«La nostra città non andrà mai in rovina secondo il decreto di Zeus e l’intenzione dei beati dei immortali, ché tale magnanima custode, Pallade Atena dal terribile padre, le tiene sopra le sue mani dall’alto. Sono i cittadini stessi che vogliono rovinare la grande città, dando ascolto a delle parole e ingiusta è la mente dei capi del popolo, per i quali è inevitabile soffrire molti mali per la loro grande hybris, ché non sanno frenare la loro tracotanza né sanno godere in ordine e in tranquillità le gioie che offre loro attualmente il banchetto… Si arricchiscono subendo la tentazione di agire ingiustamente… e senza risparmiare né le terre sacre né quelle pubbliche rubano rapinando chi in un modo chi in un altro e non rispettano le norme venerande di Dike che, pur tacendo, conosce sia il futuro che il passato e a suo tempo in ogni modo sopraggiunge a far pagare il fio. Questa ferita inevitabile giunge ormai su tutta la città ed essa ben presto cade in vergognosa servitù, che desta la lotta delle fazioni e la guerra civile che dorme, per la quale va perduta la giovinezza di molti; presto infatti per colpa dei nemici l’amatissima città si logora nelle riunioni che sono care agli ingiusti. Questi sono i mali che si aggirano nel paese; ma inoltre molti dei poveri vanno in terra straniera, venduti e legati in disonorevoli ceppi… Così il male di tutti va in casa a ciascuno e neppure le porte del cortile sono in grado di trattenerlo, ché esso salta il muro, per quanto alto, e scova comunque anche chi fuggendo si trovi nel recesso del talamo. Questo desidero insegnare agli Ateniesi, che Disnomie procura moltissimi mali alla città, mentre Eunomie rende ogni cosa ordinata e perfetta e contemporaneamente pone in ceppi gli ingiusti, liscia le asperità, fa cessare Koros, fiacca Hybris, dissecca i fiori in rigoglio di Ate, raddrizza i giudizi storti e mitiga le azioni superbe, pone termine alla lotta fra le fazioni, pone termine all’ira che nasce dalla rovinosa Eris, sotto di lei tutto tra gli uomini è perfetto è assennato.»
Solone, frammento 3 D (traduzione di Agostino Masaracchia)