Il Metaverso riunisce una serie di mondi virtuali, interconnessi e immersivi che offrono ai propri utenti un senso di presenza attraverso l’azione e la comunicazione.
Il termine fu coniato in un libro scritto da Neal Stephenson, un fisico con la passione della tecnologia, della nanotecnologia, della matematica, dell’economia e della storia della scienza. Stephenson, figlio di due professori, è nato all’interno del “Fort George G. Meade”, sede della National Security Agency, il Dipartimento della Sicurezza Americana. Il libro, pubblicato nel 1992, è un thriller distopico dal titolo “Snow Crash”. È la descrizione del mondo del ventesimo secolo, corrotto e in mano solo al capitalismo, chi non riesce a trovare una propria dimensione si rifugia nel Metaverso.
Un mondo virtuale di evasione da una realtà sempre più deteriorata e banalizzata, dove libertà e piaceri sono confinati nella immaginazione. Se questo accadeva alla fine del XX^ secolo, il XXI^ è divenuta l’epoca nella quale i videogiochi hanno il potere di simulare perfettamente gli ambienti del mondo reale e anche di superare i limiti della realtà.
La rete Internet è nata come rete militare negli anni sessanta, il suo contenuto, il software usato dai motori di ricerca, il WWW è nato solo nel 1989 al CERN di Ginevra: nello stesso modo è nato il Metaverso. Fin dagli anni Ottanta, l’Esercito Americano ha cercato di riunire mondi virtuali per simulare operazioni belliche.
Creando SIMNET la rete virtuale che in tempo reale addestra i militari. Un nuovo modo di apprendere, di formare soldati ed ufficiali, non più solo nelle Accademie Militari, ma attraverso una connessione di alta qualità, che riesce a personalizzare l’addestramento a seconda delle migliori capacità del singolo. L’addestramento può avvenire ovunque nel mondo e in qualsiasi momento. Virtualmente.
La guerra nel Metaverso
I primi effetti del Metaverso militare si hanno nella guerra Russia-Ucraina e il suo uso è stato reso pubblico.
È stato un Professore cinese, Zhan-Shi a pubblicare un testo dal titolo “La prima guerra del Metaverso” riferendosi alla guerra in corso. Un’analisi geopolitico-culturale che Zhan Shi, direttore del World Politics Research Center, diffonde grazie alla piattaforma digitale Wechat.
Ed è proprio sull’uso geopolitico delle piattaforme digitali che si può analizzare come la rete e gli utenti social interagiscono con la conduzione del conflitto. La guerra del Metaverso è la concreta interazione tra la realtà digitale e la vita reale, materiale e quotidiana.
Alla Princeton University lo stanno osservando, anche in rapporto alle innovazioni a vantaggio di un migliore sistema geopolitico che per troppo tempo ha vissuto di grande caos. L’establishment delle Forze Armate più avanzate del mondo ha iniziato a prendere sul serio il Metaverso militare e le sue numerose implicazioni negli scenari di guerra. Ma come?
La parole è “Gaming”, gioco, ed è usata per l’interattività virtuale e Metaverso è l’ambito nel quale gli utenti del gioco possono interagire tra di loro in uno spazio virtuale tridimensionale.
Praticamente è la cuspide, il punto zero del crollo della barriera tra mondo virtuale e reale. Il Gaming non è più solo il gioco di coloro che vi prendono parte in modo cosciente, è diventato una piattaforma di socializzazione, si è trasformato in un concetto secondo cui non esistiamo solamente “in real life”, ma anche in un vero e proprio spazio digitale.
Il Metaverso può lavorare non solo per addestrare alla guerra di offesa e di difesa, ma anche per la pace e la comunicazione. Avatar e Ologrammi, all’interno del metaverso, stanno trasformando il modo in cui vediamo il mondo, e anche il modo in cui partecipiamo alla politica e alla società.
Le origini del metaverso
Con il gioco continuiamo la perenne e atavica lotta tra il bene e il male, tra luci ed ombre, o forse meglio tra il giusto e lo sbagliato?
Se ci appare troppo lontano il gioco dell’Oca, il “gioco nobile” che in antichità rappresentava il ciclo della vita, insieme al gioco degli scacchi e al gioco dei dadi, dobbiamo ricordare che fu proprio da un gioco, quello d’azzardo che nacquero gli studi e gli scritti sul calcolo matematico delle probabilità, sul quale oggi si è sviluppata la fisica quantistica.
