Nell’ambito del progetto “Con parole nuove”, organizzato dal Centro interdipartimentale di ricerca Alfonso Gatto, dalla Fondazione Alfonso Gatto e dall’Università degli studi di Salerno, si è tenuto il terzo incontro seminariale sulla figura poliedrica del poeta salernitano. Diversi sono stati i percorsi analizzati nel corso di questi appuntamenti, partendo dall’infanzia, passando per il cinema e arrivando all’architettura. Gli interessi del poeta, come il suo pensiero politico, traspaiono nella sua opera senza troppi filtri.
L’architetto Hosea Scelza, nel 2010, aveva già contribuito nel proposito di divulgare il pensiero gattiano sull’architettura con un saggio che ha corredato l’edizione degli Scritti di architettura dell’autore salernitano, volume introdotto e curato dallo scrittore Giuseppe Lupo. In occasione del seminario, il contributo “Alfonso Gatto e la critica dell’architettura” dell’architetto Scelza si è focalizzato sul rapporto di Gatto con l’architettura. Come tutte le arti, l’architettura è espressione di una civiltà, di un sentimento comune.
Gatto cercava di rinnovare l’architettura in un periodo in cui ogni forma di dissenso era sedata. Parlava di un’architettura “nuova”, diversa da quella proposta dal regime fascista. Trasferitosi a Milano, collaborò con la rivista “Casabella”, ancora oggi un punto di riferimento per l’architettura, tenendo una rubrica che rappresentasse una “cronaca dell’architettura” entrando in contatto con intellettuali del calibro di Giuseppe Pagano ed Edoardo Persico. Gatto comincerà a collaborare con la redazione alla morte di quest’ultimo, nel 1936, ma rimase fedele alle idee di Persico.
La passione per l’urbanistica e per l’architettura nasce dal concetto che questa sia prima di tutto testimonianza di un popolo, e il progresso parte anche da un rinnovamento urbano. Sono due le direttive indagate da Scelza nella prospettiva gattiana: la prima riguarda il potere e l’architettura, la seconda la violenza e l’architettura. Il rapporto tra potere e architettura è molto stretto, essa diventa inevitabilmente “arte di Stato”. Gli scritti di Gatto sull’architettura sono carichi di una vis polemica nei confronti di tutti coloro che si opponevano a quella che è stata definita “architettura nuova”, in contrapposizione a quella “moderna” del regime. Basti pensare alla lettera aperta indirizzata a Giò Ponti nella quale espresse parole durissime nei confronti di Ugo Ojetti affermando che «l’unico suo sforzo sintattico di scrittore è stato quello di aver fatto coincidere la sua esitazione con la prudenza, la sua prudenza con l’omissione abile del vero argomento. Resta perciò al centro di ogni discussione di Ojetti il miracolo di un disinteresse».
L’architetto Scelza, dialogando con gli organizzatori del progetto e con gli studenti presenti, ha approfondito un punto di vista ancora fin troppo sottovalutato dell’impegno civile e sociale del poeta salernitano. Grazie al comitato scientifico (con i professori Vincenzo Salerno, Carlo Santoli, Rosa Giulio e il direttore della Fondazione Alfonso Gatto Filippo Trotta), il 19 aprile si terrà l’ultimo incontro del progetto “Con parole nuove” per approfondire questo poeta poliedrico ed eclettico con il professor Massimo Cerulo presso l’Università degli studi di Salerno parlando di “Gatto e il ciclismo. La poesia in bicicletta”.