5 novembre, se la ri-mediazione dell’immaginario diventa iconica

Il merchandising legato a V per vendetta: gli oggetti sono utilizzati dai fan non solo come beni di consumo, ma come simboli identitari. Indossare la maschera di Guy Fawkes, per esempio, può segnalare l'appartenenza a una comunità di attivisti e ribelli.

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Nella terza puntata della nona stagione, ci sono alcuni riferimenti all’opera filmica di Moore. Lisa scende in salotto, mentre Homer e Bart stanno guardando un programma in televisione: immagini di palazzi che crollano rovinosamente con in sottofondo Ouverture 1812 di Pëtr Il’ič Čajkovskij, la stessa musica che accompagna l’esplosione del palazzo del Parlamento nel film.

È interessante sottolineare come nel rintracciare questo materiale online, il dispositivo televisivo si sia adattato al formato verticale dei reels di Instagram giocando – anche visivamente – su una efficace, quanto simbolica rielaborazione degli spazi di fruizione. Nello stesso episodio, quando Lisa parla in televisione il suo discorso – per tematiche, parole chiave e atmosfera – ricorda molto quello di V alla BTN. Nella tredicesima puntata dell’ottava stagione – anche se solo nella versione originale, non in quella italiana – Bart dichiara: «Every day is Guy Fawkes Day!». Passando ad un’altra serie tv d’animazione, nell’episodio “The Whirly Dirly Conspiracy” – che tratta i temi della cospirazione e del terrorismo – della terza stagione di Rick and Morty, Rick fa un commento su V per Vendetta riferendosi a un tentativo di rivolta anarchica, parodiando la natura idealistica del personaggio V. L’immaginario, i temi e l’attivismo di V per Vendetta sono tutti elementi che è possibile rintracciare nella serie tv americana Mr. Robot (2015 – 2019), incentrata su un gruppo di hacker che combatte contro le corporazioni e i governi oppressivi. Sebbene la maschera di Guy Fawkes non sia direttamente utilizzata, il movimento di resistenza “fsociety” e la lotta di Elliot – protagonista della serie interpretato magistralmente da Rami Malek – contro il potere ricordano molto il messaggio anarchico e anti-sistema di V. Il processo di rimediazione dell’immaginario e degli elementi di V per Vendetta, in questo caso, genera un fenomeno ancora più interessante: la costruzione di un ulteriore immaginario, parallelo e autonomo rispetto a quello che ruota attorno ad Anonymous, ma indissolubilmente collegato ad esso. Le immagini, sempre televisive, della maschera in Mr. Robot non solo sono un chiaro riferimento al prodotto filmico che si sta analizzando, ma si inseriscono all’interno di un flusso di creazione e rimediazione che nasce, cresce e si trasforma nell’universo seriale, quasi a voler dimostrare una propria potenza simbolica e di immaginario. La maschera è divenuta, soprattutto in quegli anni, iconica e ha generato un importante merchandising.

Infine, la serie tv Pennyworth (2019 – 2021) commercializzata come Pennyworth: The Origin of Batman’s Butler, inedita in Italia, racconta le origini della figura del maggiordomo di Bruce Wayne -alias Batman – e nel finale del quarto episodio della terza stagione appare un personaggio con la maschera di Guy Fawkes. L’intenzione dei produttori era quella di sviluppare una successiva serie incentrata su V per Vendetta di cui questa scena doveva rappresentare il pilot. Il progetto non è stato mai realizzato e quella scena, oggi, rappresenta un semplice cammeo all’opera filmica.

Anche il medium videoludico accoglie V per Vendetta, sebbene non ci sia un videogioco totalmente dedicato ad esso. Nonostante ciò, in Watch Dogs, sviluppato da Ubisoft nel 2014 presenta fortemente i temi legati alla sorveglianza di massa e ribellione contro il controllo governativo. Anche se la maschera di Guy Fawkes non è direttamente presente, molti aspetti del protagonista, Aiden Pearce, e del gruppo di hacker DeadSec ricordano V e Anonymous. In un videogioco spin-off, Watch Dogs: Legion (2020), l’ambientazione è quella di una Londra distopica e la storia inizia con un tentato attacco terroristico con esplosivi piazzati nelle Houses of Parliament. Le bombe vengono disinnescate da un agente, portando ad un (quasi) fallimento dell’attacco. Abbastanza palese è, quindi, il riferimento alla Congiura delle Polveri, nonché alla società distopica e alle forme di anarchia di V per vendetta.

Il 17 novembre 2012, i funzionari di polizia di Dubai hanno messo in guardia contro l’uso di maschere di Guy Fawkes dipinte con i colori della bandiera degli Emirati Arabi Uniti durante qualsiasi celebrazione associata alla festa nazionale (che si tiene il 2 dicembre), dichiarando tale uso un atto illegale dopo che le maschere sono state messe in vendita nei negozi online. Questo evento fa emergere un aspetto importante del fenomeno di V per Vendetta, già implicitamente sottolineato parlando dell’attivismo socio-politico: la produzione dal basso, che passa anche da un forte merchandising. Esiste una vastissima produzione di merchandising non ufficiale fatto di magliette, felpe, adesivi, poster, cover, action figure, gioielli e riflette l’impatto culturale e sociale della storia, permettendo di analizzare il consumo attraverso una lente sociologica.

Il sociologo Henry Jenkins, nella sua analisi della cultura della convergenza, esplora come i fan interagiscono con i testi mediatici. Jenkins discute di pratiche come il merchandising legato a film e serie tv, evidenziando come i prodotti derivati (come gadget, abbigliamento e altro) non siano solo strumenti di profitto, ma modi in cui i fan possono esprimere la loro identità e appartenenza a una comunità e diventare parte integrante della narrazione e dell’esperienza del consumatore. Un aspetto centrale del lavoro di Jenkins è la nozione di partecipazione: i consumatori diventano co-creatori di contenuti. Quest’ultimo concetto se legato all’appropriazione simbolica per scopi di attivismo, movimenti, associazionismo che parte dal basso, comporta una comprensione del merchandising non solo come una strategia di marketing, ma come un fenomeno culturale che riflette e modella le dinamiche sociali contemporanee.

Gli oggetti di merchandise, come la maschera di Guy Fawkes e le magliette, sono utilizzati dai fan non solo come beni di consumo, ma come simboli della loro identità. Indossare la maschera, ad esempio, può segnalare un’appartenenza a una comunità di attivisti e ribelli. Questa dinamica riflette come il consumo di merchandise possa contribuire alla costruzione di identità collettive e individuali. Inoltre, il merchandising di V per Vendetta è un esempio di come simboli della cultura pop possano essere utilizzati per esprimere dissenso. Gli individui non comprano solo un oggetto, ma un messaggio e un modo di esprimere le proprie convinzioni politiche. La vendita di prodotti legati a un’opera che critica il consumismo stesso solleva interrogativi sulla contraddizione di utilizzare il mercato per diffondere un messaggio anti-sistemico. Questo può portare a una riflessione più profonda su come il mercato influenzi e talvolta ispiri i movimenti sociali. L’acquisto di merchandise legato a V per Vendetta può essere visto come un atto di partecipazione a una cultura di resistenza. Il consumatore diventa parte di una narrazione più grande, cercando di connettersi con valori di libertà e giustizia. Il merchandise può influenzare o venire influenzato dai movimenti sociali contemporanei. Le maschere di Guy Fawkes, per esempio, sono diventate un simbolo di movimenti di protesta, evidenziando la connessione tra consumo e attivismo.

 

a cura di Pietro Ammaturo, Annachiara Guerra , Martina Masullo, Giovanna Landi

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