Gigi Cifarelli. Come dire: un nome una garanzia. Tra i tanti artisti, del jazz italiano, vi è l’eccellente figura di un chitarrista completo. Gigi è, infatti, anche un musicista dalla voce calda e penetrante, artista che si rivela da sempre di estremo rilievo. Ne parliamo perché è un musicista d’enorme spessore e che rappresenta una delle pietre miliari del jazz internazionale.
Cifarelli rappresenta un patrimonio del jazz italiano e degno esponente di quel blues internazionale. Grande conoscitore delle note nobili del jazz, il suo stile musicale appare chiaramente influenzato da due suoi grandi amori: Wes Montgomery, a cui ha dedicato, nel suo secondo album, ‘Kitchen Blues’, (1991), il brano dal titolo ‘Letter to Wes’, ed il favoloso George Benson. Con Benson, il Cifarelli nazionale, ha avuto fitti e frequenti incontri ed a lui ha dedicato il brano ‘Ben…sonata’, che fa parte della track list del suo album ‘Coca & Rhum’ (1985).
«Quello che amo di più è poter suonare ovunque dal vivo. Amo fare serate con gli amici, nei piccoli o grandi club senza mai soffermarmi a sterili sottilizzazioni o formalismi … sono cose inutili. Quando imbraccio la mia chitarra o le mie chitarre entro in un’altra dimensione e tanto mi basta».
Per molti, al contrario, questo modo di esibirsi è qualcosa che è vista come un suo ‘limite’ che ne abbassa il livello, ma Gigi popolare è in mezzo alla gente ed è suonando per loro che diventa irresistibile, sia per quello che fa che per come lo fa, le sue serate sono dei ‘raduni di persone’ che si divertono, sorridono … gustando musica e sentimenti. L’artista, milanese adottivo, ama il sud in modo esagerato e qui ha una grossa parte delle sue radici. Proprio in quel di Torre del Greco, città d’origine di sua moglie Adriana oltre che del suo fraterno amico Antonio Onorato, altro diamante del jazz e del ‘Napule’s Jazz.
«Voglio fare riferimento alle mie origini e devo dire che mio padre, anni ed anni fa, venne trasferito a Matera per motivi di lavoro. Io sono nato mentre eravamo lì, in Basilicata. Matera resta la città dei miei nonni, tra l’altro di origini casertane. Matera, dunque è la terra dove ho vissuto dall’infanzia fino ai quattordici anni, vi passavo le estati e sono legato a quella città perché gli unici parenti che ho sono nella città lucana. A livello emotivo, invece, sono molto legato a Napoli perchè ne ho sempre condiviso l’humus e la mentalità … ho fatto tutte le mie vacanze frequentando le coste di Sorrento e di Amalfi. A diciotto anni, poi, ho cominciato a suonare con Tullio De Piscopo ai tempi di ‘Stop Bajon’ e poi con James Senese, Enzo Avitabile e con il grande Joe Amoruso. Incredibilmente, poi, con Antonio Onorato ci siamo incrociati nel 2018. In pratica ho solo l’accento dei lumbard, anche perché son venuto a vivere a Milano ma la mia terra d’origine resta il Sud».
Gigi Cifarelli, poi, oltre ad essere stato, in passato, una promessa del ciclismo italiano – anche a livello agonistico – oggi va ancora in giro per la Brianza con percorsi anche ardui. È da sempre stato un corridore praticante, un agonista scatenato, capace di terminare un concerto nel cuore della notte, salire in macchina e guidare fino al luogo da cui sarebbe partita la prossima corsa, attaccarsi il numero alla schiena e staccare tutti gli avversari sul traguardo. Da promettente campione del ciclismo a grandioso chitarrista ed interprete italiano. Molto considerato quale autorevole musicista, ha lavorato al fianco di artisti come il grandioso e scomparso Chick Corea, Sam Rivers, Jack DeJonette, Gerry Mulligan, Tony Scott, Marcel Dadi, Brian Auger, Jimmy Owens, Mark Murphy, Delmar Brown, Billy Hart, Cameron Brown, Ursula Dudjack. Tra gli italiani, invece ha lavorato e suonato con Mina, Enrico Rava, Franco Ambrosetti, Nino Ferrer, Renato Zero, Tullio De Piscopo, Loredana Bertè, Mia Martini, Carlo Marrale (dei Matia Bazar), Bruno Lauzi, Daniele Silvestri, Dirotta su Cuba e molti altri anche pop italiano. ‘Kitchen Blues’, il suo secondo album, registra un grandissimo successo anche al di fuori dell’ambito jazzistico e Cifarelli è stato definito come colui che ama seguire una linea aperta a tutte le influenze. Questo certamente avvicina tantissimi giovani al jazz.