Il primo trattato matematico sul caso e le probabilità fu scritto nel 1500 da Gerolamo Cardano, medico, matematico e visionario, grande amante del gioco dei dadi. Nel suo trattato, il “Liber de ludo aleae”, il “Libro dei giochi aleatori”, Cardano introduce il concetto di circuito, cioè l’insieme di tutti i casi possibili, che oggi coincide con il concetto di “spazio dei campioni o spazio degli eventi”.
I dadi stimolano i matematici a venire a capo ai problemi relativi al caso, quelli non deterministici, cioè aleatori (da alea, dado) per i quali non esiste una formula per determinare il valore che uscirà. Il manoscritto fu pubblicato solo nel 1663, ma furono comunque le sue intuizioni a introdurre gli studi successivi sul calcolo delle probabilità.
Shakespeare, Cardano, Einstein
Ho scoperto che il libro è stato pubblicato nuovamente nel 1953 presso l’Universita’ americana di Princeton, la stessa dove all’epoca insegnava Einstein, cui è stata attribuita la famosa frase “Dio non gioca a dadi”, rivolta all’amico e grande fisico Niels Bohr, durante una discussione sull’interpretazione della fisica quantistica. Mi è venuto da pensare che avesse in mente proprio lo studio di Gerolamo Cardano.
Ma non è finita, perché mi è anche venuta alla mente la domanda di Shakespeare: “Siamo fatti della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita”.
Shakespeare e Cardano? Chi lega questi due grandi? Ebbene nell’epoca nella quale le esplorazioni scientifiche non avevano ancora un indirizzo preciso, Cardano esplorò anche il mondo dei sogni, talmente bene che Shakespeare fece pronunciare ad Amleto il dubbio di “essere o non essere” non tenendo in mano il teschio del padre come erroneamente si crede, ma un libro e, alla domanda di Polonio su cosa stesse leggendo, Amleto risponderà: “parole, parole, parole” traendole dal trattato “De subtilitate” di Gerolamo Cardano.
Un testo rivolto a chi soffre di infelicità su più piani della vita: su più piani? Quelli che oggi definiamo Multiverso?
Le teorie sugli Universi paralleli ci dicono che ogni volta che si verifica un determinato evento, si ha come conseguenza la divisione della nostra realtà in molti mondi, in ciascuno dei quali è possibile un diverso risultato.
Praticamente, quando lanciamo un dado, l’universo si divide effettivamente in un mondo per ciascun numero che può uscire dal lancio. “Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia”(ancora Amleto).
Gli Universi paralleli erano già intuiti da Cardano? Il ragionamento di un matematico che non esclude nessun fenomeno oggettivo e tanto meno ciò che affiora dalla soggettività più segreta? Chissà!!!
La teoria dei giochi nel tempo delle ambiguità
Nel ventesimo secolo ci fu la “Teoria dei Giochi” sempre elaborata presso Princeton da John Nash, poi rielaborata da Robert Aumann con la quale ottenne il premio Nobel. La teoria dei giochi si applica ad un’infinità di scenari più o meno complessi, dal gioco comune alla regolamentazione del mercato economico, fino all’uso militare in uno scenario di guerra.
Nella Teoria dei giochi sono in primo piano le scelte razionali che i “giocatori” devono fare quando si trovano in una situazione in cui devono interagire strategicamente con scelte complesse.
È il concetto asimmetrico di lotta, di supremazia, di guerra tra il bene e il male.
Viviamo un’epoca nella quale abbiamo avuto una pandemia mondiale non ancora del tutto debellata, una guerra europea con tutte le conseguenze sociali ed economiche che essa comporta. Dall’altro lato della medaglia, l’accelerazione scientifica ha fatto passi da gigante, il Tecnopolo Cern di Bologna ospita il super computer Leonardo e il centro meteo europeo, analisi e studio dei big data, digital twins, algoritmi cosmologici, il Telescopio James WEBB che ha permesso la scoperta degli esopianeti e delle extra galassie e il nuovissimo ET Telescope che approfondirà la rilevazione delle onde gravitazionali.
