Il potere transmediale della Guy Fawkes Night

Nell’ambito delle attività di Open Class, laboratorio sui media diretto da Alfonso Amendola, l’Università degli Studi di Salerno racconta il 5 novembre tra storia, immaginario, fumetti, cinema, televisione, cronaca e merchandising

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“Ricorda, ricorda, il cinque novembre,
Il tradimento e il complotto della polvere da sparo,
non conosco alcuna ragione per cui il tradimento della polvere da sparo
dovrebbe mai essere dimenticato”

La poesia popolare inglese ricorda il fallimento della Congiura delle Polveri e quello di Guy Fawkes nel far esplodere il Parlamento inglese nel 1605 con lo scopo di uccidere il re Giacomo I e restaurare un governo cattolico. Un evento storico, un messaggio politico e sociale talmente potente che il medium della poesia è riuscito non solo a riassumere, ma anche a cristallizzare nella memoria collettiva e nell’immaginario, facendo sì potesse mettersi in atto un fenomeno di rimediazione e transmedialità. Fra il 1982 e il 1985 Alan Moore scrive il graphic novel V for Vendetta in risposta al clima politico dell’epoca di Margaret Thatcher in Gran Bretagna, con preoccupazioni legate all’erosione delle libertà civili e alla crescita dell’autoritarismo.

Illustrata dal fumettista David Lloyd, la storia è ambientata alla fine del XX secolo a Londra in una Gran Bretagna, futuristica e distopica, in cui un regime fascista totalitario, chiamato Norsefire (o Fuoco Norreno) ha preso il potere in seguito al caos derivato da una guerra nucleare, dalle cui devastazioni dirette sono state risparmiate le isole britanniche. Le connotazioni del regime hanno dei chiari riferimenti ai modelli della politica totalitaria estremista, con mezzi di comunicazione controllati dal governo, corpi di polizia segreta, campi di concentramento per minoranze discriminate dal punto di vista razziale e sessuale. A questo si aggiunge una forte componente tecnocratica, con richiami al romanzo 1984 di George Orwell, dove i cittadini sono costantemente controllati dalle telecamere a circuito chiuso ed ascoltati tramite continue intercettazioni ambientali. Anarchia e libertà, identità e maschera, vendetta e giustizia, sono le parole chiave dell’opera di Alan Moore racchiuse non solo nell’ambientazione, ma anche e soprattutto nei personaggi, in particolare nel giustiziere V. Alan Moore attua anch’egli un’opera di rimediazione poetica, dando al personaggio di V una caratteristica importante, quella non solo di citare spesso le opere di Shakespeare, usando i suoi testi per rafforzare il suo messaggio ribelle, ma si esprime in generale con frasi riconducibili alla struttura metrica del pentametro giambico. V è portatore della poesia popolare inglese che nel “Ricorda, ricorda il cinque novembre” ritrova un sua catchphrase, uno slogan. Con il suo stile iconico rappresentato, oltre che dal mantello e cappello nero, dalla maschera stilizzata della faccia di Guy Fawkes e il simbolo con la V rossa – che richiama la A dell’anarchia – V crea un personal brand, un’attivista politico e sociale contemporaneo. La rimediazione poetica attuata da Alan Moore nel personaggio di V fuoriesce dal graphic novel per essere espansa – in un’ottica, dunque, transmediale – attraverso un’altra forma di testo poetico, ovvero la canzone e la musica. Lo stesso autore, infatti, nel 1984 incide un vinile dal titolo V for Vendetta in cui vengono interpretate atmosfere e brani del graphic novel inciso in collaborazione con il bassista dei Bauhaus, David J.

Soprattutto grazie alla trasposizione cinematografica del 2005, che ha potenziato l’iconicità del personaggio di V, le tematiche e i messaggi, molti movimenti, gruppi e associazioni hanno incominciato ad utilizzare la maschera di V – che sarebbe poi il volto di Guy Fawkes – come emblema di attivismo e protesta. Le sorelle Wachowski insieme al regista James McTeigue ne hanno prodotto e sceneggiato l’adattamento cinematografico, trasformandolo in una critica politica aggiornata per un pubblico contemporaneo, toccando temi universali come il potere, la libertà e la ribellione. Per analizzare l’adattamento cinematografico di un fumetto, dobbiamo considerare le peculiarità di ciascun medium. Il fumetto è un medium sequenziale, che, secondo Scott McCloud (Understanding Comics), utilizza un linguaggio specifico fatto di immagini fisse e una narrazione interattiva: è il lettore a dare significato e ritmo alla lettura. Al contrario, il cinema, richiamando Walter Benjamin, è un medium “frammentario”, temporale, che coinvolge direttamente lo spettatore attraverso immagini in movimento e una narrazione lineare, in cui il ritmo è deciso dal regista. Nel caso di V for Vendetta, Moore utilizza lo spazio della tavola per costruire atmosfere e delineare i caratteri dei personaggi in modo sfaccettato. L’uso dei silenzi, delle ombre e della struttura della pagina (straordinaria quella che apre il secondo capitolo del primo volume momento dell’ouverture dove la pagina viene spostata in verticale, obbligando il lettore a leggerla come uno spartito musicale) rende l’opera adatta a una lettura interpretativa, dove il lettore esplora ogni dettaglio visivo e concettuale. Qui risuona ancora una volta l’estrema capacità intertestuale di Moore che colma il suo lavoro di citazioni legate non solo alla letteratura shakesperiana, ma anche alla pittura (i diversi quadri presenti nella Galleria delle Ombre), al cinema (i manifesti appesi nel camerino di V), alla letteratura classica (Dante, Faust) a quella contemporanea (chiaro è il riferimento, inoltre, a 1984 di George Orwell). Il cinema, al contrario, nel suo adattamento, accentua il ritmo, i dialoghi e la dimensione visiva attraverso una struttura narrativa chiusa, adattata per una fruizione passiva e di massa.

