Chapeau a un eccelso polistrumentista campano che riesce a far parlare di sé su tutte le riviste di settore e un grande plauso iniziale a un vero ‘genio’ della musica jazz italiana ed internazionale. Stiamo parlando di un grande artista, nato nella città di mare di Salerno e a cui riserviamo lo spazio di questa rubrica con grande orgoglio. Il riferimento è al fantasioso (classe Settanta) Alfonso Deidda.
Il grande Alfonso Deidda, apprezzato musicista italiano di Jazz, suona diversi strumenti (tra tastiere, piano e fiati) oltre a essere compositore e arrangiatore. Deidda è un invidiato figlio d’arte ed insieme ai fratelli Sandro e Dario (tra le migliori realtà del jazz italiano) ha dato vita ai ‘Deidda Brothers’. La sua vita musicale inizia da giovanissimo allorché inizia a studiare pianoforte e per poi proseguire con lo studio del clarinetto, passando definitivamente al sassofono contralto. Questo è lo strumento che non ha mai più abbandonato, facendo seguire una sempre più crescente passione per il jazz.
Alfonso Deidda si diploma in Saxofono nel novantotto, presso il Conservatorio ‘G. Martucci’ di Salerno e svolge parallelamente un’intensa attività di concertista Jazz ma in maniera particolare come sassofonista (contralto, baritono, soprano e tenore) e pianista. Ha suonato talvolta volta anche il flauto traverso, il clarinetto basso e soprano e le percussioni. Ottiene, poi, il diploma con lode in Musica Jazz presso il Conservatorio ‘San Pietro a Majella’ di Napoli, guidato da Bruno Tommaso e da Pietro Condorelli. Ottiene, nel 1996 il secondo posto al primo concorso ‘Massimo Urbani’ per altosassofonisti, tenutosi ad Urbisaglia (MC). Dal Novantotto è parte integrante della band del vocalist Gegè Telesforo, registrando insieme a lui ben cinque lavori discografici.
Deidda però nasconde dentro una passione particolare: è da sempre attratto dai sound afrocubani e a tal punto da mettere in piedi la ‘Cuban Stories Band’ e realizzando anche due dischi come leader. Pubblica, in seguito, ‘Nuevas Huellas’, mentre sette anni fa realizza il suo terzo lavoro discografico a suo nome ed intitolato ‘Lucky Man’. Insieme a lui: Fabrizio Bosso, Julian O. Mazzariello, Dario Deidda ed Alessandro Paternesi, batterista marchigiano. Insegna presso diversi Conservatori d’Italia: il ‘Martucci’ di Salerno (Corsi di Teoria e pratica dell’improvvisazione Jazz), il ‘Tomadini’ di Udine (Saxofono Jazz), il ‘Torrefranca’ di Vibo Valentia (docenza di Tecniche di Improvvisazione Musicale), il ‘Pollini’ di Padova (corsi di Tecniche di Improvvisazione Musicale). Dal 2016-17, invece, è docente di Tecniche di Improvvisazione Musicale, ritornando al Conservatorio ‘J. Tomadini’ di Udine. Insomma, un gran lavoro anche nella sezione docenza e tutto questo può anche essere importante anche se talvolta può confondere il musicista dal docente (ma è un pensiero personale).
Alfonso Deidda, nella sua intensa carriera, ha suonato con importanti musicisti jazz di fama internazionale fra cui: Mike Stern, Tom Harrell, Jimmy Owens, Lester Bowie, Peter Erskine, Ronnie Cuber, Michel Petrucciani, Mulgrew Miller, Carl Anderson, Carl Allen, Norma Winstone, Gegè Telesforo, Gianni Basso, Romano Mussolini, Enrico Rava, Roberta Gambarini, Giovanni Tommaso, Franco D’andrea, Flavio Boltro, Glauco Venier, Maurizio Giammarco, Stefano Di Battista, Dado Moroni, Fabrizio Bosso, Umberto Fiorentino, Antonio Faraò, Danilo Rea, Leo Aniceto, Tullio De Piscopo, Roberto Gatto, Sandro e Dario Deidda, Daniele Scannapieco, Max Ionata, Julian Oliver Mazzariello, Domenico Sanna, Andrea Pozza.
«Potrei definire il mio rapporto con il jazz come un’intesa molto stretta e che definirei confidenziale – racconta lo stesso Deidda – è come se fossimo dei vecchi amici; andiamo molto d’accordo anche sa talvolta litighiamo. Ciò rafforza quella che è la veridicità del rapporto d’amore stretto che ho con l’amico jazz. Convivo insieme al jazz da quando ero un undicenne ed è una cosa, facendo ovviamente le debite eccezioni con la famiglia, i figli, gli amici ed i rapporti umani, che mi rende estremamente felice. Suonare jazz, ascoltarlo, pensarlo … è per me fondamentale e spesso, mentre faccio il caffè o faccio altre cose che esulano dalla musica, mi ritrovo a canticchiare jazz o riprendere frasi jazz che ho ascoltato, cercando anche di crearne qualcosa. È un rapporto quello con il jazz che definirei quotidiano ed è in questa quotidianità che noto un rapporto continuo, sino al punto da non accorgermi del mio pensiero fisso nei confronti della musica che amo. La parte conflittuale è che spesso non riesco ad ottenere quello che davvero vorrei ma questo fa parte anche della normalità. Posso dire d’amare il jazz in una maniera viscerale. Ancora, tra le cose che sto realizzando o che sono in attesa del momento giusto per essere messe fuori, c’è sicuramente la ripresa dei progetti da fare con Leo Aniceto che ritengo tra i più significativi musicisti. Con lui abbiamo realizzato, anni fa, un disco veramente stupendo e che definirei futuristico per l’epoca. Abbiamo ripreso a suonarlo dopo tanti anni. È un qualcosa di nostalgico ma risuoniamo questo bellissimo disco con enorme piacere e sinceramente spero che questa cosa possa avere anche un seguito. Mi sembrava giusto sottolinearlo perché il jazz, secondo il mio modo di vedere le cose, è qualcosa anche di romantico perché rappresenta un incontro di anime, per cui quando ci si incontra e quando si suona con dei musicisti con i quali hai un rapporto speciale, viene fuori qualcosa di veramente magico ed è questa la cosa prodigiosa che accadde con la registrazione del disco di Leo» – conclude Deidda.