicazioni del ministro siano portate a valorizzare eccessivamente la sfera dell’individualità piuttosto che del bene comune, ponendo l’accento su libertà individuale e iniziativa privata, pur tutelate dalla nostra Carta, a discapito della primaria importanza delle relazioni sociali e collettive che pur rappresentano un valore cardine della nostra Repubblica.

Altresì, nelle Linee guida manca un forte riconoscimento degli aspetti pedagogici della didattica dell’inclusione che, con i suoi strumenti metodologici, ha avviato uno straordinario cambiamento nei processi di apprendimento attuati dai nostri docenti negli ultimi anni.

Se da un lato viene incoraggiato un insegnamento dell’educazione civica ad ampio spettro, riguardante i temi dell’economia, del lavoro e della transizione digitale, dall’altro è tutto ricondotto alla sfera delle condotte individuali, non finalizzate al progresso collettivo, ma piuttosto all’affermazione personale.

La stessa sottolineatura di una consapevolezza nelle scelte di tutela finanziaria del patrimonio è inserita in una mera logica di risparmio e accumulazione del capitale; anche in questo caso la Costituzione non manca mai di rilevare come il benessere diffuso sia lo scopo delle competenze professionali in modo che i cicli economici favoriscano la crescita di tutti i settori di una comunità.

Nelle linee guida, al di là di una generica affermazione del valore del rispetto individuale, manca un chiaro riferimento al contrasto a ogni forma di discriminazione, alla crescita di nuovi modelli culturali, e quindi comportamentali, che affrontino le questioni di genere, in particolare le violenze e gli abusi.

L’aspetto centrale dell’insegnamento dell’educazione civica è costituito dalla conoscenza dei principi e dei valori fondamentali contenuti nella nostra Costituzione, da lì scaturisce ogni possibile discorso sulla cittadinanza. Nella nostra Carta vi è un’ineguagliabile armonia tra persona, non il mero individuo, e comunità; le aspettative, i bisogni di  uomini e donne che pur nelle loro differenze condividono l’orizzonte di una crescita comune, collettiva, sono al tempo stesso principio dell’ordinamento e monito per i cittadini.

Non mancano nelle Linee guide riferimenti retorici all’idea di Patria e d’identità nazionale che in un Paese in cui l’identità nazionale è spesso equivocata ed è costantemente bilanciata da rivendicazioni localistiche rischia di alterare il messaggio di solidarietà universale che la Costituzione promuove.

Nessun movimento politico oggi in Italia, sia a destra che a sinistra, è in grado d’impostare un lavoro di costruzione di un’egemonia culturale complessiva che riguardi tutti gli ambiti di trasmissione di conoscenze e competenze.  Non esistono scuole di pensiero in grado di confrontarsi sui contenuti, non ci sono intellettuali in grado di aprire grandi dibattiti nell’opinione pubblica su questioni importanti come l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole.

È la scuola ad essere il terreno più delicato del confronto culturale, avendo il compito di educare e istruire le giovani generazioni, ed è proprio sui contenuti concettuali dell’educazione civica, intesa come esercizio di civiltà, che si gioca una partita delicatissima, che riguarda il bagaglio non solo di conoscenze, ma soprattutto di sensibilità e altruismo della società italiana del futuro.

 

 

Previous Story

Rete, territorio e persone: le nuove sfide della Psicologia

Next Story

L’Europa, “il soggetto automatico” e il capitalismo al capolinea