“Lo specchio del poeta” ora è diventato un libro

I testi della nostra rubrica sono stati raccolti in un volume edito da D'Amato. Andrea Manzi e Vincenzo Salerno illustrano il senso dell'iniziativa editoriale e gli sviluppi futuri

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“Lo specchio del poeta”, la rubrica di Resistenze Quotidiane che propone poesie edite e inedite dei maggiori autori contemporanei, è diventato un libro, pubblicato da Francesco D’Amato editore. Si tratta di una pubblicazione, che propone, anche nella forma tradizionale del volume, i componimenti dei primi venti poeti proposti dal nostro magazine. Ecco i loro nomi: Carlo Avvisati, Mariano Bàino, Alberto Bertoni, Franco Buffoni, Roberto Deidier, Bruno Di Pietro, Mario Fresa, Carmen Gallo, Nicola Gardini, Giuseppe Grattacaso, Emilio Isgrò, Annalisa Manstretta, Anna Marchitelli, Enzo Ragone, Eleonora Rimolo, Elisa Ruotolo, Federico Sanguineti, Giorgio Sica, Enza Silvestrini, Edoardo Zuccato. Altri libri seguiranno per offrire un panorama ampio della poesia contemporanea. Pubblichiamo, di seguito, la prefazione di Vincenzo Salerno, ideatore e titolare della rubrica di RQ, e la postfazione di Andrea Manzi, condirettore di RQ.

 

Attraverso lo specchio

di Vincenzo Salerno

“[…] Kitty, immagina se potessimo entrare nella Casa dello Specchio! Sono certa che ci sono tante cose belle. Fingiamo di poterci entrare, Kitty! Fingiamo che lo specchio sia leggero come un velo e che si possa attraversare. Ecco, adesso diventa una specie di nebbia…Entrarci è la cosa più facile del mondo”. Mentre diceva questo, Alice stava sulla mensola del caminetto e nemmeno sapeva spiegarsi come fosse arrivata fin lassù. E il cristallo cominciava a svanire, uguale a una nebbia lucente. Un istante dopo Alice attraversava lo specchio e saltava agilmente nella stanza di dietro.[1]

Inizia così il secondo viaggio della piccola Alice: Through the Looking-Glass – libro-sequel (come si direbbe oggi) delle più famose “avventure” nel “Paese delle Meraviglie” dell’omonima protagonista, nata dalla penna del romanziere e fotografo inglese Lewis Carroll riuscendo a passare, su carta, al di là del vetro; per poter vedere – e, soprattutto, per poter raccontare – lo spazio, sconosciuto e misterioso, della “stanza di dietro”. Un viaggio, non ‘fisico’ ma molto simile a quello di Alice nella “Casa dello Specchio” – questa volta attraversando l’immagine speculare riflessa dal monitor di un computer o dal display di uno smartphone – lo hanno fatto i venti poeti italiani che si sono succeduti sulle ‘pagine’ virtuali della rubrica “Lo specchio del poeta”, ospitata lo scorso anno dal magazine, online, Resistenze Quotidiane (diretto da Andrea Manzi, che di questo volume è co-curatore). Come successo, infatti, per il personaggio di Lewis Carroll, lo ‘specchio’ della rubrica ha dato a ciascun poeta-cyber-viaggiatore la possibilità di ingresso e di scrittura in un nuovo spazio – quello del world wide web – dove poter narrare in versi la storia del proprio viatico poetico ‘terreno’. Al contempo – e pretestuosamente di nuovo approfittando dell’evocativa immagine del “vetro che riflette” – nel medesimo spazio condiviso della rete l’autore si è idealmente trovato di fronte al lettore; e con questo sconosciuto interlocutore (pure lui al di là del vetro) ha potuto parlare di sé stesso, raffigurandosi per il tramite delle parole della poesia.

