Sebbene sia stato principalmente attivo nella musica jazz e in quella sperimentale, Otomo Yoshihide è anche ricordato per la sua parentesi nel rock rumorista con i Ground Zero, gruppo da lui fondato nei primi anni novanta. Si è anche cimentato nella realizzazione di diverse colonne sonore per il cinema. A lui sono attribuite oltre cento pubblicazioni.
Compositore, produttore, chitarrista, il giapponese Otomo Yoshihide è una delle figure di riferimento del jazz d’avanguardia, responsabile di un centinaio di incisioni, è passato in Italia (due date), una volta a Padova e un’altra a Meldola, in provincia di Forlì, per una rara esibizione del suo New Jazz Quintet, attivo dal 1999, che nell’assetto attuale lo vede insieme a Ruike Shinpei (tromba), Osamu Imagome (trombone), Hiroaki Mizutani (contrabbasso) e Yoshigaki Yasuhiro (batteria). Il concerto romagnolo è stato una forma di esplorazione vulcanica nella storia del jazz, tra versioni di ‘Song For Che’ del grande contrabbassista Charlie Haden e di ‘Lonely Woman’ dell’immenso Ornette Coleman.
«Il free jazz mi ha ispirato a fare della musica il lavoro della mia vita. Free jazz giapponese e free jazz classico americano sono uno dei miei punti di partenza» – ha detto.
Responsabile di oltre settanta colonne sonore, si è rivelato a suo agio anche nel mondo del cinema e dell’arte visiva, terrorista sonoro con i ‘Ground Zero’, da sempre attraversa generi e esplora mondi diversi: «Non mi piace il modo di pensare fondamentalista e penso che il Giappone sia dominato da una mentalità tendenzialmente ottusa. Per quanto mi riguarda cerco di pensare a cosa significhi essere diversi. Mi interessa capire cosa è possibile fare perché il mondo non vada in guerra e per eliminare la discriminazione». Proprio per questo, negli ultimi anni, ha organizzato gruppi di improvvisazione con musicisti e non utilizzando il metodo della conduzione. Gli sono stati commissionati progetti con bambini disabili. Anche in questi contesti è stato sempre animato dall’intento di oltrepassare ogni tipo di barriera: «Non penso davvero al background a cui appartengo. Mi piace credere piuttosto che differenti tipi di musica siano come lingue diverse, e se puoi parlare un po’ di una lingua, puoi comunicare. È noioso pensare che devi essere madrelingua per far parte di una comunità, anche se naturalmente è importante sapere quale lingua si parla: è questo che si avvicina a ciò che veramente significa la tradizione».
Otomo Yoshihide fa parte di una generazione di ‘rumoristi creativi’ come Merzbow e Keiji Haino e allievo e poi collaboratore del chitarrista Masayuki Takayanagi, maestro della scena jazz nipponica più estrema. Yoshihide segue con attenzione quanto accade nel paese del Sol Levante: «Consiglio di prestare attenzione all’art-pop di Manami Kakudo, al sassofonista Kei Matsumaru e alla vocalist Ami Yamazaki». Tra i tanti lavori composti e progetti in cui è coinvolto ne vanno segnalati due: ‘Project Fukushima!’ che vien fuori con l’obiettivo di diffondere, nel mondo, un’immagine positiva della città colpita dal disastro, partendo da un festival ospitato proprio lì e la colonna sonora della serie televisiva ‘Amachan’, che gli ha portato soldi e successo in patria: «Grazie al successo di Asachan, la mia vita è diventata un po’ più semplice. Dopo aver speso così tanti soldi nel ‘Project Fukushima!’ è stato di grande aiuto sia dal punto di vista economico sia perché sono diventato un po’ più conosciuto. A breve, devo dire, sarà prevista la pubblicazione di un libro documentario».
Il New Jazz Quintet (ONJQ) di Otomo Yoshihide è un ensemble jazz giapponese guidato dal compositore, produttore e chitarrista nipponico di cui stiamo parlando. Dopo più di 100 incisioni, di cui otto con il suo ‘Jazz Quintet’, Otomo è alla continua ricerca di un accattivante equilibrio tra ‘strutture melodiche’ ed ‘intensi momenti di improvvisazione’, con sullo sfondo la figura di Eric Dolphy (Los Angeles, giugno 1928 – Berlino, giugno 1964) che è stato un polistrumentista e compositore statunitense di musica jazz, virtuoso di sassofono contralto, flauto, ottavino, clarinetto e clarinetto basso), uno dei suoi grandi eroi, a cui il Quintetto ha dedicato la rivisitazione nel duemilacinque in ‘Out to Lunch’, l’iconico album di Dolphy. Questo ritorno sulle scene del quintetto, in tour quest’anno, è un evento unico e irripetibile, perché in questi ultimi anni Yoshihide è stato sempre più di rado in tournée, quindi vederlo di nuovo dal vivo con il suo quintetto in Europa è stata un’esperienza assolutamente unica. Yoshihide, insomma, è una vera e propria leggenda, tra le più importanti e influenti della musica del presente. Cosa che ha avuto un impatto indelebile fin dai tempi dei suoi ‘Ground Zero’. Chapeau al musicista nipponico per le sue innumerevoli avventure che ha cominciato, alla sua curiosità di esplorare mondi musicali diversi, dimensioni che è sempre riuscito a travolgere ed a stravolgere.
Dai ‘Dragon Blue’ ai ‘Ground Zero’, dagli ‘I.S.O.’ alla ‘Otomo Yoshihide New Jazz Quintet’, questo straordinario artista ha mescolato, fuso, sovrapposto le certezze musicali che pensavamo acquisite. La sua carriera come compositore di colonne sonore è di grande successo (oltre settanta film all’attivo.) Un’altra delle sue priorità è produrre progetti musicale che coinvolgono bambini svantaggiati. Nel 2011 (dopo il devastante megasisma sottomarino, di magnitudo 9.1 del Tōhoku, avvenuto a 29 km di profondità e con epicentro nell’Oceano Pacifico – ad est della penisola di Oshika – ebbe una durata di sei minuti, generando, appunto, uno spaventoso maremoto.) l’artista ha dato vita a quel suo ‘Project Fukushima!’, che lo ha visto anche in veste di militante e organizzatore di eventi trasversali votati alla sensibilizzazione transnazionale.