Enzo Ragone è giornalista e inviato Rai. Tra il 1989 e il 1991 ha raccontato in diversi reportage per il settimanale del Tg3 «Voltapagina» il dissolvimento dell’ex Unione Sovietica.
Per oltre 10 anni si è occupato di temi legati ai Balcani e alle minoranze linguistiche per le rubriche «Estovest» e «Levante» del Tgr Rai 3.
Ha raccontato in numerosi reportage da Sarajevo e Belgrado la difficile ricostruzione post bellica nell’ex Jugoslavia.
Con Antonio Bottiglieri ha curato il volume Intervista sulla televisione di Furio Colombo, con prefazione di Umberto Eco (Pironti, 1988).
A metà degli anni Ottanta ha fondato con Maria Rosaria Mari la società di comunicazione “Movidea”.
È autore di Poesie dell’amore migratore, con prefazione di Achille Bonito Oliva e disegni di Enzo Cucchi (Avagliano, 2006).
Nella Collana Biblioteca della Poesia Italia Contemporanea ha già pubblicato La Pietra di Sarajevo (2013).
Nel 2018 ha ricevuto la menzione speciale per la poesia del Premio Internazionale “Alfonso Gatto”.
Dal 2019 è coordinatore scientifico della Fondazione Culturale “Alfonso Gatto”.
Solo la scrittura
è capace
di aspirare
dal quotidiano
il sublime
che giace al fondo
del niente.
È come se l’anima
si distaccasse dal corpo
portando via tutta la carne,
lasciandosi dietro
scie di sangue e di inchiostro,
tracce
che solo la pagina bianca
è pronta ad accogliere.
(da Poesie dell’amore migratore, editore Avagliano)
La pietra di Sarajevo
Solo tu sei la pietra
che nelle vene materne
così uguali alle ferite del mondo
ha accolto la differenza
tra le parole dell’ultima sura
e le prime verità
dettate da un dio lontano.
Solo tu sei la pietra
che nessuno ha mai pensato di usare
per costruire muri
tra un tempio e l’altro.
Solo tu sei la stessa carne
di quattro anime diverse.
Solo tu eri la materia identica
di tutte le tombe
prima che questa guerra
trasformasse per sempre
il nostro modo di morire.
Solo tu hai un cuore così forte
per sopportare tanto dolore
e raccontare al mondo
che non ha occhi per guardare
di che colore è il sangue degli invisibili.
(da La Pietra di Sarajevo, editore Pironti)
* * *
I tuoi sono occhi del destino.
Sono occhi che hanno visto
forme sconosciute staccarsi dalla terra
e vagare nei cieli vicini.
Sono gli stessi occhi
che hanno spiato le cavità dell’anima
e hanno atteso pazienti la fine del mio delirio.
Questi sono occhi
che hanno guardato più del dovuto
fino a diventare i miei stessi occhi.
(da La Pietra di Sarajevo, editore Pironti)
* * *
Dovremmo navigare
per sempre e vivere
un giorno in più
senza mai toccare terra.
Dovremmo perdere l’equilibrio
ad ogni passo per smarrirci
nel cammino di vite
fuori dal tempo
di giorni uguali.
Dovrei nuotare
con la forza delle tue braccia
nelle profondità nascoste
sotto la superficie
dei mari lontani
fino a sentire lo sfinimento
dei miei muscoli toccare
nel tuo corpo l’abisso.
(da Forme di attesa, editore Pironti)
* * *
I corpi erano in gioco
come le parole scritte
e tutte
le parole ascoltate.
Il nudo era odore
succhiato alla carne
dolcemente.
Odore che evaporava
dai muri della nostra stanza
lasciando tracce bagnate
di felicità sulle labbra
ad ogni bacio.
Il nudo era pensiero
che si svelava
sottraendo parole
alla verità degli occhi.
E nessuno tra noi
capiva perché
il tempo che passava
non si allontanava mai
dal tempo che è ancora qui
ad aspettarci.
(da Forme di attesa, editore Pironti)