Imprenditori ostaggio della burocrazia. Non c’è solo il caso emblematico di Villa dei Fiori, gli esempi sono tanti e spesso sono finiti sotto l’occhio della stampa locale e nazionale.
Lo scorso mese di gennaio, la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (Cna) ha pubblicato gli esiti di una ricerca che ha passato al setaccio oltre seimila bandi pubblicati dal 2018 al 2021 per misurare il peso della burocrazia e di diverse circostanze più generiche che, di fatto, hanno limitato la partecipazione ai bandi delle piccole imprese. La situazione è stata definita tragica: «in sei anni, dal 2016 ad oggi, si sono registrate 813 modifiche, una ogni due giorni e mezzo, al codice degli appalti, su cui incidono peraltro 45 decreti ministeriali – scrive Ermes Ferrari, responsabile Ufficio Studi e Comunicazione e CNA Industria – Il risultato? Che 36.000 stazioni appaltanti in Italia si comportano diversamente e che solo il 18% dei bandi prevede quella suddivisione in lotti che faciliterebbe la partecipazione delle imprese del territorio. E non è finita qui: sono appena tre su 10 le stazioni appaltanti che garantiscono la piena trasparenza delle informazioni di gara, mentre due su cinque non pubblicano alcun dato sull’esito della gara stessa. Poi una chicca: l’Ufficio Studi di CNA è riuscito ad individuare bandi con 150 allegati».
Insomma, una fotografia della burocrazia che rallenta e non snellisce le procedure.
Chi opera nel settore edile
vittima di una maledizione
Uno degli ultimi casi in ordine di tempo lampanti per illustrare il peso della burocrazia è stato tirato fuori dall’Ance di Caltanissetta che senza mezzi termini ha denunciato che «gli imprenditori edili sono vittime di una sorta di maledizione: anche quando la Regione Sicilia fa il proprio lavoro e dispone in tempo gli atti necessari a pagare le fatture o a compensare l’aumento del costo delle materie prime, poi gli atti si arenano nelle stanze degli enti locali» «Fermo restando il dovere ad una puntigliosa attività di controllo – aveva denunciato pubblicamente l’Ance di Caltanissetta – ci chiediamo se i burocrati abbiano consapevolezza che ogni giorno trascorso, anche quando si resta entro i termini previsti dalla norma, sia un giorno di ritardo per un imprenditore. Il nostro settore – concludono – sta ancora pagando i ritardi degli anni passati, non possiamo più permetterci un giorno di attesa in più di quanto necessario».
I ritardi nel restauro
della casa di Manzoni
Ma la burocrazia non conosce differenze territoriali e uniforma il Nord al Sud. A Milano, lo scorso mese di maggio, in occasione del 150esimo anniversario della morte di Alessandro Manzoni, ha fatto notizia la ripulitura “impossibile” della facciata della casa del letterato, imbrattata anni prima. In sintesi, diverse associazioni erano pronte per ripulire gli esterni della casa in cui è nato Manzoni sfregiata dai vandali; lo avrebbero fatto a loro spese, con un verbale di assenso dell’assemblea condominiale e con l’ok da parte del Comune. Il problema? La Soprintendenza che nel giro di un anno – come ricorda anche l’edizione locale del Corriere della Sera – non è riuscita a fornire l’autorizzazione necessaria a procedere con i lavori.
La denuncia dei produttori di Chianti
Ostaggio della burocrazia
Due anni fa, a seguito del Covid che aveva già messo in ginocchio numerose attività produttive, fu il Consorzio Chianti ad attaccare politica e burocrazia. Il presidente Giovanni Busi denunciò pubblicamente ritardi burocratici sui controlli che «tengono in ostaggio le partite di vino che sono oggetto di richiesta di stoccaggio».
E poi ci sono ancora clamorose proteste che, negli anni, hanno guadagnato pagine e pagine di cronache locali e nazionali: scioperi della fame, imprenditori incatenati e proteste clamorose… Tutti per denunciare la lentezza della burocrazia che spesso si rivela una palla al piede di imprenditori e cittadini.
Profeticamente quasi dieci anni fa, nel 2014, Giorgio Squinzi, allora presidente di Confindustria, in occasione dell’audizione presso la Commissione Bicamerale per la Semplificazione, aveva detto: «l’Italia è ostaggio di una burocrazia soffocante, bisogna invertire una rotta che altrimenti ci porterà alla deriva e poi al naufragio».