Trentatré grosse scatole di cartone con oltre 30mila tra negativi, diapositive a colori e stampe fotografiche. È il patrimonio lasciato da Ciccio Jovane, fotografo nocerino autore di numerosi scatti che raccontano la storia. Non solo cronaca ma testimonianza diretta del Novecento. L’invasione sovietica in Ungheria, la Primavera di Praga, passando per i colpi di Stato in Congo, Cile, Bolivia, la rivolta in Algeria, le tragedie di Marcinelle e del Vajont, la guerra in Indocina e Vietnam, quella del Golfo, la caduta del muro di Berlino e Chernobyl; e poi ancora la vita infernale dei detenuti a Poggioreale, la guerra di camorra in Campania, le foto-testimonianza del degrado dei manicomi, il terremoto del 1980: c’è un condensato di storia negli scatti di Jovane.
L’archivio contiene anche numerosi reportage su personalità come Salvador Allende, Pablo Neruda, Umberto di Savoia, la famiglia Kennedy, Nasser, Kruscev, Kissinger. Molteplici gli eventi mondani e cinematografici come quelli con Totò e Anna Magnani, Luis Buñuel, Burton e la Taylor, Eduardo, Onassis e la Callas, De Sica e la Loren (questi ultimi sul set di Matrimonio all’italiana). Altrettanto importante il periodo di corrispondenza fotogiornalistica come accreditato presso la Zarzuela, dimora dell’allora principe Juan Carlos di Borbone, futuro re di Spagna, e poi tanta documentazione di colore, corrispondenza privata e professionale.
Il patrimonio fotografico di Jovane sta per essere recuperato grazie a un progetto del Museo Didattico della Fotografia, che ha sede a Sarno, e a cui i figli del fotoreporter hanno affidato tutto l’archivio paterno. Il progetto di recupero sarà un intervento decisivo e radicale per rendere fruibile un tesoro fotografico che racconta lo scorso secolo nei suoi eventi più importanti. Il progetto di valorizzazione si articola in due fasi: la prima punterà a una ricognizione accurata dell’intero fondo e a un intervento di pulizia e conservazione dei fototipi; la seconda alla digitalizzazione e catalogazione.
«Ritengo che la figura di Jovane sia tutta da riscoprire al netto dell’importanza degli scatti che ci ha lasciato – spiega Gabriele Capone, dirigente della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania che ha affidato all’associazione Il Didrammo i lavori di recupero, conservazione e valorizzazione del materiale di Jovane. – Ciccio proveniva da un luogo periferico del nostro Paese e ha coltivato una passione riuscendo a documentare l’intimità di personaggi di straordinaria importanza. Ha testimoniato eventi che hanno caratterizzato la nostra storia recente, e dunque l’operazione di recupero è educativa perché ogni giovane che si sente oggi alla periferia del mondo, attraverso l’esempio di Jovane, sa che coltivando una grande passione può riuscire a conoscere il mondo, ma soprattutto a raccontarlo ad altissimi livelli. La Soprintendenza ha l’obbligo di favorire la conservazione di queste testimonianze e di facilitarne la valorizzazione».
A confermare la qualità del progetto è il presidente dell’Associazione Il Didrammo, Vincenzo Petrosino, di cui il Mudif è la “costola” museale. «Quando ero un ragazzo – ricorda – aspettavo che Jovane tornasse dai suoi reportage fotografici in giro per il mondo, spesso esponeva le sue documentazioni fotografiche, in un locale vicino al bar Nasti a Nocera. Quelle foto parlavano di eventi lontani, suggestioni, curiosità. Noi del Didrammo e Mudif abbiamo preso in carico ufficiosamente il fondo dal 2009 al 2012 e abbiamo perfezionato l’atto di donazione. Il motivo è duplice: queste testimonianze raccontano in maniera singolare e originale il secolo breve e aiutano anche la ricostruzione di quegli eventi; e poi Ciccillo Jovane aveva un istinto strepitoso, quello di cogliere l’attimo con la sua macchina fotografica. Ecco allora vogliamo raccontare quest’uomo inquieto, i suoi viaggi, l’esperienza negli anni Settanta con la sua agenzia a Napoli, l’Alfa Press service». «Stiamo organizzando grandi eventi collaterali tra il 2023 e il 2024, con la partecipazione di grossi nomi della cultura italiana – dice Rosario Petrosino, direttore Mudif, che si è formato con Jovane – Verranno coinvolte anche le scuole».
Originario di Nocera Inferiore, dove è nato nel 1930 e morto nel 2002, Jovane ha lasciato un patrimonio fotografico di inestimabile valore che costituisce la sintesi esatta della sua produzione professionale durata mezzo secolo. L’archivio del fotoreporter è stato dichiarato di interesse storico particolarmente importante nel 2018. Nel 1950 Ciccio – come tutti lo chiamano ancora a Nocera Inferiore – si trasferisce a Milano: trova lavoro in un settimanale come ragazzo delle consegne. È qui che comincia a fotografare per caso con una Rolleiflex. E nel fotogiornalismo trova la sua dimensione: grazie alla sua bravura, diventa fotografo per le principali agenzie giornalistiche del tempo (Zenit Press, Olympia, Publifoto, Agenzia Italia, Enterprise). Le sue immagini finiscono presto sui principali rotocalchi che poi lo inviano a fotografare eventi e personaggi in gran parte del mondo. Negli anni ’70 la sfida più grande: Jovane torna a casa sua, e in Campania decide di impiantare l’Alfa Press Service, la prima grande agenzia fotogiornalistica campana, fucina di tanti fotoreporter. La fondazione dell’agenzia coincide con il periodo caratterizzato dalla guerra di camorra che Jovane e i suoi giovani fotoreporter si trovano a denunciare con scatti indimenticabili.