Nel Novantacinque viene invitato a Patrimonio, in Corsica, dove ogni anno si tiene uno dei più importanti festival per chitarristi. Entra in una dimensione internazionale salendo sullo stesso palco di John Scofield, Philipe Caterine, Toots Thielemans, Mike Stern e Bireli Lagrene. Raggiunge un rilievo ed una dimensione internazionale che meritava da tempo. La stampa francese lo definisce ‘super guitariste’. Viene rinnovato l’invito anche nel novantasette e tra gli ospiti Larry Carlton e Taj Mahal. Invitato al Festival ‘Les Nuits de la Guitare’, in Francia e di cui diventa padrino con partecipanti come Jack DeJohnette, Christian Escoudè, Dedè Ceccarelli, Sylvan Luc ed altri … incontrando Pat Metheny. Partecipa, invitato, al ‘Festival di Cipro’, con la clamorosa band di ‘Joe Zawinul and Syndicate.’ La tv francese gli dedica uno special di un’ora. Insomma, la Francia lo stava adottando, apprezzandolo davvero tanto, ma il suo voler sempre ‘non sottostare’ a nessuna costrizione e regola lo fece allontanare da certe dinamiche. La passione per il ciclismo gli fa spesso rifiutare cose che gli impedirebbero di allenarsi e gareggiare.
Le composizioni di Cifarelli rappresentano davvero una sorta di percorso attraverso le sue diverse esperienze musicali, ma è certamente un genere che è lì dietro l’angolo a saltarti addosso: il blues. Gli show di Gigi sono sempre imprevedibili e spesso lo stesso vale anche per i concerti nei teatri o negli auditorium, perché se non c’è un tema predefinito e ben chiaro, le idee nascono sul momento e in base alla sensazione che ha lui nei confronti dei presenti, del clima e del tipo di rapporto che può crearsi col pubblico. Cifarelli crede moltissimo nella sinergia che si può creare fra musicisti e ascoltatori. Il repertorio varia molto di volta in volta proprio per questo motivo, anche se le atmosfere e i mondi che lui ama esplorare e rielaborare ogni volta, sono molto legati al suo percorso di vita musicale e non. Passa, perciò, dal proporre sue composizioni a grandi classici del jazz o grandi classici del blues e poi magari alternare pietre miliari del pop internazionale o della grande tradizione italiana, all’interno della quale ha un debole per quella napoletana … il tutto è sempre fatto in modo molto personalizzato e sempre densamente intriso di tutte le forme di cultura musicale che lui ha vissuto e amato e con l’onnipresenza di caldi tinte blues.
Gigi predilige attorniarsi di giovani musicisti, quasi sempre suoi allievi, con i quali ha grande intesa e amicizia, lasciando all’invenzione del momento e all’interazione fra loro gran parte di ciò che accade, mentre lui dirige le situazioni guidandoli, decidendo le dinamiche e le scelte generali, in sintesi anche se ripetesse dieci volte lo stesso repertorio, i pezzi sarebbe sempre assolutamente diversi ogni volta, insomma ogni concerto è sempre un nuovo concerto.
Da qualche giorno è uscito il tanto atteso album ‘White Christmas’. Tredici tracce stupende e un album da non perdere, direi ancora che tutta a discografia di Cifarelli andrebbe tenuta nella giusta considerazione. Un album più bello ed incisivo dell’altro.