L’adattamento cinematografico di V for Vendetta è un caso di studio interessante perché mette in evidenza le difficoltà nel tradurre la complessità semantica del fumetto di Moore, introducendo importanti modifiche alla trama e alla caratterizzazione dei personaggi, riducendo la complessità del messaggio politico dell’opera originale. Umberto Eco (Apocalittici e integrati), parla della semplificazione necessaria quando un’opera passa da un medium a un altro, soprattutto quando si rivolge a un pubblico di massa. Nel film, infatti, V diventa un simbolo di giustizia e libertà più che di anarchia, rendendo la critica più universale ma meno radicale. Mentre il fumetto di Moore mantiene un’interpretazione anarchica e ambigua della ribellione, senza una chiara distinzione tra “bene” e “male”, il film tende a semplificare il messaggio, trasformando V in un eroe più accessibile e comprensibile per un pubblico americano. In un’intervista di poco antecedente alla distribuzione della pellicola, Alan Moore ha criticato l’adattamento cinematografico, definendolo un “tradimento” delle sue intenzioni originarie, poiché il film riscrive il personaggio di V in una figura più accettabile e meno sovversiva per adattarla a una linea narrativa cinematografica e politica contemporanea. Ad esempio, mentre il fumetto esprime una critica anarchica, lasciando spazio a un V che agisce per motivi personali, il film lo riposiziona come simbolo di libertà e giustizia, rendendolo più comprensibile per un pubblico statunitense e moderno. Questa trasformazione suggerisce che il cinema ha bisogno di semplificare e universalizzare per raggiungere un pubblico ampio. L’adattamento di V for Vendetta assume un significato ulteriore nel contesto della società digitale nella quale siamo totalmente immersi. “Le idee sono a prova di proiettile” è una delle frasi più famose di V e non è un caso che sia diventato col tempo personaggio simbolo di ribellione, anarchia e attivismo, arrivando quindi ad una vera e propria appropriazione e rimediazione simbolica. Come accennato, dopo il film la maschera di Guy Fawkes è diventata un simbolo globale. A partire dal famoso gruppo hacker Anonymous che ne ha fatto di cui si ricordano gli atti di protesta con il Progetto Chanology del 2008 contro la Chiesa di Scientology, passando per il Guy Fawkes flashmob del 2009 dove i manifestanti si sono travestiti da V e hanno fatto esplodere un finto barile di polvere da sparo fuori dal Parlamento mentre protestavano per la questione delle spese dei parlamentari britannici, rievocando dunque nello stesso contemporaneamente, l’evento storico, la poesia, il graphic novel e il film. Per arrivare poi al Movimento 15-M (o Indignados) ricordato per le proteste iniziate nel 2011 contro il governo spagnolo in occasione delle elezioni amministrative durante cui è stata utilizzata la maschera di V e, sempre nello stesso anno, è diventata protagonista nelle proteste di Occupy Wall Street. Qualche anno dopo, le maschere di Guy Fawkes sono apparse anche durante le proteste di Hong Kong del 2014 e anche nel 2019.

In un’intervista del 2011 per la BBC News, David Lloyd paragona l’utilizzo della maschera da parte dei manifestanti al modo in cui la famosa fotografia di Alberto Korda del rivoluzionario argentino Che Guevara è diventata un simbolo alla moda per i giovani di tutto il mondo: «la maschera di Guy Fawkes è ormai diventata un marchio comune e un comodo cartello da usare per protestare contro la tirannia. Sono contento che la gente la utilizzi, sembra piuttosto unica, un’icona della cultura popolare usata in questo modo». Le idee non sono solo a prova di proiettile, ma si muovono in flusso mediale. I contenuti, le tematiche, i messaggi dell’opera V per Vendetta vengono trasportate – riprendendo il concetto di Marshall McLuhan – dai media.

Uno dei medium più importanti da questo punto di vista è la televisione. La serialità televisiva si inserisce in maniera potente all’interno della narrazione e segue due lineari: quella del contenuto, con le serie tv in cui si intercettano chiari riferimenti alla storia e al personaggio di V e quella del dispositivo, costantemente e fisicamente presente nel corso del film e dei prodotti che lo hanno rimediato, ripensato e rielaborato. La televisione come strumento di propaganda, ma anche come spazio di espressione e ribellione, come punto di slancio per nuove esperienze di visione, come quelle legate alla serialità, che ripropongono un prodotto audiovisivo frammentato, rifocalizzato e riadattato. Nella serie tv I Simpson (1989 – in corso) – che fin dalle sue origini ha rappresentato, più di altri prodotti, lo specchio della società contemporanea divenendo termometro di paure e ansie collettive e premonitrice di eventi epocali – è possibile intercettare alcuni interessanti e sottili – neanche tanto! – riferimenti a V per Vendetta, a partire dall’omaggio di Milhouse che tiene tra le mani un fumetto che richiama i due prodotti di Alan Moore: “Watchmen” – qui Watchmen Babies – e, appunto, “V for Vendetta” – qui V for Vacation.

a cura di Pietro Ammaturo, Annachiara Guerra , Martina Masullo, Giovanna Landi

(1-continua)

 

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