Bruno Di Pietro sul ciglio della vita e nel vento della via d’uscita

La intensa attività poetica di un autore napoletano, che ha pubblicato molto ottenendo significativi riconoscimenti: importanti i suoi sodalizi culturali, innegabile il suo ruolo centrale nella sperimentazione delle nuove traiettorie della intuizione creativa

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Bruno Di Pietro

Bruno Di Pietro (1954) vive e lavora a Napoli esercitando la professione forense. Ha pubblicato le raccolte poetiche: “Colpa del mare” ( Oédipus, Salerno-Milano 2002)“[SMS] e una quartina scostumata” (d’If,Napoli 2002)“Futuri lillà” (d’If, Napoli,2003)“Acque/dotti. Frammenti di Massimiano” (Bibliopolis,Napoli 2007) “Della stessa sostanza del figlio” (Evaluna,Napoli 2008) “Il fiore del Danubio” (Evaluna,Napoli 2010)“Il merlo maschio” (I libri del merlo, Saviano 2011) “minuscole” (IL LABORATORIO/Le edizioni, Nola 2016) “Impero” (Oèdipus,Salerno-Milano, 2017) “Undici distici per undici ritratti” (Levania Rivista di Poesia n° 6/2017).”Colpa del mare e altri poemetti” (Oèdipus ,Salerno Milano 2018); “Baie” (Oèdipus ,Salerno-Milano 2019) “Frammenti del risveglio” (Oèdipus, salerno, Milano 2021).

Due volte finalista e una segnalazione speciale per “Una vita in versi” nelle ultime tre edizioni del Premio di Poesia e Prosa “Lorenzo Montano”. Suoi interventi di critica sono apparsi su Nazione Indiana, Frequenze Poetiche, Infiniti mondi, La Clessidra. È presente nel “Dizionario Critico della poesia italiana (1945-2020)” a cura di Mario Fresa. È presente in numerose antologie fra cui: Mundus. Poesia per un’etica del rifiuto (Valtrend, Napoli 2008) Accenti (Soc. Dante Alighieri, Napoli 2010) Alter ego. Poeti al MANN (Arte’m , Napoli 2012). Errico Ruotolo, Opere (1961-2007) (Fondazione Morra, Napoli,2012) Polesìa (Trivio 2018, Oèdipus Edizioni) La Clessidra (2019). Articoli e interventi sulle sue opere sono presenti in riviste e blog (fra i quali Nazione Indiana, Anterem, Carte nel vento, Infiniti Mondi, ClanDestino, Trasversale, Versante Ripido, Frequenze Poetiche, Atelier, Levania , Trivio , InVerso, Menabò, Poetarum Silva, Le Stanze di carta, La Recherce, Carteggi letterari, La Clessidra, Zona di disagio).
È stato fondatore con Gabriele Frasca e Mariano Baino della Casa Editrice “d’If” e socio della Casa Editrice “Cronopio”.


“Eleatiche” (IV) in Colpa del mare, Oèdipus Edizioni, 2002)

ma quale origine gli vuoi trovare
a quell’affanno che ci ha fatto soli
chi cerca nella terra chi nei voli
il nome il segno il modo di parlare

se appartiene al silenzio allo sguardo
al fruscìo dei salici in ritardo
sull’autunno narrare il volere
di te di noi in queste lunghe sere:

chiamarti è la deriva degli intenti
se non so dirti il poco né l’intero
(le parole confessano indigenti
la poca confidenza con il vero)

 

(Da Colpa del mare, Oèdipus Edizioni, 2002)

VII

Io rifiuto la questione trita
per cui una cosa deve avere inizio.
Ti aspetto sul ciglio della vita
nel luogo dove non c’è giudizio
né perdita o profitto se le dita
indugiano ai capelli al vizio.
Ti aspetto ai margini nell’interstizio
nel vento inquieto della via d’uscita
dalla paura di cui sei l’indizio.

VIII

Colpa del mare
del pendolare dubbioso
tra il frutteto in rigoglio
e l’orgoglio della scienza.
Colpa della tua assenza
se il barlume di aprile
non lucida i capelli
di giallo di arancio
e costringe al bilancio
al conto del fare
e disfare il disegno.
Colpa dell’ingegno
che chiude le sere
fra poca luce
e un pugno di olive nere.

 

(Da Colpa del mare e altri poemetti, Oèdipus Edizioni 2018)

1

all’improvviso il passato non parla
vento di mare che cala al tramonto
e a farla breve non mi sento pronto
ad affrontare questa transizione
sopravvivo oramai per distrazione
alla pioggia che ogni sedimento tarla
nell’incerto il futuro non respira
gettato come sono a dare il conto
al colmo di una ruota che non gira

 

(Da Impero, Oèdipus Edizioni, 2017)

“Augusto a Somma evoca Orazio e Mecenate”

Tutt’altro che pallida, Quinto, è la morte.
Nulla s’impara nella perdita dei più cari affetti
come in quell’ostile autunno che portò via te e Gaio.
Ritroveremo nell’Ade il sapore
delle olive e del vino della Sabina
e quei silenzi in cui ognuno pensava con se stesso?
Il mio viaggio verso l’origine si ferma a Somma
non si può vedere l’inizio prima della fine.
Sono in quella radura del tempo e dello spazio
che non ha sponde: non più qui non ancora altrove.