Nella fase di raccolta dei testi agli autori era stato chiesto (da parte di chi scrive) soltanto di scegliere cinque componimenti – già editi o inediti, con l’unico vincolo della lunghezza e dei numeri di battute – che, a loro insindacabile giudizio, potessero offrire un ‘campione’ speculare del loro stile e delle loro ragioni poetiche. Alla mano degli autori è stata, inoltre, lasciata l’incombenza della redazione della notizia biografica in prosa, sempre con il proposito di garantire la più assoluta autonomia nel processo di scrittura e nelle modalità di ‘autorappresentazione’.  Ancora, non c’è stato alcun intento ‘classificatorio’ (sempre da parte di chi scrive) dei poeti selezionati; nessuna partecipazione per appartenenza di ‘scuole’, per generi o per generazioni. La scelta nasce da un amichevole invito fatto da un lettore ‘dilettante’ di poesia (di nuovo, chi scrive) ai contributors; che, in molti casi, hanno a loro volta suggerito nomi di altri autori. Il risultato finale si è ‘virtualmente’ concretizzato nell’indice di una raccolta abbastanza eterogenea: poeti di mestiere, poeti-professori, poeti-traduttori, poeti-giornalisti, poeti-artisti; le misure tradizionali della versificazione italiana (ottave, sonetti, rime e verso libero), la prosa poetica, i componimenti in dialetto con il testo a fronte in lingua italiana; la rappresentazione di un condiviso vissuto quotidiano e la narrazione più intima e introspettiva; la cornice della macrostoria che gli uomini hanno vissuto nel corso dei secoli; in parallelo, la ‘storia’ naturale delle trasformazioni ambientali, i mutevoli paesaggi delle città, dei piccoli borghi, degli spazi domestici; il continuo cambio di prospettiva delle voci narranti selezionate, nell’eterogeneità dei punti di vista e dei linguaggi differenti.

Ad un anno dalla pubblicazione in rete – à rebours attraverso lo specchio – poeti e poesie tornano nel mondo reale e prendono ‘corpo’ in forma di volume in questa bella edizione mandata in stampa dall’editore Francesco D’Amato. Le due ‘versioni’ – quella del magazine online e la nuova copia cartacea – restano in dialogo rimandando vicendevolmente l’una all’altra; e, altrettanto significativamente, permettendo a chi legge di riconoscersi nelle parole di chi scrive.

lo specchio che hai fissato sul petto
è il segnale di un patto profondo
tu mi guardi mentre io ti guardo dentro
e se ti guardo dentro mi vedo.[2]

In mezzo sta lo specchio: simbolico testimone – nei versi di Antonio Porta – di un “patto profondo”; emblematico suggello verbo-visivo per le poesie raccolte sui fogli del libro che – dal titolo della rubrica del magazine al suo corrispettivo di carta – sembrano ribadire ancora una volta il senso più profondo del legame, oltre l’allegoria, tra lo specchio e il poeta.

[1] Il primo dei due romanzi di Lewis Carroll Alice’s Adventures in Wonderland (Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie) fu pubblicato nel 1865. Nel 1871 fu invece stampato Through the Looking-Glass, and What Alice Found There (Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò).

[2] Antonio Porta, “Lo specchio” (22.8.1981) da “Come può un poeta essere amato?” – “Diario ’81-’82”, in Invasioni, Milano, Mondadori, 1984.

 

Nei versi vibrazioni di news

di Andrea Manzi

Abbiamo costruito il laboratorio di Resistenze Quotidiane, dopo un anno di idee e di lavoro, per cercare tracce, orme, universi, mezzi, metodi, cieli, terre, frammenti di visioni e verità sia comode che scomode. È nata così un’area vasta nella quale ora riusciamo a cogliere insospettabili profondità di campo e inediti volumi delle forme. Sentiamo di essere dentro un’avventura, in un osservatorio nuovo e particolarissimo. Il mondo esterno – lo intuì Pessoa – è diventato così anche per noi “come un attore sul palco: sta lì ma è un’altra cosa”. E di quest’altra cosa siamo diventati i cercatori convinti, mai disponibili ad arrendersi dinanzi alle asperità del cammino.

