Annalisa Manstretta (1968). Tra i vincitori del Premio Montale Europa 2004 inediti, ha pubblicato le raccolte poetiche: La dolce manodopera, Moretti&Vitali, Milano (2006), Il sole visto di lato, Atì, Brescia (2012), Gli ospiti delle stagioni, Atì, Brescia (2015) e la raccolta di prose Il verde e i suoi dintorni, Atì, Brescia (2017). La nuova raccolta Un’aria vegetale è ospitata nel volume collettaneo di poesia Nuovi Poeti Italiani 7 (Einaudi, 2023) a c.d. Maurizio Cucchi.
È ospitata nelle seguenti antologie: Poesia contemporanea. Ottavo quaderno italiano, (Marcos y Marcos, Milano, 2004) a c.d. F. Buffoni, Jardines secretos. Joven poesia italiana, (Sial Ediciones, Madrid, 2008) a c.d. E. Coco; I poeti del Sole, (Elliot, Roma, 2016) a c.d. Paolo Febbraro; Oikos. Poeti per il futuro, (Mimesis, 2020) a c.d. S. Strazzabosco; Braci. La poesia italiana contemporanea, (Bompiani, 2021) a c.d. A. Colasanti; La poesia degli alberi (Sossella ed. 2020) e La poesia degli animali (Sossella, 2021) entrambi a c.d. M. Petazzini.
I posti dove si cresce
non si vedono mai per davvero
ma sempre per finta,
come quando da piccoli si andava sotto il letto
con la pila accesa a cercare le ossa dei dinosauri.
Ci sono, però, questi fantasmi di alberi, voci, case, cielo
e le persone li portano come grandi cappelli sopra la testa.
(da “La dolce manodopera”, Moretti e Vitali, 2006)
Che esseri aerei sono le piante,
sposate con lo spazio.
Crescono senza paura delle grandi distanze del cielo,
di quelle del vuoto sopra di loro.
L’inverno che spoglia i rami,
lo scopre con la chiarezza di un paesaggio nordico
dove ogni cosa sta nel suo contorno senza inganni.
Così ai pioppi, alle robinie e perfino ai tigli
un po’ malati del viale sotto casa
a destra e a sinistra spuntano i rami,
ma fra i rami, guarda, spunta il cielo
cresce e si allarga tutto attorno.
E se fossi nata ieri e non sapessi nulla,
penserei che il cielo nasce così,
nelle notti d’inverno dalle piante
e la mattina è già dappertutto in alto
col suo bell’azzurro e regge il sole.
(da “Il sole visto di lato”, ATì editore, 2012)
IL MERLO E IL SOLE
Appollaiati dentro i rami i due,
ospiti della pianta che mi fa ombra.
Uno si arruffa e agita il fogliame
uno, come riesce, tra il fogliame splende.
Uno, inquieto va e torna e va
sorge e tramonta tante volte;
uno pazienta tra i rami,
in una lunga giornata d’estate
percorre una volta appena la chioma.
Uno si pulisce le piume
con l’unico becco acuto, arancione,
uno con un becco a caso tra i tanti
mi punge gli occhi, trasparente, acuto,
un attimo e si nasconde.
Sanno, i due, girare nel cielo
padroneggiano lo sguardo dall’alto
vanno per la dritta via senza avere i piedi per terra.
Uno frulla le ali, sposta le foglie con fracasso,
uno tutto quello che fa lo fa in silenzio
e da lontano sposta il mondo.
(da “Gli ospiti delle stagioni”, ATì editore, 2015)
Il cielo oggi è chiaro, il cielo oggi è azzurro
il sole è scintillante, semi caldo.
Semi stanca sono io, pesante, seduta a terra.
Come una guerra c’è stata, una parata di eserciti
venuti col freddo e poi lo sfogo delle truppe, il saccheggio.
Ora mangio polline e bevo
linfa di betulla, ribes nero
in bilico tra l’ape e la farfalla.
Nera e gialla mi vedo nell’ombra delle veneziane,
non volo, siedo, né donna né insetto
sospesa tra i regni animali, nel regno dell’impossibile,
del non classificato, imperfetto.
(da “Un’aria vegetale”, in Nuovi Poeti Italiani 7, Einaudi, 2023)
UN MONDO SELVATICO
Non c’è il pioppo bianco, il pioppo nero,
il salice, la robinia, l’ontano
ma l’insieme di queste piante.
Non c’è il rovo, l’ortica, l’orzo matto,
il loglio, la piantaggine, il trifoglio
ma l’insieme di queste erbe.
E il torrente. La presenza sottile
dell’acqua corrente. A lungo cantante,
a lungo lucente. E l’orma del capriolo.
È un presente di bestie al piccolo trotto,
di erbe fitte, fruttificanti,
di foglie che pendono e dondolano,
variate. Di steli verdi e tronchi scuri.
E presenze odorose, fragranti,
quelle acri di fiori dell’aglio,
e le amare di sambuco e quelle dolci,
leggere di robinia in fiore. Enormi,
senza profilo, allargate attorno.
Presenze. Sono gente di campagna,
gente d’acqua, aria e luce.
Un’onda tremula, variante.
In verità non sono persone, non sono niente.
Ma sono come fossero tanta brava gente.
(da “Un’aria vegetale”, in Nuovi Poeti Italiani 7, Einaudi, 2023)