L’epoca è supportata dalla tecnologia digitale che è divenuta la vera rivoluzione 5.0 in qualsiasi ambito, specialmente in quello militare. Gli strateghi militari americani, fino dalla fine della Guerra Fredda, hanno usato l’acronimo VUCA: variabilty, uncertainty, complexity, ambiguity, per definire un mondo in trasformazione, soggetto a cambiamenti improvvisi, con conseguenze ignote e interrelazioni complesse e variabili.
L’acronimo ben si ripropone in questo nuovo scenario tra Russia ed Ucraina. Un contesto asimmetrico, instabile geopoliticamente, con alleanze ne ridisegnano il mondo.
L’incertezza comporta di conoscere la causa e anche l’effetto dell’evento destabilizzante, ma non la certezza di come possa evolvere e concludersi. Esattamente ciò che sta succedendo dopo il G20 che si è tenuto in India a febbraio 2023, nel quale Stati Uniti ed Europa hanno bocciato la linea cinese sui negoziati. Pechino si unisce a Mosca e non sottoscrive i paragrafi della sintesi a conclusione del summit, con cui si definisce “inammissibile” un eventuale uso delle armi nucleari tattiche. La notevole quantità di variabili sta rendendo difficile la gestione del conflitto e la sua risoluzione di pace, creando radicali cambiamenti a livello globale. Ciò che non manca sono le parole.
Gli uomini giocano a dadi nel metaverso…
Quanto influisce il Metaverso nel conflitto Russia Ucraina?
Il ruolo svolto dalle piattaforme social nel conflitto Ucraino è piuttosto evidente, è una guerra che si sta trasformando quasi in un conflitto individuale, nel quale ogni singolo utente social può avere la propria percezione della guerra e il conseguente giudizio.
L’ attenzione mediatica e politica da parte dell’Occidente è stata sostenuta dalle molteplici opinioni pubbliche che ogni governo ha pensato di applicare, anche in base allo studio del flusso costante dei contenuti multimediali che mostrano le realtà crude del fronte di guerra e i gesti di resistenza da parte degli Ucraini assediati dai Russi.
In Ucraina il percorso di modernizzazione digitale è iniziato con la campagna presidenziale di Zelensky, gestita dall’oggi ministro per la transizione digitale Mykhajlo Al’bertovyč Fedorov, da tempo proprietario di un’azienda di marketing digitale, ed esperto di comunicazione online.
Il Presidente Ucraino ha potuto essere presente simultaneamente a varie conferenze sul digitale, usando un ologramma tridimensionale di tecnologia Arht Media. Le conferenze di Brilliant Minds di Stoccolma, il Forum dei fondatori di Londra, The Next Web di Amsterdam, Vivatech di Parigi, l’AI Summit alla London Tech Week, il SuperReturn di Berlino, è il Dts di Dublino.
…chissà come finirà?
L’ologramma di Zelensky si è rivolto direttamente ai principali imprenditori tecnologici, investitori e leader aziendali, per spronare gli innovatori più influenti al mondo a donare risorse finanziarie e tecnologiche per dare il via alla ricostruzione dell’Ucraina. Nella conferenza di Parigi, il Presidente ucraino ha paragonato la Russia all’Impero galattico della serie di “Star Wars” portando l’esempio della lotta tra bene e male, la scelta tra luce e tenebre che il mondo è costretto a subire.
In questo messaggio c’è la volontà espressa pubblicamente dal Presidente Zelensky di ricostruire lo stato dell’Ucraina come una “democrazia digitale”, uno stato che possa offrire la possibilità di una vera rivoluzione digitale, un’opportunità per i visionari che potranno così mostrare il loro valore e la loro abilità.
L’obiettivo è quello di una mobilitazione totale della popolazione, unita e compatta nella difesa del territorio, aiutata dalla connessione costante della comunicazione. Praticamente per il professore cinese Zhan Shi Zhan, l’obiettivo ultimo del Metaverso è trasformare la realtà in gioco, per costruire la “struttura” globale delle reti. Fantascienza? No assolutamente, in questa epoca molto “calda” e piena di incertezze, la potenza delle reti social e del digitale camminerà di pari passo con la realtà aumentata, la quale sarà maggiore della nostra immaginazione tradizionale. D’altra parte, “il pazzo, l’amante e il poeta non sono composti che di fantasia” (Shakespeare).
Mi viene il dubbio che la realtà, quella tradizionale, intendo, la supererà. In peggio ovviamente.