Devo salutare le costellazioni
mentre incoronano il vulcano.
Svanisce la quieta maestà delle stelle
di fronte alla minacciosa infinità priva di futuro.
Svanisce l’erba in questi afosi giorni estivi
svaniscono le rose prima del crepuscolo.

È questa la notte dell’antico niente
e persino le ali della luce sono lente
quando non sai più se l’ora passata
è un’ora persa o un’ora guadagnata.

Ascolta.
Il cigolío degli scalmi
lo sciabordío dei remi
annunciano l’avvento del battelliere
(e tu ne tremi)

***

 

“La peste antonina”

Lago e mare,  zefiro e bufera
vento intriso d’infezione
e d’infinito come diaspora nefanda il
male inspiegato insemina ogni
dove.

Questo è il tempo della peste.
Tempo del caos, tempo sospeso.
Vagano nel disordine gli infetti
impera un’inebriante uguaglianza
non c’è più legge, non c’è più
freno. Galeno non ha medicina per il
morbo consiglia un’improbabile
fuga:
ma la piaga insegue il fuggitivo
e scava una ruga irrimediabile
nella già debole cittadinanza.

Inutile indagare, Lucio, di chi la
colpa quale il pretesto dell’ira degli
Dei: nell’inizio l’arcano ineludibile
destino, nell’antico tanto più denso
quanto più antica ne è l’antichità.
Vertiginosa l’assenza di senso
se la colpa è il nostro stesso essere.

Hai visto l’infausto augurio
dell’uccello che si immerge negli abissi.
Noi siamo i viandanti dell’immondo
ma non avevamo che la falsa scelta
fra il morire appena generati
o il non venire in nessun modo al mondo.

***

 

(Da Baie, Oèdipus Edizioni, 2019)

1

in un altrove aereo o marino
forse nell’ultimo lembo di terra
al confine di ogni pensabile destino
ai margini sconfinati di un deserto
nell’incerto che inclina alla speranza

noi ci ritroveremo

allora sarà detta la parola giusta
quella che fugge la noia dell’indicibile
daremo altro nome a tutte le cose
liberi dalla paura di morire,
esaurito ogni dove, di esaurire ogni dire

2

si annida
il disincanto
fra gli ultimi brandelli
di stelle

3

così ricominciammo dal pomario
il bibliotecario acquisì i testi
gli erboristi trovarono un mestiere
il cerusico a curare sofferenza
dopo secoli di assenza
la terra diede altra notizia di sé

4

torneremo
nella terra
dove i fenicotteri
fanno rosa
il tramonto

5

di come un mattino di Ottobre
seduto sulla riva del mare
spettinato dal grecale
pesando la retata del pescato
tu abbia immaginato
una nuova terra un nuovo cielo

di come ti sia sembrato labile
il margine fra l’onda e il lido
e avresti voluto per detto
tutto il dicibile

dirai un giorno

e di come allora
fiutato il vento
come un vecchio marinaio
sia iniziato il cammino
verso il non ancora

 

“Frammenti del risveglio” (Oèdipus Edizioni,2021)

1.

non ci sono
stelle sufficienti
a fare luce
nella notte
del tempo dei tempi

 

2.

sul mercato
non si trovano bussole
un lusso
possedere una clessidra
nebbioso crepuscolo
agli occhi fa velo
(e le stelle
guardano il cielo)

3.

sarà come
dopo la luna nera
di quarto in quarto
di marea in marea
sprofondare e rialzarsi
per derive di vénti
e seni e bocche schiuse
(cose da niente i baci)

4.

irriducibile
la vita
negli inverni
meridionali

5.

ci svegliammo
da un sonno profondo
senza più tempo andato
senza più tempo a venire
(e sfiorammo le labbra
all’aurora)

6.

il fico si veste
di gemme nuove
i canestri generosi di frutta
e carni e pesci
all’ombra del gelso moro
mangiamo e beviamo
danzando: vieni, sole,
sei invitato al banchetto

 

INEDITA

“Quando verrà il passato” (titolo provvisorio)

 

I grilli normalmente molesti
parlano più che frinire
nel pomeriggio di prima estate.

Parmenide convertito al divenire
è in buona salute.
Zenone si è offeso.

La bouganville è in rigoglio
il melograno in fiore
ponente pettina il grano.

Nella piana di Elea
tutto è e sarà
come è sempre stato.

(Io invecchio).

 

 

 

 

 

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