Conflitti, danni e diritti: il difficile rapporto tra uomo e ambiente

Depredazione, deforestazione e scarsa pianificazione territoriale: il caso dell’Argentina raccontato presso l'Università di Salerno dal professore Maximo Lanzetta, docente presso l’Università Nazionale Arturo Jauretche di Buenos Aires

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Parlare dei conflitti socio-ambientali per affrontare il tema del rapporto dell’uomo con il territorio in cui vive. In Argentina così come nel resto del mondo. Da tempo oramai si parla della difficile convivenza tra sviluppo economico e tutela ambientale e dell’eterno dualismo tra globale e locale che siamo soliti sintetizzare in glocal. Riflettere sugli usi, concreti e possibili, dell’ambiente e delle sue risorse può aiutare ad “abitare” i conflitti socio-ambientali che sono oramai all’ordine del giorno in maniera globale, senza distinzione tra nazioni e continenti.

I docenti Lanzetta, De Felice e Siniscalchi

Lo spunto di riflessione parte da una lezione tenuta all’Università di Salerno dal professore Maximo Lanzetta, docente presso l’Università Nazionale Arturo Jauretche di Buenos Aires, sul tema “I conflitti socio-ambientali nell’Argentina rurale”. Un vero e proprio focus sulla questione argentina – organizzato e promosso nell’ambito degli incontri per i dottorandi del Dipartimento Studi Umanistici, che ha offerto spunti di riflessione più generali. Lanzetta, che ha genitori di origine italiana, ma che da sempre vive e lavora in Argentina, è sociologo specializzato in globalizzazione e ristrutturazione urbana e, assieme ai docenti di Geografia dell’Università di Salerno Silvia Siniscalchi e Pierluigi De Felice, ha guidato la platea alla scoperta dei conflitti socio-ambientali che riguardano l’Argentina.

Una serie di spunti hanno dato il via alla riflessione sul ruolo predominante del capitalismo che, come sua conseguenza diretta, può portare a snaturare le specificità di alcuni territorio. La deforestazione dell’Argentina è un esempio calzante: serve a dar spazio alla frontiera agricola e alle corpose piantagioni di soia da esportare sul mercato estero e sta portando a una progressiva  perdita della biodiversità. C’è poi il discorso dell’estrazione indiscriminata dalle miniere e dell’equilibrio necessario tra la necessità di tutelare l’ambiente e gli interessi economici; quello dell’eterno conflitto tra creoli e indigeni e il discorso della depredazione che riguarda terra e mare (è il caso dei pirati stranieri che con la pesca illegale saccheggiano i mari): una serie di fattori che spesso si combinano anche a una mancata pianificazione territoriale. Il tema del land grabbing e del water grabbing (che traduciamo come accaparramento delle risorse della terra e dell’acqua) è quanto mai attuale quando si parla di conflitti: è una realtà che si traduce anche in migrazioni forzate e inquinamento per scopi industriali. Si tratta di fenomeni che vanno oltre il semplice furto di acqua o terreni: riguardano il potere di decidere come e per quali scopi utilizzare le risorse dell’ambiente.

La presenza sul territorio di multinazionali e compagnie internazionali aumenta in maniera esponenziale; le conseguenze sono conflitti sociali ma anche danni ambientali (è il caso dell’uso eccessivo di prodotti chimici per l’agricoltura) con conseguenze pesanti anche sulla salute di chi vive sul territorio. Ecco, dunque, spuntare spontanee associazioni di persone che in Argentina fanno sentire la loro voce e mappano, sostituendosi agli apparati statali, la diffusione delle malattie in maniera spontanea: un collegamento immediato con quanto accade con la Terra dei fuochi, con i mancati provvedimenti da parte dello stato e con il grido che si leva, forte, dai territori più colpiti; una richiesta di aiuto e, allo stesso tempo, la richiesta di una mappatura dei danni che politiche ambientali inesistenti o scellerate hanno provocato nel corso degli anni.

I conflitti ambientali coinvolgono da sempre diversi attori (inquinatore, inquinato, stato e scienziati), ma è bene ricordare che i confini sono spesso labili: l’inquinatore può operare in nome del progresso e dello sviluppo del paese che rappresenta; e l’inquinatore può essere inquinato al tempo stesso. E il conflitto? Nasce dalla pura e semplice contrapposizione di diritti. Ecco che pure il termine conflitto può assumere un’accezione positiva se consente di aprire un dibattito pubblico, genera apprendimento e momenti di socializzazione; e diventa fondamentale per la costruzione di una coscienza.

Barbara Ruggiero

Coordinatore del magazine, giornalista professionista, è laureata in Comunicazione. È stata redattrice del Quotidiano del Sud di Salerno e, tra le altre esperienze, ha operato nell’ufficio comunicazione e rapporti con l’informazione dell’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni). Già docente di progetti mirati a portare il giornalismo nelle scuole, è stata anche componente e segretaria del Consiglio di Disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Campania.

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