Senza ascolto il dialogo diventa monologo. È probabilmente anche per questo che siamo portati a ricordare, da sempre, che senza ascolto non esiste comunicazione.
Che ruolo ha l’ascolto attivo nelle relazioni interpersonali e nella comunicazione di oggi? Siamo nell’era dell’always on, della possibilità di connetterci con chiunque e da qualsiasi parte del mondo, abbiamo in tasca enormi potenzialità comunicative. Ma forse a essere ridimensionata, in quest’era, è la forma dialogica. Pensiamo alla spiccata mancata propensione all’ascolto di gran parte delle persone: quante volte siamo travolti da un discorso che prende la piega di un flusso ininterrotto di parole che non lascia spazio neanche a chi intende semplicemente annuire o domandare? E quante volte, in risposta all’esigenza di dire la nostra, ci siamo sentiti salutare perché adesso ho da fare o contrastare senza neppure la possibilità di argomentare? Quasi come se ascoltare e dialogare fossero un trend oramai vecchio, qualità soppiantate dalla possibilità di parlare a lungo di qualsiasi cosa senza alcuna forma di interazione. Anche i politici lo hanno intuito e sono sempre più quelli che evitano il confronto con la stampa, affidandosi solo a comunicati e a generici discorsi al popolo.
Pure sui social oramai funziona grossomodo così: il fascino iniziale era quello di mantenere le relazioni; adesso, invece, la tendenza è essere esperti dell’argomento del giorno, studiare post acchiappa-like, rilasciare un’opinione a proposito e a sproposito di tutto. Con l’illusione di sentirsi un personaggio pubblico – anche se di pubblico c’è solo il profilo – che, quasi fosse una questione di vita o di morte, deve far sapere al mondo la propria opinione. Ma quante volte accettiamo e accogliamo commenti critici sui social? E quante volte il commento critico – che dovrebbe essere costruttivo – è soppiantato in tutto e per tutto dagli haters? Ecco, tutti vogliono parlare e pochi sono disposti ad ascoltare: questo è il problema. È solo l’effetto della democratizzazione dei mezzi di comunicazione?
Le conseguenze – evidenti – sono l’assenza di empatia, l’isolamento, l’infelicità e l’incapacità di mantenere relazioni virtuose.
Per rendersi conto dello stato delle cose, basta fare una ricerca sui principali siti che forniscono immagini gratuite on line. Alla voce “comunicazione” non c’è una foto di gente che parla; tutte figure di persone alle prese con smartphone, tablet, pc e social. Come se la comunicazione digitale e social avesse soppiantato la comunicazione “analogica” tra due o più persone. Alla voce “dialogo” compaiono principalmente immagini di colloqui di lavoro e sedute psicoterapiche. Il discorso peggiora alla voce “comunicazione e persone”: più persone, vicine, che parlano al cellulare. È vero: le risposte da dare le sceglie probabilmente l’algoritmo del sito, non una persona; però la comunicazione oggi appare “ridotta” al digitale e ai social, con una quasi totale abolizione della componente dialogica, del confronto. Forse dialogo e confronto sono diventati fuorimoda e noi, curvi e incollati ai display degli smartphone, mentre pensiamo al prossimo post acchiappa-like, non ce ne siamo ancora accorti.