Lo specchio del poeta, la innovativa rubrica di Enzo Salerno, uno dei fondatori di RQ, propone ai lettori il “rumore” che fanno i più autorevoli poeti contemporanei con i loro silenzi e le loro parole, dando vita alla suggestione, direbbe Maurizio Cucchi, di raccontare la vita in versi. Ecco, la poesia e la realtà nel nostro laboratorio giornalistico e culturale diventano aree ravvicinate e aderiscono, insieme, al partito preso delle cose, alla rappresentazione di una umanità intessuta di immaginario. È un universo fantasma che contiene in sé sorprendenti effetti di realtà, nel quale la poesia entra per descrivere l’esistenza con più compiutezza e umanità dell’informazione. Per questo motivo, Lo specchio rappresenta la punta avanzata della mission del nostro magazine, perché allarga gli ambiti della notiziabilità sempre più separati dai destini del mondo.

La modernità ha abbattuto da decenni il tratto distintivo delle storie, che è costituito dalla lontananza. A differenza delle notizie, le storie vengono da lontano, ma giornali e riviste hanno espunto, tra un fatto e l’altro, l’intervallo della separazione. Tutto avviene qui e ora, ogni cosa si consuma nell’attimo della sua novità, la simultaneità ha distrutto lo spazio e il tempo, riducendoli in frantumi prima di inglobarli. A noi promotori di RQ la cosa non andava giù, non volevamo fissare il mondo in tante istantanee e renderlo a portata di mano, ma auspicavamo di dar vita a racconti in grado di dispiegarsi nel tempo evadendo dal margine della stretta, asfissiante attualità.

Vincenzo Salerno raccolse la sfida e formulò la proposta della sua rubrica come area di scrittura poetica collettiva capace di operare “inter-codice”, forte di una propria autonomia da dispiegare all’interno di uno spazio narrativo multilivello. Abbiamo così lanciato in rete, per un intero anno, grazie al suo progetto, versi di poeti noti e meno noti, tutti di grande autorevolezza e dalla riconosciuta maestria del dire poeticamente sapiente. I loro componimenti hanno raccontato uomini, donne, itinerari, luoghi, guerre, solitudini, mari, piazze, periferie desolate, notti, sogni, amori, attese, passioni, malinconie, ossi e polpe, i tempi e il tempo, ma anche il rovescio di tutto ciò. Poteva essere un azzardo, invece gli autori selezionati hanno attratto migliaia di lettori, creando una relazione profonda tra lo smarrimento di chi in rete cerca la vita e gli stati sensoriali profondi di chi affida alla poesia la propria ricerca e sensibilità di autore.

Questi versi “strappati” dalle loro originarie raccolte e lanciati sulla frontiera del web hanno vissuto così altre esistenze, si sono arricchiti di passioni sopite, inverandosi nella sensibilità dei lettori. Sono stati recitati dagli stessi autori in teatro come nuova possibilità comunicativa, hanno incrociato sguardi assorti o distratti, hanno guadagnato inedite platee non solo universitarie. I poeti hanno raccontato in pubblico e al pubblico il dolore altrui senza indulgere alla superficialità cronistica. Si sono aperti mondi in cui la poesia è stata ad un tempo atto di libertà e canale di ricerca, mai fuga.

La poesia, d’altra parte, è nata per essere recitata a voce alta e non per giacere nei libri. Eco ne era convinto. Dai libri però essa origina, dalle parole scritte e raccolte nasce. E noi, con questo primo testo di un cofanetto che speriamo possa diventare voluminoso, dopo averli gettati nella mischia di una proposta giornalistica, restituiamo questi versi alla dimensione originaria del testo che ridiventa libro, grazie all’impegno dell’editore Francesco D’Amato. È la chiusura di un cerchio, il ritorno della poesia alla carta stampata dopo un inedito viaggio nella rete, in quel mondo esterno che è, dicevamo, come l’attore su un palco che racconta di sé, ma anche tante altre cose da scoprire nel contatto con la febbrile esistenza quotidiana. Ciò che noi abbiamo fatto e continueremo a fare sul filo teso della vera poesia che non delude mai.

 

 

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