Questa vuole essere una rubrica di Marketing & Bagattelle: un po’ di disciplina scientifica e un po’ di cose simpatiche collegate ad essa; con questi presupposti, quindi, non mi competeva di scrivere della ganzata dei quattro “Borderline srl” che ha portato alla morte un bambino di 5 anni il cui unico errore era di stare in una scatola di latta chiamata Smart. Però mi sono sentito investito di scriverne quando ho ascoltato uno dei quattro, in una intervista messa in onda sul loro canale prima che lo chiudessero, rispondere alla domanda di un giornalista “Ma voi, infine, cosa pensate di fare con questi video, mangiando nelle ciotole dei cani, facendovi camminare gli scarafaggi addosso, facendo cose spericolate in auto, etc..?”.
“Beh, noi siamo avanti, facciamo marketing spinto…”
Marketing? Spinto? Queste amenità le faceva (fare) trent’anni fa Fabrizio Frizzi nel programma TV “Scommettiamo che…?”, era solo intrattenimento ma in sicurezza totale (con medici, polizia, vigili del fuoco e soprattutto non sulle strade urbane…), senza la pretesa di fare marketing, né di scrivere una pagina di storia per i posteri.
Marco Mignani, mio maestro, a proposito dell’istituzione dei tanti corsi di laurea in Scienze della Comunicazione negli Atenei negli anni ’90, disse “È molto interessante dal punto di vista culturale, ma sicuramente accadrà che, quando tutti saranno laureati in Marketing e Comunicazione, non ci saranno più poche menti sbocciate per l’eccellenza della creatività, ma tante teste che ne parleranno e basta”… è stato proprio così, anzi si è andato anche oltre e di certo non occorreva questo Youtuber per officiare che il sostantivo Marketing ad oggi sia uno dei termini più usati a vuoto, spesso privo di concetti di senso concreto.
La parola marketing riempie tanti vuoti a perdere: se ne parla con speciosa dovizia per cui ci si sforza di inventare sempre qualcosa di nuovo aggiungendovi un attributo tipo guerrilla mktg, urban mktg, brand mktg, sensorial mktg, outreach mktg… e via così, fino al più infelice “spinto” di questo Youtuber che non ha alcun significato concreto né apre a ulteriori studi di ricerca universitari: è utilizzato come entità astratta, è come parlare di un fantasma: esiste solo per chi ci crede e lo evoca.
…Ma non possiamo sottovalutare questo andazzo, non è un fenomeno isolato visto che, come loro, ce ne sono tanti sui Social; né è utile che da vecchi tromboni ci chiediamo “Ma da grandi, cosa mai vorranno fare questi ragazzi?”, ci facciamo la domanda sbagliata, perché noi che veniamo dagli anni ’60-’70-’80, siamo abituati a vivere in una prospettiva futuristica, che non è quella di chi segue le avventure dei performer sui social; senza volerla tirare per le lunghe è evidente che nel mondo dei Social si viva nel presente, perché dalla fine degli anni ’90 nella nostra vita, specie in quella dei giovanissimi, si è fatta spazio la Filosofia dell’Eterno Presente, detto anche Presentismo.
Il Presentismo è la convinzione che esista solo il presente, mentre futuro e passato sono funzioni della mente, costrutti logici, finzioni e quindi irreali. E pian piano -specie per chi è cresciuto con i Social- questa filosofia si è trasformata in una sorta di attualismo: vivere e fare oggi quello che si può, gli eventi e le entità che sono nel passato o -peggio ancora- nel futuro, non esistono e quindi non sono.
Ma da dove arriva questa filosofia? Beh, neanche Sociologi e Filosofi sono concordi e ce l’hanno detto con certezza, di certo la nostra vita è da sempre orientata culturalmente dal Potere che ha tante facce: a volte è politico, altre industriale, finanziario, più spesso mediatico. Possiamo però affermare che negli ultimi decenni il Presentismo è stato interpretato al massimo da Ronald Reagan (ricordate l’edonismo reaganiano?) e qui da noi, negli ultimi trenta anni, da chi se non dall’ineffabile Berlusconi?
Vivere nel presente, fare quel che conviene oggi e non domani… purtroppo la generazione Zeta si è soffermata solo alla superficie del personaggio: l’edonismo, il bunga bunga, lo slalom tra i principi costituiti, il far decadere i termini, l’apparire per essere, sono cose che solo pochissimi possono permettersi, mentre gli Zeta si sono convinti che le norme -morali, sociali ed anche di buona educazione- sono fatte per essere superate, per le conseguenze poi si vedrà.
Purtroppo la realtà è che per i poveri cristi non è consentito fare i propri cavoli “gratis” fregandosene delle leggi o facendo finta di fare un lavoro importante, è un’illusione che dura poco: per una Ferragni che fattura milioni di Euro (ma è una imprenditrice! Altro che cavoli!) ci sono decine di migliaia di influencer che sopravvivono mostrando nient’altro che le proprie intimità dichiarando poi davanti a un microfono di straguadagnare… e meno male che neanche la Guardia di Finanza dà loro credito.
Anche ‘sti quattro “Borderline srl” che nel 2022 hanno fatturato 188.333 euro, con utili intorno ai 46mila, benché seguiti da 600.000 follower che il giorno stesso del fattaccio con la morte del bambino sono saliti di ben 24.000 unità in più… non è che scialassero nel business, tutt’al più riuscivano a finanziare le cose demenziali che mettevano sul Web, finché non sono sbattuti contro la realtà, la più cruda tra l’altro.
Il cosiddetto “Marketing dell’Eterno Presente” non è altro che l’ennesima versione del Nunc Stans latino: divertirsi a prescindere perché l’unica cosa che conta è vivere l’istante, apparire e racimolare like, senza passato né futuro… ma se ci soffermiamo solo un attimo a riflettere, questo non c’entra proprio nulla col marketing, anzi è proprio l’esatto opposto.